Ancora nel deserto, ma questa volta in quello di Doha, Qatar. Il Mondiale di F1 torna a Lusail per la penultima tappa della stagione. Un appuntamento sempre più strategico, non solo per la lotta al titolo ma anche per la particolare identità di un circuito moderno, veloce e feroce con gomme e piloti. Un tracciato giovane, ma che in pochi anni si è già ritagliato un ruolo importante nel calendario iridato. Lusail non è solo una pista, è un’istantanea del futuro della F1 nel Golfo, tra investimenti colossali, appuntamenti notturni e condizioni climatiche estreme.
Indice
Dal deserto alle luci dei riflettori
Il circuito internazionale di Lusail nasce nel 2004 con un’anima chiarissima: quella motociclistica. Costruito per ospitare la MotoGP, il layout riflette fin da subito le esigenze delle due ruote con curve lunghe, ampie e veloci, un flusso continuo che premia la percorrenza e non il punto di corda secco tipico dei tracciati nati per le monoposto. Quando la F1 arriva qui per la prima volta nel 2021, in piena emergenza Covid e con un calendario rimodulato, scopre un circuito non convenzionale, capace di mettere in crisi assetti, gomme e aerodinamica.
I piloti si accorgono subito che Lusail è un ibrido unico nel Mondiale, un rettilineo da oltre un chilometro, 16 curve di cui 10 a destra e una serie di cambi di direzione molto rapidi che ricordano, per energie scaricate sugli pneumatici, un circuito stile Suzuka. Siamo nel mezzo del deserto, a pochi minuti da Doha, eppure il vento spinge talvolta sabbia sul manto stradale, modificando l’aderenza curva dopo curva. Un fenomeno contrastato con metri e metri di erba sintetica posizionati attorno alle vie di fuga, una soluzione che testimonia quanto Lusail sia un impianto moderno, progettato al millimetro per convivere con un clima ostile.
Dentro il giro perfetto
La pista di 5,419 km mostra un design eccezionale e soddisfa gli standard rigorosi richiesti dalle competizioni motorsport di alto livello, in possesso sia della licenza FIA Grade 1 che della certificazione FIM Grade A. Dopo un ampio aggiornamento completato nel 2023, è uno dei soli due circuiti al mondo a ospitare tutti e tre i campionati di motorsport a punta: F1, MotoGPTM e WEC.
Settore 1
Si parte dal rettilineo più lungo del tracciato: oltre un chilometro a tavoletta, con la scia che fa la differenza e l’ala posteriore che si apre sul rettilineo per il DRS. Il riferimento di frenata della Curva 1 arriva esplosivo sotto i riflettori: una staccata secca, aggressiva, da seconda marcia. Poi inizia una sequenza rapida: Curve 2 e 3 si percorrono quasi in pieno, con una traiettoria che premia la fluidità. Qui è fondamentale trovare ritmo, perdere velocità in uscita significa compromettere tutto il settore centrale.
Settore 2
Cuore tecnico del tracciato, dalla Curva 4 alla 10, Lusail diventa un flusso continuo. Curve medio-veloci, leggere variazioni di pendenza, un gioco di anticipi e ritardi sul volante. È il settore dei nervi saldi dove la monoposto deve essere bilanciata, carica aerodinamicamente ma non troppo per non penalizzare i rettilinei. La sabbia può fare da variabile imprevedibile, riducendo grip e costringendo i piloti a cercare millimetri di pulizia nella traiettoria. È anche il punto del circuito in cui il traffico in qualifica può rovinare un giro perfetto, non c’è spazio per errori o per correzioni improvvise.
Settore 3
Qui inizia la parte più dura del circuito. La celebre sequenza Curva 12-13-14 mette a ferro e fuoco gli pneumatici. Tre curve in appoggio, tutte a destra, percorse ad alta velocità. Il volante si carica, l’energia laterale schiaccia la vettura verso l’esterno e le gomme anteriori soffrono. In questo punto si scrive il destino della gara, chi riesce a gestire qui la gomma può attaccare negli ultimi giri, chi sbaglia entra in un rapido declino di prestazioni. L’ultimo tratto è una spinta costante verso il rettilineo principale: la Curva 16 va affrontata con coraggio e trazione pulita, perché l’intero giro successivo dipende dall’uscita da questa curva.
I numeri
Quella del 2025 sarà la quarta edizione del GP Qatar in F1, dopo le gare del 2021, 2023 e 2024. In programma anche la Sprint. La statistica parla chiaro, il dominatore assoluto è Max Verstappen. L’olandese ha vinto le ultime due edizioni, firmando anche due dei tre giri più veloci mai registrati sul tracciato. È proprio a Lusail, nel 2023, che Verstappen ha matematicamente sigillato il campionato, trasformando la notte qatariota nel teatro della sua ennesima incoronazione.
Il primo a trionfare qui fu Lewis Hamilton, nel 2021, partendo dalla pole con una Mercedes in una delle sue ultime stagioni dominanti. Red Bull è il team con più successi, mentre Ferrari e Mercedes attendono ancora di stabilire un ciclo vincente nel Golfo. Se la pista non ha ancora un archivio storico ricchissimo, ha però già inciso il proprio nome in alcuni momenti cruciali della F1 moderna.
Notte, umidità e fatica
Il GP Qatar, però, non è solo tecnica. È soprattutto clima. Nonostante la gara si disputi in notturna, il calore accumulato durante il giorno trasforma la gara di 57 giri in una vera e propria prova di sopravvivenza. L’umidità è altissima e avvolge i piloti come una cappa. In passato, diversi di loro hanno accusato malesseri al termine della corsa tra cui disidratazione, affaticamento estremo e difficoltà respiratorie. È il fratello mediorientale del GP di Singapore, ma con un ulteriore elemento di difficoltà, è più secco, più sabbioso e imprevedibile.
Sempre sul fronte tecnico, l’asfalto relativamente liscio ha spesso generato graining, piccole lacerazioni della gomma che, spezzando la superficie del battistrada, aumentano drasticamente il consumo. Lusail resta un tracciato che “mangia” pneumatici. Non a caso la FIA ha introdotto qui, in più occasioni, misure eccezionali per limitare il numero massimo di giri percorribili con ciascun set di gomme. Risultato: gare matematicamente a doppia sosta, strategicamente complesse e imprevedibili. Lusail costringe ingegneri e piloti a disegnare strategie in funzione del caldo.
Lusail del futuro
Il Qatar ha investito enormi risorse nell’autodromo. Nei prossimi anni Lusail sarà sempre più un hub per motorsport e intrattenimento. L’accordo a lungo termine con la F1, decennale fino al 2032, garantisce continuità. Sono previsti interventi per migliorare il raffreddamento delle già grandi aree paddock, ampliare le tribune e potenziare l’illuminazione a LED, già tra le migliori al mondo. Il circuito punta anche a diventare sede stabile per test e attività promozionali durante l’inverno europeo, sfruttando il clima mite della notte mediorientale. La volontà è chiara, trasformare Lusail in un punto fermo del calendario, un evento glamour e tecnicamente impegnativo come Singapore e Abu Dhabi.
Lusail è giovane, ma già grande. È il circuito che unisce la ferocia tecnica di Suzuka al fascino notturno del Golfo, è un test di resistenza per piloti e monoposto, una sfida nella sfida del finale di stagione. La F1 si prepara a un’altra notte araba, tra sabbia, umidità e velocità. E come sempre, Lusail promette una cosa: nessuno potrà rilassarsi, nemmeno per un secondo.