Assicurazione a mio nome, auto di mia moglie: conviene o può costare caro

Se la propria storia assicurativa è migliore di quella della moglie si è tentati di intestarsi la polizza sull’auto a lei intestata e godere di un beneficio

Foto di Fabio Lepre

Fabio Lepre

giornalista

Appassionato di motori e narratore delle storie dell'industria dell'auto. Sempre alla ricerca di notizie sul mondo delle 4 ruote e delle novità normative.

Pubblicato: 25 Ottobre 2025 06:00

L’intestazione della polizza assicurativa a un contraente diverso dal proprietario dell’auto è un’attività lecita. Non esiste alcuna norma che imponga la coincidenza tra proprietario del veicolo e contraente della Rc auto. In pratica un automobilista può a pieno titolo assicurare a proprio nome un’auto intestata alla moglie, al marito o a un altro familiare convivente, purché vengano rispettate le condizioni di trasparenza richieste dalla compagnia assicurativa.

Occorre però prestare attenzione a un aspetto: ciò che è formalmente legittimo non sempre coincide con ciò che è conveniente. La differenza tra legalità e opportunità economica è sostanziale, perché il meccanismo che regola la classe di merito ovvero l’indicatore del profilo di rischio del veicolo segue il proprietario dell’auto e non il contraente della polizza. Di conseguenza, anche se la polizza è intestata al marito, la storia assicurativa resta legata all’intestatario del mezzo, in questo caso la moglie. È un principio che la stessa Ivass ha più volte ribadito, ricordando che l’assicurazione auto è costruita per fotografare il rischio legato al veicolo e al suo titolare, non a chi paga il premio.

Questo aspetto può quindi rendere inutile intestare la polizza al coniuge con una migliore classe di merito sperando di ottenere uno sconto. Il prezzo finale continuerà a dipendere dalla classe di chi possiede l’auto e dunque dall’attestato di rischio della moglie, non da quello del marito che sottoscrive la polizza.

Proprietario, contraente e conducente abituale

Il proprietario è colui che risulta iscritto al Pubblico registro automobilistico e che, in caso di incidente, conserva la responsabilità civile oggettiva del veicolo. Il contraente è la persona che sottoscrive il contratto di assicurazione, gestisce i pagamenti e sceglie le coperture. Infine, il conducente abituale è chi utilizza il mezzo in modo prevalente nella vita di tutti i giorni.

Queste tre figure possono coincidere, ma non è obbligatorio che lo siano. È proprio nella loro separazione che si aprono le maggiori complessità. Le compagnie di assicurazione prezzano il rischio sulla base della classe di merito del proprietario, ma anche in funzione del profilo di chi guida. Età, esperienza alla guida, sinistrosità pregressa, chilometraggio annuo e località di residenza sono parametri che influenza il premio della polizza.

Nel caso in cui il marito stipuli una polizza a proprio nome su un’auto intestata alla moglie, dichiarando se stesso come conducente abituale, il contratto resta valido, ma deve essere coerente con la realtà dei fatti. Se di contro la moglie utilizza il veicolo tutti i giorni mentre il marito compare solo formalmente come contraente, la compagnia potrebbe ritenere che ci sia stata una dichiarazione inesatta o reticente, con tutte le conseguenze del caso.

Le dichiarazioni inesatte e i rischi previsti dal Codice civile

Il Codice civile, agli articoli 1892 e 1893, disciplina le ipotesi di falsa dichiarazione in materia assicurativa. Quando l’assicurato fornisce dati non veritieri oppure omette informazioni rilevanti con dolo o colpa grave, l’assicuratore ha facoltà di annullare il contratto o ridurre l’indennizzo in proporzione al rischio assunto. In buona sostanza, se la polizza è stata costruita su basi non corrispondenti alla realtà, la compagnia può rifiutarsi di coprire i danni in caso di sinistro o rivalersi sull’assicurato dopo averli liquidati alla controparte.

Detto in altri termini, una dichiarazione errata sul conducente abituale o sulla frequenza d’uso dell’auto può trasformarsi in un boomerang. Un sinistro grave con feriti o danni, verificatosi mentre alla guida c’era una persona diversa da quella indicata nel contratto, può far emergere la discrepanza. Le compagnie dispongono oggi di strumenti di verifica molto sofisticati e incrociano i dati provenienti da archivi pubblici, black box, dispositivi telematici e banche dati dell’attestato di rischio dinamico, introdotto nel 2018 proprio per rendere più trasparente la ricostruzione della sinistrosità reale di un veicolo.

Il ruolo dell’attestato di rischio dinamico

A differenza del modello statico precedente, l’attestato di rischio dinamico aggiorna in tempo reale le informazioni relative ai sinistri tardivi ossia quelli che vengono denunciati dopo la scadenza del contratto o scoperti in seguito. In questo modo la compagnia può modificare la classe di merito anche retroattivamente e garantire una fotografia più fedele del comportamento di guida e della storia assicurativa.

A luglio 2025 è entrato in vigore il nuovo attestato di rischio europeo, uno standard condiviso a livello continentale con cui le compagnie di tutti i Paesi dell’Unione europea accedono e verificano le informazioni sui sinistri e sulle classi di merito. Significa che sarà sempre più difficile spostare la classe o ripulire la propria posizione cambiando compagnia o contraente. La trasparenza diventa totale e si riducono i margini per utilizzare l’intestazione incrociata come strumento di risparmio.

Quando ha senso l’intestazione incrociata

Ci sono casi in cui intestare la polizza al coniuge ha una sua logica ma non sempre si registra un vantaggio economico. Ad esempio, se la moglie possiede l’auto ma non ha una carta di credito o preferisce che il marito gestisca le scadenze e i pagamenti, il marito può figurare come contraente. In questa circostanza l’obiettivo è organizzativo, non economico.

Diverso è il caso in cui il marito tenti di sfruttare la propria migliore classe di merito per ottenere una tariffa più bassa. L’operazione non produce risultati tangibili, perché la classe di merito resta agganciata al proprietario. Se la moglie ha una classe di merito più alta, il premio verrà calcolato sulla base della sua storia assicurativa, non su quella del marito.

La via efficace per trasferire un vantaggio assicurativo in famiglia è la Rc auto familiare, introdotta nel 2020 come evoluzione della Legge Bersani. Questo strumento consente di applicare la classe di merito più favorevole tra i veicoli appartenenti al medesimo nucleo familiare. È sufficiente che i membri risultino conviventi e compaiano nello stesso stato di famiglia. In questo modo l’auto intestata alla moglie può fruire della classe del marito purché entrambi rispettino i requisiti formali e non ci siano sinistri con colpa negli ultimi cinque anni.

Il rischio economico di un risparmio apparente

L’idea di risparmiare poche centinaia di euro intestando la polizza a un familiare con una classe migliore può rivelarsi alla lunga una scelta costosa. Il risparmio immediato sul premio si traduce in un danno molto più grande in caso di rivalsa da parte della compagnia assicurativa che può chiedere la restituzione delle somme pagate se dimostra che le informazioni fornite erano false o fuorvianti.

Oltre al danno economico c’è anche un rischio legale. Dichiarare il falso in un contratto assicurativo può integrare gli estremi del reato di truffa assicurativa previsto dall’articolo 642 del Codice penale, punito con la reclusione da uno a cinque anni. Anche se non si arriva a conseguenze penali, le compagnie dispongono di strumenti contrattuali per rivalersi e aggiornare la classe in modo sfavorevole.

L’assicurazione auto è un contratto di responsabilità civile che si fonda sulla buona fede e sull’esattezza delle informazioni. Ogni polizza incorpora un calcolo complesso di probabilità e rischio con la compagnia assicurativa che basa quel calcolo sulla convinzione che i dati forniti corrispondano alla realtà.

Quando il contraente e il conducente abituale non coincidono è allora importante dichiarare chi utilizza l’auto quotidianamente, quanti chilometri percorre, dove parcheggia il mezzo e in quali condizioni opera. Un’informazione scorretta altera la valutazione del rischio e innesca contestazioni nel momento in cui si verifica un incidente. La regola aurea resta quella della trasparenza totale.