Il tema è ricorrente. A fasi lunari, una parte dei politici italiani promette cambiamenti, salvo poi rimandare ogni discorso, trattenuti dalle difficoltà nel processo di riforma. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini ha ridato di nuovo voce a un vecchio cavallo di battaglia leghista: l’abolizione delle vecchie accise, da quella sulla guerra in Etiopia a quella sul disastro del Vajont, passando per l’alluvione di Firenze e i terremoti in Friuli e in Irpinia.
“L‘abolizione delle accise sulla benzina – aveva ammesso nel lontano 2018 – è eccessivamente ottimistica. L’abolizione delle più vecchie accise è qualcosa che mi riprometto di portare a casa solo nel 2019. Per ora abbiamo bloccato gli aumenti”. “Conto di riuscire a fare l’anno prossimo quello che non sono riuscito a fare questo”. Nel programma del Carroccio rimane tuttora l’obiettivo di “proseguire con misure transitorie di riduzione delle accise di gasolio, benzina e GPL”. A sostegno della manovra, nel 2023 il numero uno leghista aveva spiegato: “La riduzione delle accise, da attuarsi come politica generale di riduzione del carovita, ha importanza fondamentale per garantire livelli minimi di competitività dell’autotrasporto”.
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Quanto pesano sul totale pagato alla pompa di servizio
È bene sapere però che per ogni litro di carburante che si acquista, si paga solo una minima parte collegata al costo industriale, il resto è legato alle varie tasse gravanti sui combustibili. Il prezzo attuale della benzina si compone di tre parti: il netto del combustibile, comprensivo del guadagno dei gestori della pompa, le accise e l’Iva. Sulle tariffe applicate incidono pure i Paesi esportatori del petrolio, riuniti in larga parte nell’OPEC+. In risposta ai minori introiti figli dell’elettrificazione della mobilità, l’associazione ha, ad esempio, sancito nel 2024 l’ennesimo taglio di barili fino al 2025, con le ovvie ripercussioni nel settore dei trasporti.
Quali sono
A ogni acquisto di un singolo litro di carburante siamo obbligati a pagare una notevole quota di tasse, di origine diversa tra cui anche le famose accise, ovvero una quota dovuta allo Stato come contributo sui consumi. Esse pesano per più di un terzo e sono costituite in buona parte da imposte di scopo, introdotte dai vari governi per raggiungere target specifici. Andiamo allora a vedere cosa paghiamo ogni volta che riforniamo le nostre vetture di un litro di benzina, le 19 accise sui carburanti, a cui va aggiunta l’Iva al 22%:
- 0,000981 euro: finanziamento per la guerra d’Etiopia (1935-1936)
- 0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez (1956)
- 0,00516 euro: ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963)
- 0,00516 euro: ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966)
- 0,00516 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968)
- 0,0511 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976)
- 0,0387 euro: ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980)
- 0,106 euro: finanziamento per la guerra del Libano (1983)
- 0,0114 euro: finanziamento per la missione in Bosnia (1996)
- 0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004)
- 0,005 euro: acquisto di autobus ecologici (2005)
- 0,0051 euro: terremoto dell’Aquila (2009)
- da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (2011)
- 0,04 euro: emergenza immigrati dopo la crisi libica (2011)
- 0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana (2011)
- 0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” (2011)
- 0,024 euro: terremoto in Emilia (2012)
- 0,005 euro: finanziamento bonus gestori e riduzione tasse terremotati Abruzzo
- 0,0024 euro: spese decreto “Nuova Sabatini” (2014)