La diffusione delle auto elettriche in Italia tarda, lo sappiamo. Nel nostro Paese mancano ancora tante infrastrutture per garantire realmente la ricarica ovunque e in qualsiasi istante, e oltretutto i prezzi di listino dei modelli a zero emissioni sono molto alti per la maggior parte degli italiani.
A tale proposito, un recente sondaggio di Areté misura la propensione all’acquisto di auto “alla spina” in Italia: l’interesse c’è, ed è anche in crescita, il problema è il ridotto potere d’acquisto delle famiglie, che tra l’altro si traduce in un’opportunità per una maggiore diffusione dei veicoli dei brand cinesi, che costano meno.
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Gli italiano vogliono le auto elettriche
Diciamo che al momento, secondo la recente instant survey di Areté, il 20% degli italiani si dice pronto ad acquistare la prossima auto con alimentazione elettrica, ma a una condizione ben definita: riuscire a pagarla meno di 30.000 euro.
Le ragioni economiche sono quelle che spingono gli italiani verso questo tipo di motorizzazione, infatti il 63% degli intervistati motiva la sua scelta con i possibili risparmi legati ai minori consumi e ai più bassi costi di manutenzione del veicolo.
Areté, azienda leader nella consulenza strategica, ha realizzato questa nuova instant survey “La nuova vettura del 2023 sarà elettrica?” lo scorso mese di gennaio per indagare appunto sulla propensione degli italiani all’acquisto dell’auto elettrica, visto il successo ancora molto scarso delle vetture a zero emissioni nel nostro Paese.
Cresce la curiosità verso le auto elettriche
Anche se la diffusione dei veicoli elettrici nel nostro parco circolante è al momento lenta, dobbiamo dire che sta generando un crescente interesse verso questi modelli. Un italiano su tre dice di averne già guidato uno almeno una volta.
Guardando al prossimo acquisto dell’auto, poco più di un intervistato su cinque (22%) afferma che la sua prossima vettura sarà elettrica. Una percentuale doppia (44%) ammette invece di voler affidarsi all’ibrido, in tutte le sue forme. Solo il 23% sceglierà nuovamente un motore endotermico (il 9% diesel).
In ogni caso, le risposte date dagli intervistati evidenziano il difficile momento economico che stanno vivendo oggi le famiglie italiane. Infatti, il 63% di quanti dichiarano che la propria prossima auto sarà “alla spina” giustifica la decisione con ragioni economiche connesse ai risparmi su consumi, carburante e manutenzione. Un acquirente su tre, invece, sceglierà l’e-car per ridurre l’impatto ambientale.
La scelta dell’elettrico risente della variabile economica: 8 su 10 sono pronti a farlo, ma a patto che il costo complessivo non superi i 30.000 euro. Una soglia che, nonostante gli attuali incentivi, limita la possibile gamma di veicoli acquistabili ed evidenzia il principale limite a una maggiore diffusione delle auto elettriche in Italia.
Chi è contrario all’alimentazione a batteria, lo è per due ragioni che ormai conosciamo da sempre: la limitata autonomia (il 47% del campione dice di temerla) e le difficoltà collegate alla ricarica soprattutto a causa di una rete sul territorio ancora inadeguata (31%).
Massimo Ghenzer, Presidente di Areté, concluse: “I dati che emergono dalla nostra nuova instant survey registrano un crescente interesse da parte degli italiani per la mobilità elettrica, vista come una soluzione efficace soprattutto per spostarsi in città. Un interesse che si scontra con un potere d’acquisto limitato delle famiglie italiane e che quindi stenta ancora a trasformarsi in una significativa crescita delle immatricolazioni, come, invece, sta accadendo per la tecnologia ibrida”.
E continua: “Il prezzo continua a costituire una barriera per la diffusione di queste vetture. La disponibilità a spendere al massimo 30.000 euro per un’auto alla spina, individuato dalle risposte alla nostra ricerca, limita in modo significativo la scelta tra i modelli disponibili sul mercato e spinge i potenziali acquirenti verso le vetture con prezzi più competitivi, area che sarà sempre più presidiata dai produttori cinesi che possono contare sulla disponibilità delle materie prime necessarie e, in generale, su costi di produzione decisamente più bassi. Senza contare i tempi di consegna ridotti e più in linea con le aspettative dei consumatori”.