Multe notificate in ritardo, qual è il termine massimo e quando fare ricorso

La normativa stabilisce che il verbale di violazione deve essere notificato entro 90 giorni dall’infrazione, termine disciplinato dal Codice della Strada

Foto di Fabio Lepre

Fabio Lepre

giornalista

Appassionato di motori e narratore delle storie dell'industria dell'auto. Sempre alla ricerca di notizie sul mondo delle 4 ruote e delle novità normative.

Pubblicato: 9 Agosto 2025 06:00

La tempistica di notifica delle sanzioni è uno dei nodi più delicati. L’ordinamento italiano stabilisce che il verbale vada notificato entro 90 giorni dalla data dell’infrazione, come previsto dall’articolo 201 del Codice della Strada.

Questo intervallo temporale non può essere ignorato né interpretato in modo elastico poiché è una garanzia per il cittadino e un vincolo per la pubblica amministrazione. Il legislatore ha voluto evitare che le sanzioni arrivino a distanza di mesi, se non anni, con effetti sproporzionati e non sempre facili da contestare in modo efficace.

L’obiettivo è dunque la tutela del diritto alla difesa ovvero che il destinatario della multa sia informato in tempo utile per preparare eventuali osservazioni o ricorsi e impedire che il decorso del tempo possa compromettere la ricostruzione dei fatti.

Il significato dei 90 giorni, quando iniziano e quando finiscono

Il termine di 90 giorni va calcolato a partire dal giorno esatto in cui è stata commessa l’infrazione. Non rileva la data in cui viene compilato il verbale o quella in cui è stato emesso. La giurisprudenza, confermata anche da pronunce della Corte di cassazione, è chiara su questo punto: l’atto è valido solo se entro i 90 giorni è stato affidato al servizio di notificazione, come l’ufficio postale, il messo comunale o l’ufficiale giudiziario.

In altri termini, anche se il cittadino riceve la multa il 91esimo giorno, a contare è la data del timbro postale sull’avviso o sulla relata di notifica. Se al contrario il Comune o la polizia locale ha ritardato l’invio oltre il limite massimo previsto, la multa può essere impugnata e annullata con successo.

Quando il termine ultimo cade in giorno festivo o weekend, viene automaticamente spostato al primo giorno lavorativo successivo. Lo stesso vale per il termine di ricorso al Giudice di pace, in base alla normativa processuale applicabile.

Residenza sconosciuta o trasferimenti, i termini si allungano

Non tutte le violazioni seguono una traiettoria lineare. Ci sono casi in cui il termine dei 90 giorni può essere prorogato: ad esempio quando l’amministrazione non è in grado di individuare l’indirizzo del destinatario per cause indipendenti dalla propria volontà.

In queste situazioni il termine si congela fino all’identificazione della nuova residenza. Anche in tali ipotesi l’ente sanzionatore è comunque tenuto a dimostrare di essersi attivato per rintracciare il soggetto, consultando l’Anagrafe nazionale, il Pra o l’Archivio nazionale dei veicoli. In assenza di queste verifiche la proroga non è ritenuta legittima.

Ancora diversa è la situazione degli automobilisti residenti all’estero, per i quali la legge concede fino a 360 giorni di tempo per la notifica, proprio in ragione delle tempistiche tecniche più complesse legate alla notifica internazionale.

Ricorso contro la multa tardiva, come agire

Quando una sanzione arriva oltre i limiti previsti, il cittadino ha il diritto di opporsi tramite ricorso, che può essere presentato in due modalità alternative. La prima è quella indirizzata al Prefetto, da depositare entro 60 giorni dalla ricezione della multa. La seconda via, più rapida e con un confronto diretto, è il ricorso al Giudice di pace, che deve essere attivato entro 30 giorni dalla notifica.

In entrambe le ipotesi bisogna fornire la documentazione e allegare eventuali ricevute, date di consegna e riferimenti normativi che provino il superamento del termine. In caso di silenzio da parte del Prefetto per oltre 210 giorni, il ricorso si intende accolto per legge. L’assenza di risposta può dunque trasformarsi in un risultato positivo per l’automobilista.

Oltre ai canali istituzionali più noti, c’è anche la possibilità del ricorso in autotutela. Si tratta di una richiesta scritta rivolta all’amministrazione che ha emesso la sanzione, nella quale si chiede l’annullamento per motivi di illegittimità. Il vantaggio di questa procedura sono la gratuità, l’informalità e l’assenza di vincoli procedurali. Può risolversi in tempi rapidi se l’ente riconosce l’errore e decide di annullare l’atto.

Anche in questo caso è opportuno allegare copie della notifica, calcolare i giorni intercorsi dalla data dell’infrazione e sottolineare la violazione dei termini. Anche se l’amministrazione non è obbligata ad accogliere la richiesta, in molti casi essa preferisce evitare un contenzioso e chiude il procedimento per manifesta irregolarità.

Quali prove conservare per tutelarsi

In caso di notifica tardiva ogni elemento documentale può rivelarsi decisivo. Da qui l’importanza di conservare l’avviso di ricevimento, la busta della raccomandata e il verbale, con particolare attenzione alla data di consegna e a quella dell’infrazione.

In alcuni casi l’unica prova valida per dimostrare il ritardo è proprio il timbro dell’ufficio postale che ha accettato la spedizione. Anche gli screenshot del portale dell’ente sanzionatore, le pec ricevute e le comunicazioni antecedenti possono aiutare a ricostruire la sequenza temporale.

È buona prassi annotare la data di arrivo del plico e inviare eventuali contestazioni il giorno stesso o quello successivo per non rischiare di perdere i termini per il ricorso.

Le conseguenze a lungo termine se non si paga e non si propone ricorso

Se il cittadino non presenta ricorso nei tempi previsti, la multa diventa definitiva e l’importo raddoppia dopo 60 giorni. A quel punto l’unica possibilità rimane il pagamento integrale o la rateizzazione.

Non solo, ma se l’importo non viene versato, l’ente può attivare le procedure di riscossione coattiva tramite l’Agenzia delle entrate. In pratica si rischia il fermo amministrativo del veicolo, il pignoramento del conto corrente e l’iscrizione a ruolo con aggravio di spese e interessi.

Anche le sanzioni amministrative, come ogni debito con la pubblica amministrazione, sono soggette a prescrizione. Il termine previsto è di 5 anni, calcolati dall’ultimo atto notificato valido. Se in questo periodo non arriva alcuna nuova comunicazione ufficiale – come sollecito, ingiunzione o cartella – la multa si estingue.

La prescrizione non è automatica: deve essere invocata formalmente dal cittadino attraverso un’istanza scritta o un’opposizione. In assenza l’amministrazione può continuare a pretendere il pagamento, anche se la pretesa è giuridicamente decaduta.

Le eccezioni nei veicoli in leasing o noleggio

Nel caso di veicoli intestati a società di noleggio, leasing o car sharing, la notifica iniziale viene inviata all’intestatario formale del mezzo. Solo in seguito e non sempre entro tempi brevi, l’ente sanzionatore riceve dalla società i dati del conducente effettivo.

In queste situazioni il termine di 90 giorni viene riavviato nel momento in cui il Comune o la Polizia entra in possesso dell’identità del trasgressore. Questo meccanismo può comprensibilmente generare confusione poiché l’automobilista riceve la multa dopo mesi dalla trasgressione senza comprende perché non sia stata considerata scaduta. In realtà la legge prevede un doppio passaggio temporale, proprio per consentire l’identificazione del reale responsabile.