Stop agli autovelox nei tratti stradali a 50 km/h, “per una omologazione nazionale”. Il fine è di porre fine al “fai da te” e di garantire che i dispositivi vengano utilizzati esclusivamente per la sicurezza stradale, anziché per battere cassa. Non possono essere piazzati “dalla sera alla mattina su stradoni per tassare gli automobilisti”. L’intento è di installarli esclusivamente in punti critici, come, ad esempio, vicino a ospedali, scuole o curve pericolose.
I sindaci avranno il compito di “spiegare perché li mettono e dove e con quale motivazione”. Inoltre, varrà solo la prima multa (aumentata di un terzo) qualora, nel giro di un’ora, se ne ricevano diverse lungo lo stesso tratto. La terza fascia del guard rail per garantire l’incolumità dei motociclisti e l’istituzione di ZTL per aree tutelate dall’UNESCO completano il quadro. L’esame verrà chiuso entro, ha assicurato la deputata della Lega e componente della Commissione Trasporti della Camera, Elena Maccanti. Dopodiché, le modifiche proposte saranno oggetto di discussione in Aula alla Camera il primo marzo.
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Gli altri punti salienti
Sul testo in via di definizione, anticipa Il Sole 24 Ore, è sancita una distanza minima di un km fuori dai centri abitati e una segnaletica ben visibile, onde evitare di sorprendere i conducenti. Inoltre, in base al tipo di strada sarà decretata una distanza minima tra gli autovelox. E i dispositivi su mezzi in movimento (come le vetture delle Forze dell’Ordine) saranno ammessi solo qualora sia impossibile collocare postazioni fisse o mobili, da rendere riconoscibili. In definitiva, il proposito è di favorire la massima trasparenza, tanto promossa da Salvini.
In Parlamento tengono banco pure le discussioni circa un’altra revisione del Codice della strada, sempre relativa agli autovelox sull’omologazione e sul nodo dell’approvazione. Ne è conseguita una pioggia di ricorsi, con il crescente numero di annullamenti delle sanzioni per eccesso di velocità. In aggiunta, sarà trattata la questione degli alcolock, a contrasto della la guida in stato di ebbrezza.
Infiammano le polemiche
La scintilla pronta a riaccendere gli animi è stata l’ammontare di sanzioni incassate dai Comuni nel 2023, ben 1,5 miliardi di euro. Più sia del 2022 sia del 2019, ovvero nel periodo antecedente alla pandemia. Benché sul conto abbia inciso pure lo scoppio dell’inflazione, ad avviso del leader leghista è tempo di cambiare marcia. Il dato, rilevato dal Siope e riportato dal Sole 24 Ore, ha provocato l’ira di parecchi utenti. Che si sono scagliati contro i provvedimenti adottati dalle autorità territoriali, condividendo, in buona sostanza, il Salvini-pensiero. L’accezione di una “macchina infernale” pronta a travolgere i conducenti solo per via di ragioni economiche è radicata.
Negli scorsi mesi, avevano già tenuto banco degli accesi scambi di accuse e contraccuse tra l’esecutivo e gli enti locali. In particolare, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha rivendicato la presa di posizione della giunta presieduta. Ma il primo cittadino del capoluogo lombardo ha già la sua bella dose di guai a cui pensare. Desta clamore, nello specifico, l’allarme smog aggravato negli ultimi giorni, con i valori preoccupanti dall’istituto di ricerca svizzero IqAir. Di conseguenza, a partire da oggi scattano nella provincia meneghina e in altre della Lombardia il divieto di circolazione dei mezzi più inquinanti.