Napoli, prototipo ibrido-solare esplode sulla tangenziale

L’auto esplosa sulla tangenziale di Napoli venerdì pomeriggio era un prototipo ibrido-solare per il retrofit delle auto termiche: al via le indagini sulle cause

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Redazione

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Il Cnr ha avviato un’indagine interna sull’incidente avvenuto venerdì pomeriggio sulla tangenziale di Napoli: l’auto esplosa, una Volkswagen Polo, era un prototipo ibrido affidato all’Università di Salerno.

Non ci sono ancora certezze sulle cause dell’incidente: secondo le prime ipotesi, l’esplosione – che ha provocato ustioni gravissime ai due ricercatori che si trovavano a bordo della vettura – potrebbe essere stata innescata da alcune bombole presenti all’interno dell’auto.

Napoli, l’auto esplosa era un prototipo ibrido-solare

L’esplosione è avvenuta attorno alle 14 di venerdì sulla tangenziale di Napoli: la vettura, una Volkswagen Polo, procedeva in direzione Pozzuoli e l’incidente non ha coinvolto altre auto. La vettura, spiega all’Ansa Riccardo Chirone, direttore dell’istituto di ricerche sulla combustione, “era un prototipo affidato all’università di Salerno per un progetto di ricerca europeo sulla ibridizzazione dei motori di cui il Cnr non è partner” e che prevede anche delle prove su strada.

La vettura-prototipo, una Polo TDI di quinta generazione, era impegnata in alcuni collaudi per il progetto “Life-Save” (Solar Aided Vehicle Electrification), che intende studiare la fattibilità del retrofit dei mezzi obsoleti e punta a sviluppare un sistema economico ed efficiente per convertire le auto con motore endotermico in veicoli ibridi plug-in.

La tecnologia prevede batterie al litio, alimentate anche l’installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto della vettura, e la motorizzazione delle ruote posteriori, su cui sono integrati due motori elettrici.
Non ci sono molti dettagli sul funzionamento del prototipo che è esploso in tangenziale: sappiamo che la tecnologia sviluppata per abbattere le emissioni del parco circolante più anziano d’Europa prevede un funzionamento misto a benzina ed energia solare, e che sarebbe in grado di ridurre le emissioni delle vecchie auto fino al 25% senza dover rottamare la vecchia auto a combustione.

Le possibili cause dell’incidente: focus sulle bombole

Secondo quanto riportato dall’Ansa, i primi rilievi di Polizia stradale e Vigili del fuoco sembrano individuare la causa della deflagrazione in alcune bombole presenti a bordo dell’auto contenenti del gas infiammabile, forse ossigeno.

Parallelamente all’indagine interna del Cnr è scattata quella della Procura di Napoli, che ha già ricevuto la relazione della Polstrada di Napoli sull’incidente: l’esplosione, a quanto è dato di sapere, non ha coinvolto altri mezzi. Gli inquirenti hanno subito escluso l’ipotesi della collisione, anche perché dalle telecamere di sicurezza installate sulla tangenziale non risultano urti né con veicoli né con il guard rail.

Al centro delle indagini le bombole presenti a bordo della vettura-prototipo, che contenevano un gas non ancora identificato e che potrebbero essere la causa dell’innesco che ha provocato il terribile incidente. Potrebbe trattarsi di strumenti di misurazione delle emissioni inquinanti simili al PEMS (Portable Emission Measurement System) utilizzato sulle auto termiche, che rilevano la portata del gas di scarico sfruttando una fiamma alimentata da miscele di gas, generalmente idrogeno ed elio.

L’esplosione, secondo quanto riportato dai testimoni dell’incidente, è stata improvvisa ed estremamente violenta: i due passeggeri, un’esperta ricercatrice del centro motori del Cnr e un giovane laureando, hanno riportato gravi ustioni e sono ricoverati in prognosi riservata. Come riporta l’Ansa, le condizioni dei due occupanti dell’auto non hanno ancora permesso di raccogliere le loro testimonianze, fondamentali per fare luce sulla dinamica e sulle cause dell’incidente.