Auto elettriche, mentono sui consumi? Lo studio che smaschera l’electric gate

Le auto elettriche, in termini di autonomia, potrebbero non mantenere le promesse delle Case, con uno studio che fa emergere pesanti discrepanze tra i dati

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Luca Bucceri

Giornalista

Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano. Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e dei motori, scrive anche di attualità ed economia.

Dopo il Dieselgate che ha creato non pochi problemi a Volkswagen potrebbe arrivare anche l’electric gate, con uno studio che avrebbe smascherato quella che sarebbe l’autonomia reale delle auto elettriche. A condurlo sono stati i francesi di Que Choisir, che analizzando nel dettaglio 25 modelli di auto elettriche hanno evidenziato le discrepanze tra le prestazioni promesse dalle Case e quelle effettive delle vetture alla spina. Una differenza di quasi il 30% che potrebbe causare importanti disagi ai guidatori in full electric.

Lo studio che smaschera le elettriche

Que Choisir, gruppo francese che difende i diritti dei consumatori contro le aziende, ha scoperchiato il vaso di Pandora sulle auto elettriche. In uno studio condotto su 25 modelli, infatti, l’organizzazione dei consumatori ha evidenziato dei limiti sull’autonomia delle vetture alla spina, facendo emergere un quadro del tutto diverso rispetto a quello promesso dalle Case automobilistiche.

Nella sua analisi, infatti, il gruppo ha cercato di comprendere quale fosse la reale autonomia delle quattro ruote elettriche, scoprendo tante piccole pecche e problematiche che di fatto ridurrebbero in maniera drastica l’autonomia. Autonomia che, garantita al ciclo di omologazione WLTP, dava un risultato mentre quelli di Que Choisir sono stati diversi e discordanti. Il test è stato condotto seguendo una procedura più aderente alle condizioni reali di guida rispetto al ciclo di omologazione attualmente in uso in Europa.

Mentre il WLTP si svolge in condizioni ideali e controllate, il test di Que Choisir ha infatti incluso variabili come l’uso dell’aria condizionata, carichi aggiuntivi e una sessione di guida in autostrada a velocità elevate. Condizioni che hanno permesso all’organizzazione di evidenziare le discrepanze tra quanto promesso e quanto, invece, realmente fornito dalle vetture che, da un momento all’altro, potrebbero lasciare a piedi (anche in autostrada) gli automobilisti più green.

I dati emersi dall’indagine

Delle 25 vetture analizzate nessuna si è salvata, anche se alcune rispetto ad altre hanno uno scarto minore tra l’autonomia promessa e quella effettiva. È per esempio il caso della Hyundai Ioniq 6 il cui scarto è del 9%, tra i 614 km di autonomia annunciata e i 558 effettivi. Poi si cresce al 14% di differenza per la Mercedes EQE 350, che prometteva 623 km di autonomia e ne regge “appena” 533. La peggiore delle berline è però la Tesla Model 3, con il 28% di differenza (398 effettivi contro i 554 dichiarati).

Tra i SUV i migliori sono MG MG4 (10% di differenza, con 392 km effettivi contro i 435 promessi), Opel Astra (16% di differenza, con 351 km effettivi contro i 418 dichiarati) e Volkswagen ID.3 (19% di differenza, con 453 km effettivi contro i 559 promessi), la peggiore in assoluto Cupra Born 230, con addirittura il 30% di gap (296 km di autonomia contro i 422 in ciclo WLTP).

Infine, tra le utilitarie la “regina” della classifica è la Renault Zoe col 12% di differenza (339-386) seguita da Fiat 500-e e Renault Twingo e-tech (19% di differenza rispettivamente 252-312 e 154-190), mentre la peggiore è Peugeot e-208, con una differenza del 22% con 284 km effettivi contro i 362 promessi.

Uno studio che rischia di mettere in seria discussione i test portati avanti dalle Case che potrebbero essere coinvolte, sulla falsa riga del Dieselgate, in un nuovo scandalo nel settore automotive.