Migranti dal Kurdistan con voli e furgoni: smantellata rete internazionale, 4 arresti e 5 denunce a Bergamo

Smantellata a Bergamo una rete curda che favoriva l’immigrazione clandestina lungo la rotta balcanica: 4 arresti e 5 denunce.

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È di quattro persone arrestate e cinque persone denunciate il bilancio dell’operazione “Yolcu”, condotta dalla Squadra mobile di Bergamo contro un’organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al riciclaggio. L’indagine, avviata nel 2023, ha permesso di ricostruire un vasto traffico di migranti curdi provenienti dalla Turchia, diretti verso l’Italia e altri Paesi europei, attraverso la rotta balcanica.

Le origini dell’indagine: l’aumento delle richieste d’asilo

Stando alle informazioni pubblicate sul sito della Polizia di Stato, tutto ha avuto inizio quando gli investigatori hanno notato un improvviso incremento di cittadini turchi che si presentavano all’Ufficio immigrazione di Bergamo per richiedere asilo politico. Questo fenomeno anomalo ha destato sospetti e spinto la Squadra mobile ad avviare una complessa attività investigativa, denominata “Yolcu”, che in turco significa “passeggero”.

Un’organizzazione criminale transnazionale

L’indagine ha fatto emergere l’esistenza di una struttura criminale ben organizzata, composta da soggetti di etnia curda residenti in Italia, specializzata nella gestione di un flusso illecito di migranti lungo la rotta balcanica. Il gruppo si occupava di pianificare e realizzare l’ingresso irregolare di numerosi cittadini provenienti dal Kurdistan turco, con l’obiettivo di favorirne il transito verso altri Paesi del Nord Europa.

Gli arresti e le denunce

Il bilancio dell’operazione si è tradotto in quattro persone arrestate e cinque persone denunciate in stato di libertà. Tutti gli indagati sono di origine curda e risultano residenti in Italia. Le accuse a loro carico sono gravi: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l’aggravante della transnazionalità, oltre al riciclaggio dei proventi illeciti.

Le perquisizioni e i sequestri

Nel corso dell’operazione, le forze dell’ordine hanno effettuato numerose perquisizioni presso le abitazioni degli indagati. Sono stati inoltre sequestrati tre veicoli utilizzati per il trasporto dei migranti irregolari, insieme ad altri elementi ritenuti utili alle indagini.

Il viaggio dei migranti: dalla Turchia all’Italia

Gli investigatori hanno ricostruito i dettagli dei viaggi compiuti da circa cento migranti. Il percorso iniziava in Turchia, dove i migranti venivano contattati e organizzati per la partenza. Da lì, raggiungevano Istanbul e si imbarcavano su un volo diretto a Sarajevo. Una volta giunti nella capitale bosniaca, venivano caricati su furgoni e camion e trasportati fino al confine tra Bosnia e Croazia. Da quel punto, il viaggio proseguiva fino al confine italo-sloveno.

Un viaggio pericoloso e disumano

L’ultima parte del tragitto si rivelava particolarmente rischiosa, soprattutto per donne e bambini. I migranti erano costretti ad attraversare a piedi, spesso in pieno inverno, zone boschive e montane prive di sentieri tracciati. Le condizioni climatiche avverse e la natura impervia dei percorsi rendevano il viaggio estremamente pericoloso e mettevano a dura prova la resistenza fisica e psicologica dei migranti.

L’arrivo in Italia e il ruolo della cellula locale

Una volta superato il confine, i migranti venivano presi in carico dalla cellula italiana dell’organizzazione, composta dagli indagati. Questi ultimi si occupavano di trasportare i clandestini nella provincia di Bergamo, dove venivano temporaneamente ospitati in attesa di essere trasferiti altrove. In alcuni casi, il viaggio proseguiva direttamente verso altri Paesi del Nord Europa, come Austria, Germania, Francia e Svizzera.

Il sistema di pagamento e il riciclaggio dei proventi

Il pagamento per il viaggio avveniva in Turchia, dove le famiglie dei migranti versavano le somme richieste. Il denaro veniva poi trasferito tra conti correnti turchi e italiani, fino a giungere in Italia. Una parte dei proventi veniva consegnata in contanti ai trafficanti attraverso alcuni gestori di rivendite di kebab, che fungevano da intermediari per il riciclaggio del denaro.

Le destinazioni finali: il Nord Europa

L’obiettivo finale dell’organizzazione era quello di garantire ai migranti l’ingresso irregolare in Italia e il successivo trasferimento verso altri Paesi europei, in particolare Austria, Germania, Francia e Svizzera. Il sistema messo in piedi dalla banda permetteva di gestire un flusso costante di persone, sfruttando la vulnerabilità dei migranti e la complessità delle rotte balcaniche.

Il ruolo delle forze dell’ordine

Grazie all’attività investigativa della Squadra mobile di Bergamo, è stato possibile smantellare una rete criminale che operava su scala internazionale, garantendo la sicurezza e il rispetto della legalità sul territorio nazionale. L’operazione “Yolcu” rappresenta un esempio di come la collaborazione tra le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie possa portare a risultati concreti nella lotta contro il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il riciclaggio.

Polizia repertorio IPA

Il presente articolo è stato redatto con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale e con una successiva verifica e valutazione umana.