Dopo una serata in discoteca a fare casino, perché non distruggere un autovelox mentre si torna a casa? Ha dell’incredibile il comportamento tenuto da un 20enne di Châlons-en-Champagne, in Francia, protagonista di una notte partita bene, ma conclusa malissimo. Sulle sue azioni avrà modo di rifletterci bene, vista la sanzione esemplare comminata dal giudice.
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Battaglia non solo italiana
Quando l’argomento del giorno sono i rilevatori di velocità, le polemiche sono dietro l’angolo. Ne siamo consci noi italiani, dato il loro proliferare senza controllo: da recenti indagini siamo apparsi secondi per numero di impianti installati lungo la nostra penisola, dietro solo al Brasile. Addirittura, ci rincorrono gli Stati Uniti, sebbene siano di oltre 32 volte più grandi. Con la recente riforma al Codice della Strada, ferma in Senato dopo l’approvazione dei Deputati, il Governo intende ridurli in maniera significativa, applicando dei rigidi criteri di omologazione.
Ad avviso di Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, le amministrazioni comunali hanno perso di vista la vera finalità. Anziché puntare alla tutela degli utenti, le istituzioni locali lo avrebbero trasformato in uno strumento per battere cassa. Nel corso del 2023 è scoppiato il caso di Fleximan, il cui unico scopo era di fare a pezzi gli autovelox. Qualche mese le Forze dell’Ordine sarebbero riuscite a rintracciare il colpevole, che, però, ha negato ogni accusa. Quale sia la verità spetterà alle sedi opportune stabilirlo, intanto andiamo a vedere che cosa ha combinato il ragazzo francese.
Senza freni
Mentre sedeva al volante con altre tre persone a bordo, teneva una velocità folle nel momento in cui l’autovelox lo ha pizzicato: 156 km/h, contro i 90 consentiti. Sotto effetto dell’alcool, e forse terrorizzato all’idea di dover affrontare la reazione della madre (era il giorno della Festa della Mamma), ha escogitato un piano assurdo: aiutato dal cugino 18enne, ha deciso di distruggere completamente l’apparecchio, così da cancellare le prove dell’infrazione.
Inaudita la violenza: tra lo sportello del posteriore rotto, i cavi tagliati e il tentativo di incendiare l’autovelox, hanno lasciato le macerie. E sapete qual è il lato “ironico”? Tutta la fatica si è rivelata unitile, in quanto la foto dell’infrazione era già stata inviata. Ma i guai per i due facinorosi mica erano finiti. Un testimone, assistito alla scena, si è messo in contatto con la Polizia. Che ha spedito del personale sul posto, affinché arrestato i responsabili.
In preda al panico, il guidatore ha innestato la retromarcia e investito i due agenti, prima di darsi alla fuga. Grazie alle immagini raccolte, le Forze dell’Ordine sono comunque riuscite a risalire all’identità del vandalo, ben presto arrestato. Durante il processo, il 20enne ha confessato le sue colpe: violenza contro la Polizia, rifiuto di obbedire a un ordine e danneggiamento. Si è difeso solo per l’incendio del radar, affermando di non essere responsabile. Invece, i capi d’imputazione al cugino attengono esclusivamente ai danni arrecati al macchinario.
Il Pubblico Ministero ha richiesto nel caso di quest’ultimo 8 mesi di carcere con la condizionale, mentre il conducente è stato condannato a 3 anni di reclusione, di cui 2 con la condizionale. In aggiunta alla pena detentiva, entrambi dovranno risarcire i danni al radar (circa 35.000 euro) e un importo tra i 1.200 e i 1.800 euro agli agenti feriti.