Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. Da piccoli ce lo ripetevano come una massima misteriosa, poi la Fiat Panda ha spazzato via qualunque incomprensione. Non brilla per estetica, non punta a far girare teste, e si fa voler bene proprio perché sa di vita normale, una spalla fidata sulla quale aggrapparsi in ogni momento della giornata. Ora arriva la Grande Panda, pronta a muoversi tra strade di città e parcheggi stretti con lo stesso carattere semplice che da sempre la gente comune apprezza.
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La scatola magica del 1980
Il 29 febbraio 1980 Giovanni Agnelli mostra la Panda a Sandro Pertini, facendolo restare di sasso: una scatola piccola fuori, accogliente a bordo, comoda oltre gli standard nel segmento delle utilitarie. Pochi giorni dopo, a Ginevra, la stampa la guarda con la stessa faccia stupita. Nata come evoluzione delle 126 e 127, la Panda prende i motori già rodati e si fa disegnare di corsa da Giugiaro come una berlina due volumi dal generoso vano bagagli.
Lo schema tecnico resta essenziale, costruito per dare il massimo con costi minimi, senza buttare via niente. A colpo d’occhio saltano subito fuori i paraurti larghi che reggono i colpi da parcheggio e la fascia laterale protettiva. I vetri piatti portano luce all’interno, lasciando respirare l’abitacolo, e dentro regna l’essenziale, con plastica dura e sedili spartani, facilmente lavabili. Sotto il cofano, il bicilindrico da 30 cavalli ereditato dalla vecchia 500 spinge la Panda 30, mentre il 4 cilindri da 903 cc, quello della 127, alimenta la Panda 45, facilmente distinguibile per le feritoie, collocate sulla sinistra invece che sulla destra.
In 3 metri e 38 trovano spazio cinque persone e un divano posteriore geniale: sette posizioni, all’occorrenza amaca, culla, letto vero quando la notte finisce in macchina tra una festa e un campeggio improvvisato. Cambio a quattro marce, sospensioni anteriori indipendenti McPherson, freni a disco davanti, ponte rigido dietro sorretto da balestre doppia foglia e tamburi non hanno nulla di fantascientifico, ma di robusto sì. I numeri sono onesti: a novanta all’ora, la Panda 30 fa 19 chilometri con un litro, la 45 si ferma a 17, la piccola tocca i 115 km/h contro i 140 della sorella maggiore, abbastanza per l’Italia dell’epoca.
Lungo i primi tre anni spuntano versioni Super, optional in più, una quinta marcia per la 45, e infine il colpo da campione: la 4×4, costruita con Steyr-Puch. Una Panda che smette di temere fango e neve, compagna di baite, rifugi, cacciatori, sciatori, abitanti di montagna e viaggiatori da weekend, persino di giganti dello sport, tra cui Roberto Baggio. Così la prima Panda va avanti a brillare per vent’anni, poi nel 2003 si rinnova con la seconda serie e nel 2012 tocca alla terza, sempre eccellente nel rapporto qualità-prezzo, e se oggi mantiene saldamente la cima delle classifiche di vendita c’entra poco la fortuna.
Fiat Panda 30 (1980) – Scheda tecnica
- Motore: 2 cilindri 652 cc (30 CV); 4 cilindri 903 cc (45 CV)
- Cambio: manuale a 4 marce
- Trazione: anteriore
- Velocità max: 115 km/h
- Consumi: 19 km/l a 90 km/h
- Lunghezza: 3.380 mm
- Bagagliaio: 280 litri (fino a circa 1.000 litri abbattendo il sedile posteriore)
- Peso: 650 chili
- Posti: 4
Dentro la Grande vive ancora l’originale
Fiat taglia il traguardo dei 125 anni facendo a meno di sventolare coppe o numeri commerciali. Con la Grande Panda il Centro Stile di Torino raccoglie la filosofia, mostra un’idea forte, viva abbastanza da non restare ferma in un museo, forte nella struttura e intelligente nell’usare ogni centimetro. Sotto i quattro metri di lunghezza, la compattezza permette di muoversi tra strade urbane affollate e parcheggi stretti. Eppure, lo spazio resta abbondante, con una capienza minima del vano bagagli di 412 litri per l’ibrida e 361 per l’elettrica, ampliabile fino a oltre 1.300 litri abbattendo i sedili posteriori. La linea, osservata di profilo, mostra tracce della Panda originale: passaruota solidi, lamiera pulita, montante posteriore inclinato e barre sul tetto che danno un senso di passo sicuro anche da ferma.
Sulle portiere la scritta Panda, scolpita in 3D, evita di gridare, eppure lascia il segno e il frontale è scevro di muscoli finti. Tra gli elementi messi in maggiore rilievo spiccano i pixel illuminati dai fari opalini, omaggio diretto alle finestre del Lingotto, legato a memoria e forme pulite, lontane da travestimenti nostalgici fuori misura. Nella parte bassa, uno skid plate centrale accenna a sentieri sterrati e gite fuori porta, pur restando un’auto pensata per rotonde, traffico e asfalto vero. Dietro, la lunetta nera scolpisce di nuovo il nome Panda in rilievo, mentre i finestrini inclinati e i passaruota robusti danno un’impressione di compattezza protettiva.
Il cuore tecnico è semplice da capire: la Grande Panda nasce sulla Smart Car Platform, una base unica per versioni diverse, motori ibridi ed elettrici che si adattano a Paesi con esigenze opposte. Fiat promette di aggiungere un modello nuovo ogni anno fino al 2027, con ciascun “parente” stretto del medesimo schema, in maniera da affrontare al meglio condizioni e sfide differenti.
All’interno dominano cinque posti sinceri, con finiture in grado di fare bella presenza senza diventare un trucco da esposizione. Anche i colori raccontano questa voglia di rivisitare la storia con freschezza e vernici vivaci, come il giallo, riportano un po’ di ironia sulle strade grigie delle città. I cerchi da 17 pollici, con disegno a X, chiudono il quadro e un accento moderno non cerca di farsi sportivo a tutti i costi. Centoventicinque anni dopo la prima fabbrica, Fiat punta di nuovo sul concetto sul fare tanto con poco.
“Il modo migliore per festeggiare i 125 anni di Fiat è iniziare a scrivere le prime pagine del nostro futuro, a partire dalla nuova Grande Panda – ha dichiarato Olivier François alla presentazione -. Grazie alla Grande Panda, Fiat avvia la sua transizione verso piattaforme comuni globali che raggiungono tutte le regioni del mondo, trasferendo i vantaggi che ne derivano alla propria clientela internazionale”. Nata per andare oltre.
Fiat Grande Panda (2024–oggi) – Scheda tecnica
- Motore: 1.2 turbo mild-hybrid da 101 CV (74 kW); elettrico da 113 CV (83 kW)
- Cambio: automatico doppia frizione a sei rapporti per l’ibrido (eDCT)
- Trazione: anteriore
- Velocità max: 160 km/h per l’ibrido, 132 km/h per l’elettrico
- Consumi: circa 5,1 l/100 km per l’ibrido; autonomia elettrica fino a 320 km WLTP
- Lunghezza: 3.999 mm
- Bagagliaio: 412 litri per l’ibrido, 361 per l’elettrico
- Peso: 1.315–1.347 kg per l’ibrido, 1.532–1.554 kg per l’elettrico
- Posti: 5