F1, GP Brasile: Alonso stoico mette in ombra Verstappen

Nel GP Brasile è Alonso a dare spettacolo mentre la Ferrari di Leclerc esce subito di pista nel giro di formazione. Ma il monegasco non ha colpe

Foto di Eleonora Ottonello

Eleonora Ottonello

Esperta di Formula 1

Nata a Genova nel 1987, scrivo per passione. Nel quotidiano mi divido tra la vita di addetta alla vendita e quella di educatore cinofilo. Grande appassionata di Formula 1, nel 2007 iniziai a collaborare con svariati siti del settore. Inviata anche sul campo, niente mi fa esplodere il sorriso come vedere le monoposto sfrecciare sull'asfalto

Passano le settimane, cambiano i circuiti, ma il nome del vincitore no. Max Verstappen è salito sul gradino più alto del podio anche in occasione del GP Brasile, a Interlagos, tappa finale di questa tripletta consecutiva di gare che ha visto la F1 spostarsi tra America del Nord e America del Sud. Il pilota olandese della Red Bull, che scattava dalla pole position, parte bene e al semaforo verde deve guardarsi le spalle solo da Lando Norris e Lewis Hamilton.

A rendere le cose più facili all’attuale campione del mondo in carica ci ha pensato direttamente la Ferrari che, con Leclerc, in Brasile non riesce nemmeno a partire. La SF-23 del monegasco, a causa di un problema di natura idraulico, nel giro di formazione finisce a muro e, se si stesse giocando al Monopoly, avrebbe estratto dagli imprevisti la carta con scritto “Vai avanti, diretto fino ai box” (invece che fino al via). Il 26enne non ha nascosto tutta la sua frustrazione e sebbene Vasseur, Team Principal della Ferrari, abbia cercato di guardare al bicchiere mezzo pieno (avendo guadagnato qualche punto nei confronti della Mercedes in ottica Mondiale), per il Cavallino Rampante è un bene che la stagione stia volgendo al termine. Ma bando alle ciance e passiamo ai fatti: i top e flop del GP Brasile di F1.

TOP

Fernando Alonso

Alzi la mano chi ha sognato questo giorno più di ogni altra cosa. Quando mancano appena due gare alla fine del Mondiale 2023 di F1 il titolo di miglior pilota del GP Brasile se l’è guadagnato Fernando Alonso. Era dall’appuntamento di Zandvoort, a fine agosto, che Nando non saliva sul podio. Nonostante la partenza dalla quarta posizione della griglia, nessuno avrebbe pensato a una gara così entusiasmante da parte del 42enne. Diciamo che non era cominciata nel migliore dei modi per Alonso.

In occasione dello start ufficiale non scatta benissimo ma nel giro di poche tornate passa Hamilton e, assieme a Norris, è l’unico che in qualche modo riesce a tenere il passo dell’imprendibile Verstappen. Veloce, solido, intelligente e cattivo quanto basta. In queste quattro parole possiamo riassumere la gara disputata dal pilota di Aston Martin che, grazie a questa magistrale prestazione, si porta a casa un ottimo terzo posto.

Appena la sua Aston Martin glielo permette Fernando da spettacolo. La ventina di giri con Perez attaccato al retrotreno della sua AMR23 devono essergli apparsi interminabili. Alonso non si fa trovare impreparato. Con sapienza e cattiveria si tiene dietro il messicano fino a quando, al penultimo giro Checo ce la fa a superare Fernando. Ma l’ovietense non si scoraggia. Gli si rimette subito in scia e ripassa Perez all’ultimo giro, strappando al pilota della Red Bull il podio in volata, sul rettilineo di arrivo, per appena 53 millesimi.

Dopo mesi difficili sembra che Aston Martin, in qualche modo, stia cercando di risalire la china (e, a confermarlo è anche l’ottima prestazione messa a segno da Stroll). Può stare simpatico o antipatico, ma Fernando Alonso è un campione. La prestazione dello spagnolo ha ricordato a tutti che esistono ancora piloti che sono capaci di fare la differenza (nonostante la macchina) e in tanti, guardando la gara di Nando, dovranno ricredersi sul fatto che in F1 conta solo la monoposto. Lo spagnolo ci ha regalato senza dubbio uno dei duelli più belli dell’intera stagione. Alonso vuole difendere la sua quarta posizione nel mondiale, artiglia un podio che è figlio di una prestazione quasi eroica dimostrando che, se solo avesse una monoposto all’altezza, potrebbe tranquillamente giocarsi un mondiale.

Lando Norris

Dopo Alonso, sicuramente è Norris quello che riesce a ritagliarsi uno spazio tra i nostri “promossi”. L’inglese si è reso protagonista di un ottimo fine settimana dopo la pole ottenuta nella Shootout di sabato e la sesta posizione di partenza dalla griglia per la gara vera e propria. Ormai, esattamente come Verstappen, anche Lando è uno dei piloti fissi invitato al tavolo dei “promossi”.

A inizio stagione la McLaren sembrava brancolare nel buio, ma nel giro di poche gare ha iniziato a dare segnali di miglioramento e, con essi, sono arrivati anche i podi. Nel GP Brasile Norris è autore di una bellissima partenza. In pochissimi giri sale fino alla seconda posizione e cerca di mettere pressione addosso a Verstappen dando vita a un’interessante lotta in pista che, più che propensa a scalfire il regno di Super Max a Interlagos vuole essere un chiaro indizio in chiave 2024.

Lando è il primo degli altri a provare a rendere questa gara il meno prevedibile possibile. All’inizio, con Alonso, cerca di tenere il ritmo dell’olandese della Red Bull. Poi entrambi devono cedere le armi. Il pilota della McLaren anche in Brasile ha chiuso la corsa alle spalle del tre volte campione del mondo e può vantarsi del titolo di “primo tra gli umani”. Il talento c’è e attualmente, esattamente come Alonso in Aston Martin, alla McLaren è quello che fa la differenza (vedasi i risultati di Piastri che, a sua discolpa ricordiamo a tutti che è un debuttante). È l’unico, ora come ora, capace di mettere in minima difficoltà un cannibale come Verstappen e la sua MCL60 è l’unica vettura capace di avvicinarsi così tanto alla Red Bull dell’olandese, tanto da obbligare Max a guardare più volte negli specchietti. A Norris manca solo una cosa: sfrecciare per primo sotto la bandiera a scacchi in una gara. La stoffa c’è e il suo giorno verrà.

Nel nome di Ayrton

Nonostante siano passati quasi trent’anni dalla morte di Ayrton Senna, in Brasile e nei cuori dei tifosi di F1, il ricordo del tre volte campione del mondo è più vivo che mai. Alzi la mano a chi non è scesa una lacrima (o magari è venuta la pelle d’oca) nel sentire quella moltitudine di appassionati che sono corsi sotto al podio, a fine gara, urlare “Senna, Senna”. E se l’amore dei fans per Ayrton è incondizionato, tra i piloti c’è chi, proprio in Brasile, ha voluto omaggiare a modo suo la memoria dell’ex pilota paulista.

Lewis Hamilton ha omaggiato il ricordo di Ayrton Senna nel GP Brasile
Fonte: Getty Images
Hamilton ha sfoggiato una giacca di pelle vegana con sulla quale era presente un ritratto dello sguardo di Senna

Charles Leclerc, prima di scendere in pista a Interlagos, ha fatto visita alla Fondazione Senna dove, in compagnia della sorella di Ayrton, Viviane, ha potuto ammirare alcuni degli oggetti appartenuti al campione brasiliano; Lewis Hamilton ha voluto ricordare il suo idolo assoluto in un modo molto personale. Il pilota della Mercedes, infatti, ha sfoggiato un completo di pelle vegana nera sul quale, oltre alla tradizionale bandiera brasiliana, era presente un ritratto dello sguardo di Senna che si intravede in mezzo al casco. Anche la McLaren ha deciso di rendere omaggio al pilota brasiliano che, proprio con la scuderia inglese, ha corso ben sei stagioni vincendo i suoi tre titoli mondiali. La scuderia di Woking non ha portato omaggi in pista, ma si è recata al cimitero di Morumbi, dove Senna è sepolto, per rendergli omaggio.

FLOP

Mercedes

Dopo gli aggiornamenti portati ad Austin, che hanno permesso a Hamilton di salire sul podio sia in occasione del GP Stati Uniti (nonostante la squalifica a fine gara) e a Città del Messico, in Brasile la W14 2.0 sembra essere nuovamente piombata in un buco nero. A dar di che pensare ai vertici che si trovano in quel di Stoccarda, deve essere soprattutto il fatto che a Interlagos la Mercedes è stata ampiamente battuta dai suoi team clienti, McLaren e Aston Martin.

Sembra essere passato un secolo ma in realtà è trascorso appena un anno dalla vittoria di Russell proprio a Interlagos. In dodici mesi il GP Brasile si è trasformato in un incubo per la scuderia tedesca: Hamilton, nonostante la buona partenza, nel giro di pochissime tornate sembra perdere competitività e chiude in ottava posizione; Russell è costretto al ritiro per un problema tecnico. Se gli aggiornamenti portati in pista in queste ultime corse avrebbero dovuto rivoluzionare la vettura, ma soprattutto servire come banco di prova in chiave 2024… a Brackley urge in primis voltare pagina (per affrontare le ultime due gare dell’anno con ritrovato entusiasmo) ma soprattutto trovare una soluzione per la prossima stagione.

Alfa Romeo

A.A.A Alfa Romeo cercasi. Peggio dell’ex Sauber sta facendolo solo la Haas, fanalino di coda della classifica riservata ai Costruttori. Quando mancano ancora due gare alla fine dell’anno, l’Alfa deve provare, con ogni mezzo, a non ritrovarsi ultima. In Brasile Valtteri Bottas e Zhou Guanyu sono stati costretti al ritiro per problemi tecnici, proprio quando si trovavano vicino alla zona punti. I piloti non hanno colpe. Sul team non ci metterei la mano sul fuoco.

Regia Internazionale

Era dal GP Stati Uniti che la regia internazionale non si meritava un posticino tra i “bocciati” della corsa, anche senza aver disputato il GP. Esattamente come accaduto ad Austin, non ne hanno azzeccata una. Tutto si può dire della gara di Interlagos, tranne che sia stata una corsa soporifera. Ok, a vincere è stato sempre Verstappen, ma è stato un peccato perché la pista ha regalato lotte di altissimo livello.

Abbiamo potuto solo vedere solo a più riprese la sfida tra Hamilton e Perez. Esattamente come la bagarre tra Alonso e il messicano. Questi sono solo degli esempi. E vi chiederete: mentre i piloti lottavano in pista, cosa mostrava la regia? Replay mandati in onda nei momenti meno opportuni e la torcida brasiliana che ha animato le tribune di Interlagos. I tifosi non perdonano soprattutto perché chi vede la F1 in diretta paga un abbonamento. E lasciatemi aggiungere, anche profumatamente. Ecco perché è lecito aspettarsi di più.