Ricorso Prefettura o Giudice di Pace? Come scegliere per annullare una multa

Il cittadino ha due strumenti per difendersi: il ricorso al Prefetto oppure al Giudice di Pace. Due strade diverse per tempi, costi, modalità e strategie

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Fabio Lepre

giornalista

Appassionato di motori e narratore delle storie dell'industria dell'auto. Sempre alla ricerca di notizie sul mondo delle 4 ruote e delle novità normative.

Pubblicato: 3 Agosto 2025 06:00

Al di là del disappunto, la ricezione di una multa innesca una serie di dubbi su come agire, soprattutto se si ritiene di essere nel giusto. Davanti a un verbale contestato, il cittadino ha due strumenti per difendersi: il ricorso al Prefetto oppure quello al Giudice di Pace. Entrambe le strade sono percorribili per ottenere l’annullamento della sanzione, ma si differenziano per tempi, costi, modalità e strategie difensive.

In tutti i casi il ricorso deve essere redatto in forma formale, con un linguaggio chiaro e contenuti il più possibile completi. Chi di procedere in autonomia può affidarsi ai modelli disponibili online, molte volte pubblicati direttamente sui siti dei comandi di polizia che forniscono esempi utili per impostare la stesura. In alternativa ci si può rivolgere a un professionista come un avvocato o a un’associazione di consumatori. Va da sé come occorra mettere in conto il pagamento dell’onorario o della tariffa per il servizio ricevuto.

Il ricorso al Prefetto, gratuito ma rischioso

Il ricorso al Prefetto è gratuito, diretto e privo di formalità giudiziarie. Si può presentare entro 60 giorni dalla notifica della multa o dalla contestazione immediata se avvenuta sul posto. Si può inviare per raccomandata con ricevuta di ritorno oppure presentare al comando che ha elevato il verbale, che lo inoltra poi alla Prefettura competente per territorio. Non è richiesto l’intervento di un avvocato, e non si deve pagare alcun contributo unificato o marca da bollo. Im pratica è una via preferenziale per chi contestare la sanzione in modo semplice, rapido e a costo zero.

Questa semplicità ha un rovescio della medaglia: il Prefetto non è un organo terzo e imparziale, ma un’autorità amministrativa che ha una posizione più vicina agli agenti accertatori che al cittadino. Di fatto il Prefetto può accogliere o rigettare il ricorso sulla base degli atti inviati dalla polizia e delle osservazioni dell’utente, senza alcun contraddittorio orale.

Se il ricorso viene respinto, il Prefetto ha il potere di raddoppiare la sanzione e applicare il massimo edittale previsto dalla legge. In questo caso l’automobilista non solo perde la causa, ma finisce per pagare una somma molto più alta rispetto a quella originaria.

Silenzio-assenso nel ricorso al Prefetto, cos’è e quando si applica

Una caratteristica del ricorso al Prefetto è la possibilità che si applichi il cosiddetto silenzio-assenso. Se la Prefettura non risponde entro 120 giorni dalla ricezione del ricorso o 180 giorni se è stato presentato al comando accertatore, il ricorso si considera accolto e la sanzione viene annullata in automatico.

Questo principio è un elemento di tutela procedurale, ma non sempre garantisce tempi rapidi o certezza sull’esito poiché alcune amministrazioni restano ambigue nella gestione dei termini. Al contrario, la giustizia del Giudice di Pace, pur più costosa e complessa, offre tempi certi, un verbale motivato e la possibilità di fare appello davanti al Tribunale ordinario.

Il ricorso al Giudice di Pace, più costoso ma con maggiori garanzie

Il ricorso al Giudice di Pace è un vero e proprio procedimento giurisdizionale da attivare entro 30 giorni dalla notifica del verbale oppure entro 60 giorni se il destinatario risiede all’estero. Anche in questo caso non è obbligatoria la presenza di un avvocato, ma è consigliata quando si affrontano tematiche complesse o si vuole massimizzare la possibilità di vittoria.

Il ricorso si presenta in cancelleria o si può inviare per posta, ma occorre versare un contributo unificato, che per le multe ammonta a 43 euro, più una marca da bollo da 27 euro nei casi superiori a 1.100 euro di controversia. Nonostante i costi, questa procedura consente di esporre personalmente la propria versione dei fatti, presentare prove, testimoni, documenti, e ottenere una valutazione imparziale da parte di un giudice togato.

Il Giudice di Pace può decidere in udienza pubblica e tiene conto anche di aspetti di buon senso e proporzionalità, oltre che della normativa applicabile. Se il ricorso viene respinto, il giudice non può imporre il raddoppio della sanzione, ma solo confermare l’importo iniziale indicato nel verbale con l’eventuale aggiunta delle spese processuali. Il rischio economico è così più contenuto rispetto al Prefetto ed è una forma di garanzia per l’automobilista che ritiene di avere motivazioni legittime per opporsi.

Tra le ragioni più comuni e fondate per contestare una multa rientrano lo stato di necessità, eventuali errori o irregolarità nell’accertamento dell’infrazione o nella notificazione del verbale, nonché la mancata contestazione immediata quando obbligatoria o non sufficientemente motivata.

A questi motivi si possono aggiungere, caso per caso, altre circostanze che legittimano l’opposizione. In ogni situazione il cittadino che intende difendersi deve fornire prove concrete a sostegno delle proprie affermazioni – che siano documenti, testimonianze o perizie tecniche – salvo che l’invalidità del verbale sia talmente evidente da risultare incontestabile.

Quando conviene rivolgersi al Prefetto

L’automobilista non può scegliere entrambe le strade in contemporanea. Deve optare per una sola forma di ricorso e la presentazione dell’uno esclude in automatico l’altro. L’alternatività dei rimedi è una regola inderogabile, e presentare due ricorsi può comportare l’inammissibilità di entrambi.

In linea generale si consiglia di rivolgersi al Prefetto quando il verbale presenta vizi formali evidenti, come errori nella targa, nella data, nel luogo dell’infrazione o quando si ha una prova scritta schiacciante dell’errore commesso dall’accertatore. In queste situazioni, la via amministrativa è più rapida e meno onerosa, anche perché le possibilità di rifiuto da parte del Prefetto si riducono se il vizio è oggettivo e documentabile.

Quando è meglio scegliere il Giudice di Pace

Il ricorso al Giudice di Pace può essere presentato da chi ha commesso la violazione ovvero il trasgressore, ma anche dal proprietario del veicolo o da chi è obbligato in solido, come l’usufruttuario, l’acquirente con patto di riservato dominio o l’utilizzatore nell’ambito di un contratto di leasing. Nei casi in cui l’infrazione sia stata commessa da un minorenne, la legittimazione a proporre ricorso spetta al genitore o a chi esercita la responsabilità genitoriale.

In presenza di una contestazione più tecnica o soggettiva, come nei casi di presunti passaggi con semaforo rosso, contestazioni senza fermo dell’auto, infrazioni da autovelox o questioni interpretative sul comportamento alla guida, il Giudice di Pace è una sede più adatta per discutere, argomentare e difendere le proprie ragioni. In questo contesto, l’udienza e la possibilità di spiegare la propria posizione possono fare davvero la differenza.