F1, idea di due pit stop obbligatori dal 2026 per combattere la noia

La F1 prepara una nuova svolta per il 2026: due pit stop obbligatori per eliminare la gestione gomme e garantire gare più intense, tattiche e spettacolari

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Matteo Mattei

esperto di motorsport e automotive

Classe 1982, a Favalanciata cresce con pane e Max Biaggi. Ha collaborato con varie testate online spaziando tra Esports e motori. Il mio motto: ''Per aspera ad astra''.

Pubblicato: 4 Novembre 2025 07:57

Il 2026 rischia di non essere soltanto l’anno della nuova era motoristica della F1 con power unit ibride più sostenibili e aerodinamica rivisitata, ma anche quello di una profonda trasformazione strategica delle gare. Sul tavolo della F1 Commission, l’organismo che decide le regole del circus, sta per arrivare una proposta che potrebbe cambiare radicalmente il volto dei GP: due stop obbligatori per tutti i piloti. Una novità che, se approvata, avrebbe effetti immediati su ritmo, strategie e spettacolo, andando a incidere su uno degli aspetti più discussi dell’attuale F1: la gestione gomme.

Correre sempre al massimo

La proposta, avanzata congiuntamente da FIA e Liberty Media, nasce da una constatazione ormai condivisa da team, appassionati e broadcaster: le gare odierne, spesso, vivono lunghi tratti di noiosa gestione. Le mescole Pirelli, studiate per degradarsi progressivamente, obbligano i piloti a calibrare ritmo, frenata e trazione, riducendo il potenziale agonistico. L’obiettivo della nuova regola proposta è chiaro: trasformare ogni stint in una mini-sprint, permettendo ai piloti di spingere sempre al limite, senza il timore di consumare troppo presto le gomme.

Per farlo, la FIA propone di introdurre due pit stop obbligatori, che garantirebbero tre fasi di gara ben distinte, ognuna con gomme fresche e prestazioni massime. In pratica, niente più gare a una sosta e gestione estrema del passo, ma tre segmenti di puro attacco, con i piloti liberi di spingere dal primo all’ultimo giro di ogni stint.

Quale F1 nel 2026?

Secondo le indiscrezioni apparse in rete, la Commissione discuterà tre opzioni principali, ognuna con pregi, difetti e implicazioni tecniche e strategiche molto diverse.

Doppio pit stop libero

Ogni pilota dovrà effettuare almeno due soste, ma con libertà totale nel decidere quando effettuarle e con quali mescole. Tra i vantaggi di questa idea, la grande flessibilità strategica, spazio per il colpo di genio dei muretti e variabilità legata alla safety car. Di contro il rischio che le squadre minimizzino comunque il degrado, magari gestendo in modo conservativo il primo stint per ottimizzare gli altri due.

Stint a durata predefinita

L’idea è di dividere la gara in tre segmenti di lunghezza simile con pit stop obbligatorio entro una finestra stabilita.
Il tutto si traduce in maggiore uniformità, niente tatticismi estremi e maggiore prevedibilità televisiva. Si rischia l’appiattimento strategico, con tutti i team che si fermano negli stessi giri, riducendo la componente imprevedibile.

Mescole obbligatorie

L’ipotesi più radicale resta quella per cui, i tre stint sarebbero affrontati con tre mescole diverse come già accade oggi in forma ridotta, almeno due mescole per gara. In questo caso si valorizza il lavoro di Pirelli, si aumenta la variabilità prestazionale e si creano scenari dinamici e duelli con gomme diverse. Da non sottovalutare il rischio di forte dipendenza dall’asfalto e dalle temperature, rischio di lotterie prestazionali e squilibri tra team.

Il precedente

Non è la prima volta che la F1 tenta di scardinare l’equilibrio tra strategia e spettacolo. Nel 2011, con il ritorno di Pirelli come fornitore unico, venne introdotto un concetto simile: gomme volutamente fragili per aumentare il numero di pit stop e movimentare le gare. Il risultato? Nelle prime stagioni la strategia funzionò, regalando battaglie memorabili come il GP del Canada 2011, vinto da Jenson Button dopo sei soste. Ma col tempo i team impararono a leggere le mescole, ottimizzando consumo e durata. La gestione tornò padrona, e con essa il calcolo.

La differenza, nel 2026, sarebbe concettuale: non più forzare il degrado, ma strutturare la gara in tre sprint, accorciando gli stint e consentendo ai piloti di spingere sempre.

La F1 per chi guida

Dietro la proposta c’è anche un elemento filosofico. Liberty Media e FIA vogliono riportare il pilota al centro dello show. Negli ultimi anni, le strategie di risparmio di gomme, di energia ibrida, di carburante, hanno trasformato molti GP in gare di gestione. I piloti spesso raccontano di non poter mai spingere al 100%. Con tre stint brevi e pit stop obbligatori, la F1 2026 diventerebbe più fisica, più tecnica e più spettacolare: meno ingegneria invisibile, più adrenalina visibile.

La proposta porta con sé un inevitabile impatto tecnico. Pirelli dovrà ripensare completamente la costruzione delle gomme 2026, già in fase di sviluppo per adattarsi alle monoposto più leggere e aerodinamicamente semplificate. Con stint più brevi e pit stop più frequenti, le gomme potrebbero essere progettate per massimizzare le prestazioni immediate, riducendo la resistenza termica e privilegiando la grip pura. Un cambio che potrebbe anche accorciare i tempi di riscaldamento, oggi uno dei problemi principali dopo le soste.

Le squadre, invece, dovranno lavorare su raffreddamento freni, consumo carburante e bilanciamento termico, poiché più stint tirati significheranno temperature medie più alte e stress costante sui sistemi meccanici.

Effetto spettacolo

Dal punto di vista mediatico, l’idea piace molto a Liberty Media. Tre stint equivalgono a tre mini storie per gara, più facili da raccontare, da segmentare nei broadcast televisivi e da valorizzare nelle grafiche in tempo reale. Inoltre, i pit stop, da sempre tra i momenti più iconici del GP, diventerebbero ancora più centrali, moltiplicando le opportunità di errore, di sorpasso in pit lane e di colpi di scena tattici. Per gli sponsor, significherebbe più visibilità e una narrazione più intensa, con due soste obbligatorie che mantengono alto l’interesse fino all’ultimo giro.

Entusiasmo e scetticismo

Non tutti, però, sono convinti di queste ipotesi. Alcuni team principal temono una forzatura regolamentare che snaturi la natura tattica della F1. Wolff in passato ha definito “teatrali” certe modifiche regolamentari pensate per lo spettacolo. Altri richiedono regole chiare e uniformi per tutti. Anche molti piloti si dicono curiosi di capire se la proposta sarà davvero in grado di cambiare il modo di correre, o se si rivelerà un semplice esercizio di stile.

Nuovo compromesso?

La prossima riunione della F1 Commission sarà decisiva. Se approvata, la norma entrerà in vigore già dalla prima gara del 2026, insieme al nuovo regolamento tecnico e motoristico. Sarebbe un cambio epocale: più soste, più azione, meno calcolo. Ma anche un banco di prova per la FIA, chiamata a bilanciare l’esigenza di spettacolo con la credibilità sportiva della F1.

La verità è che la F1 del futuro dovrà trovare il giusto tra spettacolo e prestazioni. E se due pit stop obbligatori riusciranno davvero a liberare i piloti dalla gabbia della gestione, allora la F1 potrebbe tornare a essere quello che, in fondo, è sempre stata: il posto dove si va per correre, non per risparmiare.