Incentivi auto, bloccato l’ecobonus per il 2025: niente fondi

Il Governo spazza via le ultime speranze residue sugli incentivi auto 2025: a causa dei risultati insoddisfacenti, erogherà contributi alla componentistica

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 8 Novembre 2024 14:48

Con un deciso colpo di spugna, il ministro Adolfo Urso chiude la lunga stagione dei bonus, mettendo la parola fine sugli incentivi auto per il 2025 e oltre. La scena si è svolta a Palazzo Madama, dove l’onorevole ha risposto alle domande poste dai senatori Boccia, Martella e altri esponenti del Partito Democratico.

Risultati insoddisfacenti

“Gli incentivi all’acquisto dell’auto non hanno dato gli effetti sperati ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy -. È finito il tempo dei bonus, dobbiamo prenderne atto e concentrare le risorse sugli investimenti”. Degli aiuti ci saranno, ma non destinati ai consumatori, bensì agli operatori dell’industria. “Tutte le risorse andranno sul fronte degli investimenti produttivi con particolare attenzione alla componentistica che è la vera forza del Made in Italy”.

Le conseguenze della transizione ecologica continuano a farsi sentire. A tal proposito, Urso ribadisce lo scetticismo dell’esecutivo riguardo alle limitazioni imposte nel Vecchio Continente. “Proprio ieri (il 6 novembre, ndr) ho firmato un provvedimento che prevede l’apertura del nuovo sportello dei contratti di sviluppo, finanziato con risorse del PNRR, dedicato alle filiere strategiche nazionali, includendo il settore auto – ha spiegato -. La dotazione finanziaria da 500 milioni di euro potrà essere integrata per far fronte alle esigenze del settore nel prossimo biennio 2025-2027”.

Un altro punto su cui Urso batte è il fatto che la crisi auto è generalizzata: “Non riguarda solo l’Italia, e non solo Stellantis. Interesse l’intera industria europea come dimostrano i drammatici annunci di chiusura degli stabilimenti, che si susseguono uno dopo l’altro. È urgente l’intervento in Europa, che riveda le regole Green Deal, come oggi chiede anche Mario Draghi nel suo report sulla competitività”. Le difficoltà attualmente vissute dal Gruppo Volkswagen e da Nissan, giusto per fare un paio di esempi, confermano il momento negativo del comparto.

No alla desertificazione industriale

Adolfo Urso non nasconde i timori covati in merito al futuro: “La decarbonizzazione non deve portare alla desertificazione industriale. Siamo al collasso del settore dell’auto europeo, non c’è più tempo da perdere: dobbiamo anticipare la clausola che permette di rivedere le regole del Green Deal. Perciò abbiamo concordato con la Repubblica Ceca un knowing paper per anticipare, a inizio 2025, la clausola di revisione del regolamento europeo sulle emissioni dei veicoli leggeri.

Il documento non mette in discussione l’obiettivo della decarbonizzazione al 2035, ma in invita a raggiungerlo con un approccio di neutralità tecnologica. Non crediamo vadano applicate fin da subito multe, le quali, in questa fase di transizione, sarebbero un’ulteriore zavorra competitiva per i produttori europei. È una follia.

Per rispettare i target emissivi dell’attuale regolamento ed evitare sanzioni stimate in 17 miliardi di euro già nel prossimo anno, i produttori Ue stanno riducendo i volumi produttivi e la forza lavoro, chiudendo gli stabilimenti. Come fa Stellantis, importano e commercializzano auto elettriche prodotte in Cina per vendere nella propria rete e superare quei parametri”.

Al gruppo Urso lancia, infine, un appello: “La prossima settimana, il 14 novembre, si riunirà il tavolo Stellantis. Ci attendiamo risposte concrete da parte dell’impresa sul destino degli stabilimenti italiani e dei lavoratori”.