Furto milionario a Bologna, anziana truffata da finti carabinieri: il video del raggiro
Due italiani arrestati a Bologna per furto da 1 milione ai danni di un'anziana: raggirata da finti carabinieri, recuperati preziosi e denaro.
Furto milionario ai danni di un’anziana, due arresti e preziosi recuperati: è questo il bilancio di un’operazione condotta dalla Polizia di Stato nella giornata del 28 luglio 2025 a Bologna. Due cittadini italiani, nati rispettivamente nel 1985 e nel 1994, sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di furto aggravato. I fatti risalgono al mese di maggio, quando la vittima è stata raggirata da due uomini che si sono finti carabinieri per introdursi nella sua abitazione e sottrarre beni per un valore di 1 milione di euro.
Le indagini della Squadra Mobile
Stando alle informazioni pubblicate sul sito della Polizia di Stato, l’operazione è stata condotta dalla Squadra Mobile di Bologna, in particolare dalla V Sezione “Reati contro il patrimonio e la P.A.”. Gli agenti hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 2 cittadini italiani, ritenuti responsabili di un furto particolarmente ingente ai danni di una donna anziana. La vicenda ha avuto inizio nel mese di maggio, quando la vittima, rientrando nella sua abitazione, si è trovata di fronte due individui, uno dei quali indossava una casacca con la scritta “Carabinieri”.
Il raggiro ai danni dell’anziana
I due uomini hanno raccontato alla donna che era stato appena commesso un furto nella sua casa e che i presunti autori erano già stati arrestati. Con questa scusa, sono riusciti a ottenere la fiducia della vittima, che li ha fatti entrare nell’abitazione e li ha accompagnati durante una finta ispezione. Nel corso del controllo, la donna ha aperto il caveau dove custodiva tutti i suoi gioielli e oggetti di valore. Approfittando della situazione, i due si sono allontanati rapidamente, lasciando la casa e portando via tutti i preziosi custoditi nel caveau.
La denuncia e l’avvio delle indagini
Solo dopo la fuga dei due uomini, la vittima si è resa conto di essere stata derubata. Ha immediatamente sporto denuncia, dichiarando che il valore dei beni sottratti ammontava a 1 milione di euro. Gli investigatori della Squadra Mobile si sono messi subito al lavoro per raccogliere ogni elemento utile all’identificazione dei responsabili. Hanno ascoltato con attenzione la testimonianza della donna e analizzato i filmati delle telecamere di videosorveglianza, che hanno immortalato sia l’ingresso dei due malviventi insieme alla vittima sia la loro fuga con la refurtiva.
L’individuazione dei sospetti
Per risalire all’identità dei due uomini, la Polizia ha esteso le ricerche alle telecamere situate in un’area più ampia, riuscendo così a individuare il mezzo utilizzato per raggiungere l’abitazione della vittima: un motociclo di grossa cilindrata con targhe contraffatte. Analizzando i transiti telematici nei varchi cittadini, gli investigatori hanno ricostruito parte del tragitto dei sospetti. Le indagini hanno portato all’individuazione di un parcheggio dove erano presenti 2 camper di grandi dimensioni, uno con targa italiana e uno con targa francese. Gli utilizzatori dei veicoli sono risultati essere due famiglie sinti residenti nel Piemonte, precisamente nelle province di Vercelli e Torino.
Il riconoscimento e la strategia dei malviventi
La comparazione delle immagini dei capifamiglia con quelle dei sospetti ha permesso di individuare una corrispondenza. La vittima ha poi riconosciuto i due uomini tramite individuazione fotografica. Gli agenti hanno quindi predisposto una serie di appostamenti per monitorare i movimenti dei sospetti e ricostruire il loro modus operandi. È emerso che i due erano soliti spostarsi a bordo di grandi motorhome, all’interno dei quali trasportavano le motociclette utilizzate per individuare le potenziali vittime. Le loro “scorribande” duravano diverse ore e, al rientro, i motocicli venivano parcheggiati lontano dai camper per evitare collegamenti diretti tra i mezzi e i responsabili dei furti. Solo prima di lasciare la zona, le moto venivano caricate nei caravan per i trasferimenti a lunga distanza.
L’arresto e il sequestro del bottino
Al termine di una complessa attività investigativa, la Squadra Mobile ha redatto un’informativa dettagliata che ha permesso al Pubblico Ministero di richiedere al Giudice per le Indagini Preliminari l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 16 luglio 2025, il giudice ha accolto la richiesta e ha disposto la misura restrittiva nei confronti dei due indagati. Dopo diversi giorni di ricerche, rese particolarmente difficili dalla necessità di arrestare entrambi i sospetti contemporaneamente per evitare fughe, nella giornata del 28 luglio 2025 i due sono stati rintracciati nella provincia di Rimini a bordo dei loro caravan.
Le perquisizioni e i precedenti penali
Durante le perquisizioni personali e domiciliari, gli agenti hanno trovato nascosti nei vani dei caravan diversi oggetti atti allo scasso, indumenti riconducibili al furto, denaro contante, preziosi di dubbia provenienza e una moto di grossa cilindrata utilizzata per raggiungere i luoghi dei delitti. Al termine delle procedure di rito, i due arrestati, già noti alle forze dell’ordine per precedenti specifici legati a reati contro il patrimonio e furti in abitazione, sono stati condotti rispettivamente presso le Case Circondariali di Rimini e di Ravenna, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Un fenomeno diffuso e la risposta delle forze dell’ordine
Il caso di Bologna si inserisce in un quadro più ampio di furti e truffe ai danni di persone anziane, spesso raggirate da individui che si spacciano per appartenenti alle forze dell’ordine. Le indagini hanno evidenziato la particolare abilità dei responsabili nel muoversi su tutto il territorio del nord Italia, sfruttando mezzi di grandi dimensioni e strategie sofisticate per eludere i controlli. L’operazione condotta dalla Squadra Mobile rappresenta un importante risultato nella lotta a questo tipo di reati, grazie anche alla collaborazione tra le diverse articolazioni delle forze dell’ordine e all’utilizzo delle più moderne tecnologie investigative.
Le città coinvolte e i dettagli logistici
Le province di Vercelli e Torino sono risultate essere i luoghi di residenza delle famiglie coinvolte, mentre le fasi finali dell’operazione si sono svolte nella provincia di Rimini. Gli arrestati sono stati poi condotti presso le Case Circondariali di Rimini e di Ravenna.
Conclusioni
L’operazione della Polizia di Stato ha permesso di assicurare alla giustizia due soggetti ritenuti responsabili di un furto particolarmente grave, restituendo un senso di sicurezza alla comunità e lanciando un messaggio chiaro contro chi si rende protagonista di reati contro le fasce più deboli della popolazione. Le indagini proseguono per accertare eventuali ulteriori responsabilità e per recuperare l’intero bottino sottratto alla vittima.

Il presente articolo è stato redatto con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale e con una successiva verifica e valutazione umana.