Omicidio Alessandro Venier a Gemona, la madre rivela che l'agonia è durata 6 ore: "Non riuscivamo a finirlo"
La confessione dettagliata della madre di Alessandro Venier: 6 ore di agonia, stordito con sonnifero e insulina, poi sezionato. Corpo coperto di calce
La tragica vicenda di Alessandro Venier, 35 anni, ucciso dalla madre e dalla compagna a Gemona del Friuli, ha preso una piega ancora più macabra grazie alle parole emerse nel corso dell’udienza di convalida. Lorena Venier, infermiera di 61 anni, ha confessato agli investigatori che la morte del figlio non è sopraggiunta immediatamente: l’agonia è durata sei ore. “Non riuscivamo a finirlo”, ha detto la donna.
- Omicidio Alessandro Venier, la confessione della madre
- Il sezionamento del corpo
- La pista del suicidio
Omicidio Alessandro Venier, la confessione della madre
Come riporta ANSA il 5 agosto, la donna ha spiegato che intorno alle 17.30 è stato somministrato un eso-sonnifero al figlio nella limonata, ma il sonnifero da solo non è bastato.
Di fronte alla resistenza dell’uomo, ha dichiarato:
Ho svuotato un intero blister di medicinali nella limonata. A quel punto gli ho fatto due iniezioni di insulina.
Il farmaco, secondo Venier, era conservato da anni in casa. Solo in seguito all’effetto dell’insulina si è tentato di soffocarlo con un cuscino, ma Alessandro continuava a reagire, seppure indebolito.
Il sezionamento del corpo
La madre ha poi rivelato che inizialmente non era previsto il sezionamento, ma l’idea è maturata quando si sono accorte che il corpo non poteva stare intero nel bidone, dove era previsto di metterlo per farlo decomporre e poi disperderne i resti in montagna.
Così Venier ha agito da sola con un seghetto, tagliando il corpo in tre parti. In seguito, la compagna della vittima, Mailyn Castro Monsalvo, ha trasportato i frammenti nell’autorimessa e li ha coperti di calce.
ANSA
I carabinieri davanti alla casa in cui abitava Alessandro Venier
Dalla confessione emergono anche dettagli sul rapporto tra Venier e Mailyn.
Secondo la madre, Mailyn chiedeva da mesi che Alessandro Venier venisse ucciso, dichiarando di aver subìto violenza post-partum, minacce e aggressioni fisiche.
La pista del suicidio
Durante l’udienza davanti al Gip del Tribunale di Udine, Lorena Venier ha ricostruito il piano premeditato: ha approfittato dell’assenza del figlio, che aveva manifestato l’intenzione di partire per il Sud America durante l’esecuzione di una condanna per lesioni.
Il suicidio era stato creduto inizialmente una via per eludere responsabilità sul caso, forse passando inosservato.
Attualmente, Mailyn si trova in una struttura carceraria a Venezia in regime di custodia attenuata per madri. Non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, tranne quelle raccolte senza assistenza legale.
