Riaperto il caso di Francesco Ancona trovato morto a Mortara, dopo 38 anni si indaga per omicidio
Dopo 38 anni si riapre il caso di Francesco Ancona: archiviato come suicidio, ora si indaga per omicidio
All’epoca fu classificato come un suicidio. Ora dopo 38 anni è stato riaperto il caso di Francesco Ancona, l’operaio edile trovato morto nel 1987 sul ciglio di una strada a Mortara, in provincia di Pavia. La Procura pavese ha riaperto le indagini, ipotizzando l’accusa di omicidio premeditato. Due gli indagati: la vedova, nel ruolo di mandante, e il presunto assassino, assoldato per il delitto.
- Riaperto il caso di Francesco Ancona
- Si indaga per omicidio premeditato
- Chi era Francesco Ancona e com'è morto
Riaperto il caso di Francesco Ancona
La Procura di Pavia ha riaperto le indagini sulla morte di Francesco Ancona, trovato senza vita l’11 febbraio 1987 in un campo accanto alla strada provinciale 26, poco fuori Mortara (Pavia).
L’ipotesi è clamorosa: non un suicidio, come venne archiviato il caso, ma omicidio.
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Giovedì 31 luglio, riporta il Corriere della Sera, è stata riesumata la salma dell’uomo, che si trovava nel cimitero di Castellammare del Golfo (Trapani), città di origine di Ancona.
La prossima settimana si procederà con l’autopsia e con nuovi esami; il pm ha nominato tre periti per gli accertamenti: un medico legale, un tossicologo e un’antropologa forense.
Si indaga per omicidio premeditato
La nuova ipotesi a cui sta lavorando la Procura di Pavia è che Francesco Ancona sia stato ucciso.
Un omicidio premeditato: secondo l’accusa sarebbe stata la moglie della vittima, Giovanna Navarra, a pianificare il delitto, eseguito da un sicario.
La donna, oggi 75enne, vive in provincia di Trapani. È indagata assieme al presunto esecutore materiale dell’omicidio, il 70enne Domenico Scarfò, residente a Vigevano.
Chi era Francesco Ancona e com’è morto
Siciliano, sposato e con tre figli, Francesco Ancona viveva a Mortara, dove lavorava come operaio edile.
Venne trovato morto l’11 febbraio 1987, all’età di 48 anni, in un campo accanto alla strada provinciale 26.
Fu la moglie a denunciarne la scomparsa la sera prima. Agli investigatori la donna aveva raccontato che si erano visti l’ultima volta a Vigevano e poi si erano separati con l’accordo di ritrovarsi alla stazione per prendere lo stesso treno.
Non vedendolo arrivare all’appuntamento era tornata casa, per poi rivolgersi ai carabinieri.
L’autopsia non chiarì le cause della morte e il caso venne archiviato come suicidio. Secondo la ricostruzione dell’epoca, l’uomo si sarebbe gettato sotto a un camion, che lo aveva poi travolto, perché disperato per i suoi problemi economici, di salute e coniugali.
Ma già all’epoca erano stati avanzati dubbi sul suicidio: Ancona infatti aveva ferite solo alla testa, mentre il resto del corpo e i vestiti erano intatti.
