Targhe auto, come cambia la situazione in Sardegna

Vi è pieno fermento in Sardegna, con l'introduzione e la successiva cancellazione di una provincia: come cambia la situazione per quanto riguarda le targhe auto

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 30 Luglio 2024 08:06

Dal 2018 al 2021, gli automobilisti italiani hanno dovuto prendere familiarità con un’altra sigla sulle targhe: SU. Due lettere che stavano per la provincia del Sud Sardegna. Istituita mediante la legge regionale n. 2 del 4 febbraio 2016, comprendeva i territori delle ex province di Carbonia-Iglesias e Medio Campidano (soppresse a seguito dei referendum del 2012), nonché i comuni della provincia di Cagliari non inclusi nella città metropolitana, di Genoni e Seui.

Avente come capoluogo Carbonia, la realtà più popolosa del territorio, consisteva in una svolta normativa importante. L’ente sorgeva in seguito all’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, di due regolamenti. Entrambi adottati mediante specifici decreti del Presidente della Repubblica, modificavano alcune norme di attuazione del Codice della Strada.

Il testo sopprimeva anche le sigle delle Province di Carbonia-Iglesias (CI), Medio Campidano (VS), Ogliastra (OG) e Olbia-Tempio (OT). I veicoli dotati delle targhe di immatricolazione con le sigle di queste province avevano facoltà di continuare a circolare fino a una nuova immatricolazione o fino alla cessazione dalla circolazione.

Sebbene il Sud Sardegna abbia avuto durata breve, le targhe esistenti con la sigla “SU” sono rimaste valide. Non ne vengono più emesse di nuove, ma quelle esistenti continuano ad essere legalmente in circolazione.

La sostituzione è obbligatoria in circostanze prestabilite dalla legge, quali il furto, lo smarrimento, il deterioramento o la distruzione. Una volta presentata domanda per una nuova targa, è possibile circolare, in via provvisoria, con un pannello sostitutivo che riporta la sequenza alfanumerica dell’originale.

La più giovane provincia d’Italia

La provincia del Sud Sardegna, che contava oltre 350mila abitanti, era stata fondata il 4 febbraio del 2016, rendendola così la più giovane d’Italia. L’ente aveva come capoluogo provvisorio Carbonia, il comune più popoloso. Poi, però, con la riforma sulla soppressione degli enti locali sardi del 2021, è stata soppressa. A iter concluso, il territorio sarebbe dovuto passare alle province del Medio Campidano e del Sulcis Iglesiente.

La restante area del Sud Sardegna sarebbe confluita, invece, nella città metropolitana di Cagliari. In seguito ad alcuni contenziosi tra il Governo e le istituzioni locali, la Corte Costituzionale ha decretato la composizione definitiva della Regione. Oltre alle città metropolitane di Cagliari e Sassari, oggi sono previste sei province: Nuoro, Gallura (avente per capoluoghi Olbia e Tempio Pausania), Oristano, Ogliastra (avente per capoluoghi Lanusei e Tortoli), Medio Campidano (avente per capoluoghi Sanluri e Villacidro) e Sulcis Iglesiente (avente per capoluoghi Carbonia e Iglesias).

I perché della cancellazione

La parola fine messa al Sud Sardegna è dipesa da una serie di fattori, comprese motivazioni di carattere politico. In molti lo consideravano un ente inutile e costoso, privo di reale capacità di incidere sul territorio. L’addio era parte del programma elettorale della coalizione che si è aggiudicata le elezioni regionali del 2019.

La Provincia era, inoltre, accusata di mancanza di efficienza e di risultati concreti. In particolare, aveva deluso l’andamento in settori cruciali quali lo sviluppo economico e la tutela dell’ambiente. L’area, alquanto vasta e disomogenea, non favoriva un’amministrazione ottimale. E la frammentazione in troppi comuni (71) ne ostacolava le manovre.

La riduzione delle province lungo la nostra penisola costituisce un fenomeno di portata più ampia, che ha riguardato diverse regioni negli ultimi anni. L’obiettivo generale è quello di semplificare l’assetto e ridurre l’impatto sul bilancio. Tuttavia, le criticità avvertite delle riforme rimangono oggetto di dibattito.