Le nuove motorizzazioni attese in Formula 1 per il 2026 non sono ancora entrate in funzione eppure già dominano il dibattito tecnico e politico della categoria. Nonostante manchino ancora diversi mesi al debutto ufficiale, fissato per gennaio con i test privati di Barcellona, le future power unit hanno già acceso discussioni all’interno del paddock. Un tira e molla che è destinato ad aumentare e produrre ulteriori scenari.
Indice
Motori più leggeri e standardizzati
Il malcontento, in realtà, non è un fatto recente. Alcuni team hanno da tempo manifestato dubbi su efficacia ed efficienza del nuovo regolamento, tanto che la Federazione Internazionale aveva provato a tamponare il malessere proponendo una clamorosa marcia indietro: il ritorno ai motori aspirati V10. Una suggestione che non ha raccolto il sostegno necessario per modificare la normativa.
Se da un lato è comprensibile che certi costruttori, forse non del tutto convinti del progetto a cui stanno lavorando, provino a spingere per modifiche, in questo caso è la stessa FIA a prendere posizione in modo sorprendente. È infatti il boss dell’organo legislativo, al secolo Mohammed Ben Sulayem, che vorrebbe avviare una vera e propria campagna per voltare pagina. Il tutto ben prima dell’esordio ufficiale del nuovo ciclo motoristico.
Secondo l’ex realista emiratino, è arrivato il momento di immaginare una F1 motorizzata in maniera diversa: più semplice, più economica e, possibilmente, più omogenea nei componenti. L’obiettivo dichiarato è alleggerire le vetture, ridurre i costi e riportare la complessità sotto controllo facendo leva su elementi standard. Ben Sulayem ha spiegato che si potrebbe anche anticipare la fine naturale del prossimo ciclo tecnico.
Magari pianificando un passaggio a motori V8 già nel 2029, prima della scadenza formale prevista per il nuovo regolamento. Un piano che prevede la presenza di un solo fornitore per la parte ibrida, il carburante e il sistema di trasmissione. Una visione che andrebbe condivisa con team e costruttori per essere approvata. La sua convinzione è che, di fronte a una proposta basata sul buon senso, il supporto non mancherà.
Il nodo della standardizzazione e la resistenza del paddock
Semplificare, tuttavia, non è mai una strada lineare nella massima categoria del motorsport. La proposta di standardizzare così tanti elementi tecnici tocca un nervo scoperto: le squadre, di fatti, storicamente proteggono in maniera gelosa la propria autonomia ingegneristica. E non potrebbe essere altrimenti tenendo presente che stiamo parlando della massima espressione tecnologica.
Sebbene ci siano dei precedenti, come ad esempio la centralina unica introdotta nella campagna agnostica 2008 e fornita da McLaren Electronic Systems, l’idea di estendere l’unificazione a più componenti non è mai stata accolta con particolare entusiasmo, anche se un contesto del genere potrebbe livellare ulteriormente le performance e favorire un’azione in pista più equa.
Senza dubbio, per lo meno allo stato attuale delle discussioni, pare decisamente più praticabile l’adozione di materiali meno valore. Tuttavia anche questa opzione andrebbe negoziata con cautela tra le parti in causa, visto l’equilibrio delicato tra innovazione, competitività e costi. La partita è aperta, ma sarà alquanto difficile mettere d’accordo tutti arrivando ad un punto di incontro.
Costi e semplificazione: il compromesso cercato dalla FIA
Il vero obiettivo, come sottolineato ancora da Ben Sulayem, riguardo il mero contenimento dei costi. Le attuali power unit turbo ibride sfiorano i 2 milioni di dollari per ogni unità. Una cifra che la Federazione Interazione vorrebbe drasticamente abbattere per il prossimo futuro. L’ideale, secondo il presidente originario degli Emirati Arabi, sarebbe scendere a un quarto di quel valore, con una complessità tecnica altrettanto ridotta.
Una delle proposte sul tavolo riguarda la limitazione della componente ibrida a circa il 10% della potenza totale del motore, considerando che dalle simulazioni, le frenate potrebbero essere più lunghe di 100 metri per ricaricare le batterie. In questo modo, le future power unit potrebbero andare a ridurre la dipendenza da altre componenti quali le batterie ingombranti e costose. Inoltre si potrebbe ottenere allo stesso tempo un calo non indifferente del peso complessivo di ogni monoposto di F1.
Dialogo aperto? Il potere resta alla FIA
Raggiungere un’intesa nel mondo della Formula 1 è una pratica assai complessa, in quanto entrano in gioco una miriade di fattori e interessi, dovendo richiede l’approvazione della maggioranza dei costruttori coinvolti nello sviluppo delle power unit. Ben Sulayem ha confermato che i colloqui sono in corso e che esiste un confronto attivo con diversi motoristi aperti al dialogo.
La FIA propone, i costruttori rispondono con controproposte. E anche se non si dovesse giungere a un compromesso, la Federazione Internazionale si ritiene legittimata dal solo fatto di aver cercato una soluzione. Non è una sfida ma una scelta dettata dalla logica. E se l’accordo non si trova, il regolamento tornerà nelle mani dell’organo legislatore, che a quello punto effettuerà delle scelte scegliendo la strada che ritiene più corretta.