Pur essendo un mercato selettivo da sempre, anche quello delle moto vive il cambiamento che nuove produzioni stanno portando già da tempo in altri settori. La Cina, da grande prestatore di manodopera per marchi di tutto il mondo, è sempre più un nuovo esportatore concorrente delle maggiori aziende in circolazione. Se nel mondo della tecnologia ha fatto passi enormi, diventando da un anno all’altro un competitor di Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud ed Europa su tutta la linea, nel motociclismo, ancor più che nelle auto, sta arrivando gradualmente, ma sempre più solida e convincente ad ogni passo.
Per il motociclista medio, che tendenzialmente è un appassionato cultore di un mezzo proprio, come di uno stile, al solo sentire parlare di Cina o moto cinesi, vengono in mente grandi numeri e fabbricazioni a basso costo facilmente traducibili in scarsa qualità. Ma i motociclisti sono esigenti, difficili da conquistare, a volte scettici e questo i cinesi lo sanno bene. Pur vantando una produzione vastissima di modelli dedicati alla mobilità di tutto l’oriente, in particolare il sud-est asiatico dove con un piccolo motociclo si può fare di tutto come svolgere le commissioni o viaggiare con la famiglia, le aziende cinesi si sono interessate al nostro mercato un po’ alla volta, cercando di imitare tutto quello che rientra nei gusti del motociclista occidentale o fornendo un’alternativa, almeno economicamente, valida.
Non c’è quindi solo la Benelli che dopo l’acquisizione da parte dei capitali cinesi Qianjiang, mantiene il suo status di marchio storico italiano che progetta e sviluppa moto in Italia, e le assembla in Cina, ma nei nostri listini compaiono sempre più proposte e gamme complete in grado di soddisfare i motociclisti più diversi. Ci siamo fatti un breve viaggio nella Cina delle moto, escludendo il parco scooter, ma addentrandoci alla scoperta delle alternative che possono davvero affiancarsi alle case giapponesi o italiane con una concorrenzialità da non sottovalutare, almeno nel lungo periodo.
BENDA MOTORCYCLES
Prodotta nella regione dello Zejiang, a sud di Shangai, sul Mar Cinese Orientale, Benda è presente sui nostri mercati con una piccola custom ben progettata che si candida come la “sporster” per tutti. A partire dal prezzo (5.490 euro iva inclusa), con la BD-300 Sporty si ha un bicilindrico a V di 298 cc, perfetto per il traffico urbano, ma anche per le gite fuori porta. Sviluppa 31 Cv per una velocità dichiarata di 150 Km/h e permette una facilità di guida e un’alta fruibilità che tocca da vicino il neofita. Convincere il popolo dei biker con questa moto sembra un’impresa ardua, ma il tempo e l’attenzione dell’azienda alla clientela occidentale ci dirà se può competere con le massicce custom che da sempre identificano un certo rango di motociclisti, o se rimarrà solo un’esotica suggestione.
CF MOTO
Probabilmente il marchio Cinese più popolare in Italia, propone otto modelli che vanno a coprire i principali segmenti del settore. Con una rete commerciale strutturata e degli obbiettivi aziendali importanti, in oltre trent’anni si è mostrata all’altezza delle richieste tanto da candidarsi a marchio premium. Con l’affidabilità e la qualità come capisaldi della filosofia produttiva, CF MOTO non si scosta di molto dai prezzi delle case giapponesi o europee. Esteticamente curati o più banalmente “belli”, questi modelli pescano nel design delle marche più richieste oggi. La 450SR è una sportiva che nelle forme prende spunto da Ducati, Aprilia e monta un bicilindrico da 50 Cv, mentre le 300CL-X e 700CL-X hanno tanto della scrambler di Borgo Panigale, quasi da farsi confondere a distanza. Le 650GT e 650MT sono le moto con cui CF punta al turismo, offrendo una touring a meno di settemila euro. Il colpo migliore del colosso cinese è però la 800MT, una crossover che va dai 9.990 agli 11.990 e con un bicilindrico da 91 Cv può veramente inserirsi laddove non tutte le marche storiche hanno un modello forte.
KEEWAY MOTOR
“La nostra forza è il prezzo” recitava un vecchio slogan e con Keeway Motor si può riproporre la stessa teoria, dato che l’attuale listino propone quattro modelli di 125 alla metà della concorrenza occidentale. Nata nel 2003 per essere una forza stabile in Europa, la sede nel vecchio continente è a Budapest, ma la produzione è affidata ai 14.000 operai della fabbrica-città di Wenling a 500 km da Shangai. I prodotti che circolano in Italia sono tutti pensati e progettati nel nostro paese e, guarda caso, a Pesaro dove Benelli opera allo stesso modo da quando è entrata a far parte dello stesso gruppo Qianjiang, proprietario di Keeway. RKF è la naked, K-LIGHT, la stradale tipo classic bike e poi ci sono le due custom RK V125C e SUPERLIGHT, tutte 125 che non superano i miseri 14 Cv di massima potenza e i 100 Km/h dichiarati. Contando su una forza finanziaria e produttiva invidiabile, queste moto non hanno le stesse ambizioni delle altre marche cinesi, ma fondamentalmente si concentrano su neopatentati dalle poche pretese.
KL
Il modello DUEL 125 è chiaramente la dichiarazione di guerra alla pari cilindrata KTM e convince soprattutto per il design che denota una certa personalità e non teme confronti estetici particolarmente svantaggiosi. Con lo stesso propulsore monocilindrico, KL ha nella KXE la proposta più economica per chi desidera un enduro o un motard dalle brillanti prestazioni, anche in ottica gare. Maneggevole, con un’ottima ciclistica e una perfetta tenuta di strada è l’ottima alternativa per chi vuole divertirsi spendendo tra i 3.950 e i 4.090 euro. A queste moto di derivazione Kawasaki della cui stessa famiglia fanno parte, la Tibet Everest Colove Motorcycle Ltd produce anche la KL Raticosa 500 X. Adventure o crossover, questa moto è spinta da un bicilindrico parallelo Loncin da 48 Cv. Nonostante la stretta somiglianza con la BMW R1250GS, è la prima alternativa alla Benelli TRK 502 che attualmente è il riferimento di questa cilindrata, ma potrebbe nascere una bella lotta.
ZONTES
Sette modelli senza compromessi rendono ZONTES la più ambiziosa delle marche cinesi, con un grande rapporto di prezzo e proposta. Ce n’è veramente per tutti i gusti, tutte le tasche e a partire della ZT 125-U i pezzi sono moderni e ricercati nelle linee che comunicano nel mondo attuale tutto quello che oggi si cerca in una moto. ZT 310/350-R1, ZT 310/350-X1, ZT 310/350-V e ZT 310/350-T sono, in ordine, la naked, la sportiva, la custom e la crossover che fanno subito il salto in avanti per chi vuole un mezzo più performante e sempre molto gestibile, che utilizzano lo stesso motore. Consapevoli del grande fascino che le scrambler di ultima generazione hanno sulla clientela media, con la ZT 125-G e la ZT 350-GK, ZONTES si propone di soddisfare i palati più fini. Guangdong Tayo Motorcycle Technology Co., proprietaria del marchio, investe in Italia e Europa per far conoscere la qualità dei suoi prodotti e dei ricambi ZONTES. Tutte monocilindriche le moto nei vari allestimenti si possono avere ad un prezzo che oscilla tra i 3.190 euro della ZT 125-U ai 5.490 della ZT 350-V1.
Se fossimo nuovi della passione per la moto e non avessimo un retaggio culturale in grado di renderci saldamente critici sulle novità che vengono da un paese notoriamente pieno di contraddizioni, ma anche sfruttato da sempre per la grande capacità produttiva, probabilmente queste motociclette farebbero breccia molto più facilmente nella mente di chi si avvicina a un concessionario per fare il proprio acquisto.
Non dobbiamo dimenticare che dalla Cina sono arrivate tecnologie in tutti i campi e che i primi a sfruttare i vantaggi della produzione cinese sono stati proprio gli occidentali. Senza finire in discorsi di economia globale, c’è da dire che il tempo farà capire quanto vale acquistare una moto di tale provenienza e fabbricazione. Certo è che, in tempi non sospetti, il paese in questione aveva già fatto capire un determinato interesse per le moto a livello mondiale. Nei primi anni duemila, il Zongshen Team partecipava, con le Suzuki GSX-R 1000, al mondiale endurance, quando l’Endurance FIM World Champioship era molto più importante di oggi e i piloti erano i maggiori specialisti della disciplina, mentre nel 2010 il team Italo-Cinese di Moto2 JiR, aveva come direttore generale niente meno che Jan Witteveen. Insomma, la Cina è vicina.