Auto blu dei politici, quante sono e perché si chiamano così

Le auto blu sono simbolo del trasporto governativo e un elemento distintivo nella mobilità delle cariche dello Stato italiano, ma sono presenti anche altrove

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Fabio Lepre

giornalista

Appassionato di motori e narratore delle storie dell'industria dell'auto. Sempre alla ricerca di notizie sul mondo delle 4 ruote e delle novità normative.

Pubblicato: 7 Giugno 2024 18:59

In Italia, il termine auto blu identifica i veicoli ufficiali utilizzati dai politici e dagli alti funzionari statali o della pubblica amministrazione. Queste auto sono così chiamate per due motivi: il primo deriva dalla presenza di un lampeggiante blu, previsto dall’articolo 177 del Codice della Strada per i veicoli di scorta ufficiale; il secondo motivo è legato al colore della carrozzeria, tradizionalmente di un blu scuro.

Questo uso del colore è analogo alla prassi nel Regno Unito, dove le vetture ufficiali sono note come black cars a causa della loro colorazione scura. Le auto blu sono simbolo del trasporto governativo e sono un elemento distintivo nella mobilità delle alte cariche dello Stato.

Quale utilizzo per le auto blu

In Italia, il parco auto destinato alla pubblica amministrazione si divide in più categorie, tra cui spiccano le cosiddette auto blu, veicoli di rappresentanza con cilindrata superiore ai 1.600 cm cubici. Questi veicoli, che ammontano a circa 6.504 unità, possono essere dotati di autista e sono tradizionalmente associati all’uso politico e istituzionale. Al contrario, le auto grigie, definite operative e con cilindrata inferiore ai 1.600 cm cubici, sono molto più numerose, contando circa 50.077 esemplari. A queste si aggiungono circa 66.000 veicoli dedicati a compiti di difesa e sicurezza, esclusi dalle categorie precedenti.

Questi mezzi, che possono essere di proprietà, in leasing o noleggiati da entità statali quali regioni, province, comuni, aziende sanitarie, enti pubblici e università, rappresentano una voce di spesa significativa nel bilancio dello Stato. Nonostante i ripetuti annunci di ridimensionamento da parte dei vari governi, la spesa pubblica per queste auto rimane elevata, rendendo le auto blu dei politici un argomento costante di dibattito nazionale.

L’utilizzo di queste auto continua a essere un punto di contesa, visto sia come simbolo di privilegio sia come potenziale spreco di denaro pubblico. La discussione si focalizza sulla loro reale utilità e necessità ovvero se la numerosità di questi veicoli sia giustificata, considerando le loro funzioni nel servizio pubblico. In ogni caso, il dibattito sulle auto blu in Italia rimane acceso e frequentemente al centro dell’attenzione mediatica.

Quante sono le auto blu dei politici

Un tempo emblema della casta e criticate come un esempio di spreco di risorse pubbliche, le auto blu dei politici non suscitano più lo stesso clamore. Dal 2011, anno in cui la spending review sotto il governo di Silvio Berlusconi mise sotto esame questa voce di spesa, il numero di veicoli a disposizione delle amministrazioni pubbliche italiane si è ridotto.

Secondo i dati rilasciati dal dipartimento della Funzione Pubblica in collaborazione con Formez PA e analizzati dal Centro studi enti locali, alla fine del 2022, il numero totale di auto blu e grigie ammontava a 30.665 unità. Di queste, la maggior parte, ovvero 21.770, sono di proprietà diretta delle amministrazioni. Altre 7.981 sono noleggiate, inclusi solo diciassette veicoli con autista, mentre 533 sono gestite tramite leasing. Solo 379 veicoli sono stati forniti in comodato d’uso.

Questo ridimensionamento riflette un cambiamento nella gestione del parco auto pubblico, segnando un passo verso una maggiore responsabilità fiscale e una riduzione percepita dello spreco di fondi pubblici. Il dibattito sulla necessità e sull’efficienza di questi veicoli di rappresentanza resta però aperto, con opinioni contrastanti sulla loro utilità attuale nel panorama politico e amministrativo italiano.

Il confronto con il passato

Nel 2011, il monitoraggio delle auto di servizio era un’attività facoltativa che ha rivelato la presenza di circa 72.000 veicoli, una cifra forse inferiore al dato reale. Di queste, 2.000 erano auto blu utilizzate per rappresentanza politico-istituzionale, a disposizione di autorità e alte cariche dello Stato e delle amministrazioni locali; 10.000 auto blu erano riservate ai vertici delle amministrazioni e dotate di autista; mentre 60.000 erano auto grigie, destinate all’uso operativo degli uffici senza autista. Non sono incluse in queste statistiche le oltre 60.000 auto impiegate in attività di sicurezza e difesa da parte delle forze dell’ordine locali.

Sebbene negli ultimi anni si sia registrata una leggera ripresa, il parco auto pubbliche si è ridotto rispetto a un decennio fa, secondo quanto riportato dal Centro studi enti locali (Csel). I veicoli censiti al 31 dicembre 2019 ammontavano a 25.668, per poi aumentare a 26.627 l’anno successivo e raggiungere i 29.894 alla fine del 2021. Questa apparente crescita potrebbe non riflettere un reale aumento del numero di auto, ma una maggiore aderenza degli enti all’obbligo di comunicare i dati relativi ai propri veicoli. Le 5.000 auto in più rispetto al 2019 potrebbero quindi essere state omesse dalle rilevazioni.

Il quadro delle auto blu tra i politici locali

L’ultima analisi sulle auto blu dei politici e sui mezzi a disposizione degli enti locali in Italia ha rivelato dinamiche interessanti nel parco veicolare pubblico alla fine del 2022. I dati mostrano che i comuni possedevano 14.765 veicoli, un aumento rispetto ai 12.035 registrati tre anni prima. Nel 2020 – è utile far presente – il censimento copriva solo il 71% dei comuni, mentre l’ultimo censimento ha raggiunto l’86% di copertura. Considerando queste proporzioni, nonostante l’aumento numerico di 2.730 auto, il rapporto veicolo per ente è in realtà leggermente diminuito, passando da 2,3 a 2,2 mezzi per amministrazione.

Questa tendenza si osserva anche a livello provinciale: i mezzi a disposizione delle province sono aumentati da 1.053 nel dicembre 2019 a 1.111, ma questo incremento coincide con un aumento del 5% nel numero di amministrazioni che hanno partecipato al censimento. Per le regioni e le province autonome, i dati più recenti mostrano un parco auto di 1.667 unità, in crescita rispetto alle 1.326 di due anni fa, con la percentuale di partecipazione al censimento che è salita dal 66% al 100%. Questi dati offrono una visione più chiara dell’evoluzione del parco auto pubblico in Italia, sottolineando una gestione più accurata e un monitoraggio più esteso degli automezzi in uso nelle amministrazioni locali.

La storia delle auto blu

Il dibattito sulle auto blu dei politici in Italia ha radici profonde e si intreccia con la percezione pubblica di spreco e privilegio. Secondo il Centro studi enti locali, la questione è emblematica della cosiddetta casta, con le prime azioni per limitarne l’uso che risalgono al 1992, sotto il governo di Giulio Andreotti. In quell’anno, furono stabilite le categorie di funzionari aventi diritto a un’auto di servizio per uso esclusivo.

La volontà di quantificare e ridurre il parco auto nazionale, con l’obiettivo di tagliare di un terzo il numero di veicoli, fu espressa già allora, anche se realizzata solo anni dopo. Una svolta avvenne con la manovra finanziaria del 1997, che restringeva l’uso esclusivo delle auto di servizio solo alle autorità politiche. Questa direzione fu rafforzata da una serie di normative e direttive emanate tra il 1998 e il 2007, culminando con le leggi finanziarie del 2005, 2006 e 2007 che miravano a una riduzione progressiva del parco auto.

La normativa del 2008 introdusse per la prima volta un limite alla cilindrata dei veicoli acquistabili dalle amministrazioni, fissato a 1.600 centimetri cubici. Questo fu seguito dal decreto legge di maggio 2010, che impostava altre restrizioni sulla spesa per le auto blu.

Nonostante queste misure, molti dei cambiamenti proposti rimasero inattuati fino al 2010, quando Renato Brunetta, allora ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, avviò una ricognizione che rivelò l’esistenza di circa 86.000 autovetture nelle amministrazioni statali. Di queste, circa 5.000 erano auto blu di rappresentanza, 10.000 veicoli di servizio con autista per i dirigenti apicali, e 71.000 auto grigie, destinate a compiti operativi senza autista. Alcune stime non ufficiali suggerivano persino un totale di oltre 600.000 veicoli, una cifra che avrebbe posizionato l’Italia al vertice europeo per il numero di auto di rappresentanza in rapporto alla popolazione.