Luigi Brugnaro sindaco di Venezia a rischio rinvio a giudizio, accuse al primo cittadino e la polemica del Pd
A Venezia la Procura ha chiesto il processo per il sindaco Brugnaro e suoi collaboratori: l'accusa è di corruzione su area Pili e Palazzo Papadopoli
La Procura chiede il rinvio a giudizio per il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e i suoi collaboratori, per corruzione legata alla vendita dell’area dei Pili e di Palazzo Papadopoli al magnate Ching. Coinvolti nella vicenda anche l’ex assessore Boraso, accusato di tangenti, e numerosi dirigenti comunali e imprenditori.
Brugnaro verso il processo
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e i suoi collaboratori più fidati, Morris Ceron e Derek Donadini, sono nel mirino dei pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, che dopo il blitz dello scorso 16 luglio 2024 hanno formalmente chiesto il loro rinvio a giudizio.
Le accuse principali riguardano la gestione controversa dell’area dei Pili e la cessione, a un prezzo ritenuto sottostimato, di Palazzo Papadopoli al miliardario di Singapore Ching Chiat Kwong, coinvolto a sua volta insieme al suo intermediario italiano Luis Lotti.
Fonte foto: ANSA
Le proteste contro il sindaco Brugnaro ad agosto 2024
Nel frattempo, a breve verrà notificato agli indagati l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare, con i capi d’imputazione definitivi. Sarà in quell’occasione che si capirà se tutti e 34 gli indagati e le 16 società collegate saranno effettivamente processati.
Le accuse al sindaco di Venezia
Il cuore dell’indagine appare solido e si articola in due direttrici principali. Da una parte, le condotte attribuite a Brugnaro e ai suoi uomini, dall’altra quelle dell’ex assessore Renato Boraso.
Quest’ultimo è accusato di aver ottenuto somme di denaro, camuffate da compensi per consulenze inesistenti, offrendo in cambio appoggi e facilitazioni ad alcuni imprenditori. Boraso ha già concordato un patteggiamento pari a 3 anni e 10 mesi con la restituzione di 400 mila euro, ma rimangono aperte altre accuse nella nuova fase del procedimento.
La Procura sostiene che dietro la vendita dell’area dei Pili, comprata da Brugnaro nel 2006 per 5 milioni, ci sarebbe stata una strategia per cederla al magnate Ching a 150 milioni, legata alla promessa di un massiccio ampliamento edificatorio. Il piano prevedeva grattacieli, ville e strutture ricreative. Nella progettazione fu coinvolta la Sama Global, rappresentata da Claudio Vanin, ritenuto dagli inquirenti un testimone cruciale.
Collegata a questo affare, anche l’alienazione di Palazzo Papadopoli, svalutato da 14 a 10,8 milioni. L’ex assessore Boraso, secondo le indagini, avrebbe ricevuto 73mila euro in tangenti camuffate da consulenza fittizia.
La stoccata del Pd
Il Pd va all’attacco con Monica Sambo, che ha chiesto le dimissioni immediate del sindaco Brugnaro e nuove elezioni. “Brugnaro liberi la città, si torni subito a votare” ha commentato la segretaria dem di Venezia. “A prescindere da come andrà a finire la vicenda giudiziaria, è evidente l’insostenibile conflitto d’interesse che ha segnato la vita pubblica della nostra città”.
“Da anni denunciamo con forza in Consiglio Comunale il conflitto di interessi del sindaco, la gestione privata della cosa pubblica. Oggi, con la chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio del Sindaco, è ancora più urgente un gesto chiaro di responsabilità e, per una volta, di amore nei confronti di Venezia” ha aggiunto, invitando le forze politiche a sostegno di Brugnaro a fare un passo indietro.
