Ferrari 456 Venice, la station wagon iper-esclusiva del Cavallino

Un'auto da sultano, nel vero senso della parola: la Ferrari 456 Venice è l'apoteosi del lusso secondo il Cavallino Rampante, esclusiva di un uomo ricchissimo

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 19 Giugno 2024 00:13

Ferrari 456 Venice: una casa automobilistica e una città che rappresentano il massimo dell’italianità nel mondo. Un modello rarissimo speciale, che ha una storia altrettanto speciale alle spalle. Partiamo da lontano, dal 1992: oltre alle Ferrari a due posti e con una forte caratterizzazione sportiva, la Casa di Maranello lanciava uno classico modello a 4 posti, o meglio 2+2, che seguiva la tradizione delle Gran Turismo sportive ma anche eleganti e più spaziose. Il modello era la Ferrari 456, per molti una delle migliori realizzazioni di Pininfarina, il che è già emblematico, date le opere di straordinaria bellezza create dal celeberrimo atelier, motivo di vanto dell’Italia nel modo.

Potenziale infinito

Accomunata al Cavallino dalla cura meticolosa nei minimi dettagli, mostrò in tale occasione il potenziale infinito dei designer. A patto di essere messo nelle condizioni lavorative ideali (alla pari di qualsiasi altra azienda), il carrozziere torinese aveva il dono innato di decodificare le esigenze estetiche contemporanea, interpretate in una veste unica e personale. Alla pari di uno stilista d’eccellenza, Pininfarina ha creato degli “abiti” favolosi e nel caso della vettura qui protagonista ha sfogato appieno il proprio estro creativo.

Molto affascinante, la 456 standard poteva risultare per qualche ricchissimo cliente poco sfruttabile negli spazi interni. Uno di questi è il sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah, che qualche anno dopo l’uscita dell’auto, nel 1996, si fece realizzare non uno, ma ben sei esemplari dalla carrozzeria esclusiva. Le disponibilità economiche pressoché inesauribili gli permisero di superarsi, forse stupendo addirittura il colosso emiliano, abituato sì a rapportarsi con persone dalle enormi ricchezze.

Tributo al capoluogo veneto

La scelta del nome fu quasi obbligata: 456 Venice, appunto come omaggio al capoluogo veneto, simbolo dell’Italia alla pari del Cavallino Rampante. Meta di matrimoni e lune di miele da favola, tanti uomini d’affari, sportivi e dello spettacolo italiano e internazionale la scelgono nelle occasioni speciali.

La modifica coinvolgeva l’intero veicolo, benché la parte più interessata era la coda: due porte in più, e un portellone come in una station wagon, sicuramente la più sportiva delle familiari presenti allora su strada. Di recente, il principio, nella storia Ferrari praticato pure per il trasporto, è stato ripreso dalla recente FF, che ha il portellone posteriore e la coda quasi verticale, al fine ottenere un bagagliaio più grande, sebbene con due sole porte.

Sotto il cofano batteva un dodici cilindri aspirato da 5.5 litri, in grado di sprigionare una potenza di 485 CV, abbinato a un cambio manuale a 6 marce. Che trasmetteva l’esuberanza della supercar alle ruote posteriori, mentre in termini di performance “dure e pure” 300 km/h era la velocità massima e 4,8 i secondi impiegati nello scatto da 0 a 100 km/h.

Però le 456 Venice erano auto più esclusive, perché la carrozzeria, dal design gradevole nella versione “trasformata”, venne realizzata soltanto per il Sultano dalla Pininfarina, su autorizzazione della stessa Ferrari. Adeguato, ovviamente, il prezzo: ogni singola vettura è costata allora 1,5 milioni di dollari, che potrebbero essere considerati un super-investimento, considerata la rarità dei bolidi raccontati.

I tratti esclusivi conferiti su volere del proprietario resero ancora più immortale un modello che già aveva tanto altro da offrire, basti pensare che la 456M aggiornata è stata l’ultimo gioiello dell’azienda a utilizzare i fari a scomparsa. In totale, è durato ben 11 anni, un record che tuttora persiste in riferimento al marchio.

La tiratura molto limitata dei modelli, sommata ai costi faraonici e al talento artigianale sono quasi obbligati dei prezzi elevati. Eppure, la 456 seppe conservare la competitività a lungo. Nei piani aziendali il suo posto è stato raccolto dalla 612 Scaglietti nel 2004, coupé di dimensioni generose, abbastanza da accogliere fino a quattro persone senza il bisogno di farsi stretti a bordo.