Il popolo dei motociclisti annovera, come spesso accade, personaggi famosi, a volte così illustri come distanti dall’associazione collettiva. E’ il caso di Franz Kafka, il genio assoluto della letteratura mondiale che nei suoi migliori anni, è stato anche un appassionato motociclista. Amava uscire la sera, incontrare donne, giocare a tennis e girare in motocicletta.
Non solo una forma di evasione per lo scrittore boemo, ma una fonte d’ispirazione ed esorcismo di quello che sarà poi nella storia. In una lettera a Max Brod, Kafka scrive: “Vado molto in motocicletta…”. Siamo nel 1907 e l’autore ha ventiquattro anni. All’epoca, nell’Impero Austroungarico, si stimano 5.387 motociclette.
La moto in questione è una Laurin & Klement del 1903 costruita a Jungbunzlau (Mladà Boleslav in boemo, Bumsla in ebraico e latino), modello Odradek di proprietà dello zio Sigfried.
Laurin & Klement è un’azienda produttrice di biciclette, motocicli e auto fondata nel 1895, quindi all’interno dell’impero di Francesco Giuseppe e in seguito della Cecoslovacchia, che è rimasta attiva con tale denominazione fino al 1925, anno in cui fu acquisita da Škoda Auto. La prima motocicletta vide la luce nel 1899 e alla fine del 1902 ne erano state vendute 2.000.
Molte vittorie e tanti veicoli venduti nel mondo
Nel 1903, con 32 vittorie su 34 corse, le L&K Motorräder, diedero dimostrazione di quanto fossero ottime moto, anche oltre i confini imperiali. Nel 1905 fu prodotta la L&K19 in versioni alimentate da motori monocilindrici e bicilindrici, ma fu una delle prime aziende a costruire una moto con motore quattro cilindri, la CCCC 5HP. Nel 1905 uscì la prima auto denominata Typ A con motore 1.100 cc e raffreddamento a liquido. Dagli stabilimenti Laurin & Klement uscirono anche autocarri, bus, macchine agricole e rulli compressori e il 40% dei veicoli era esportato in Russia, Giappone, Sudamerica, Nuova Zelanda e altri paesi europei.
Lo scontro di culture tra antico e moderno
Kafka è l’ortografia tedesca di “Kavka” il cognome in ceco dello scrittore che, come molti della sua generazione, apprezzavano l’atteggiamento e l’adesione ad uno stile tedesco, in quanto sintomo di modernità. Ebreo di lingua tedesca in Boemia, viveva il contrasto tra il mondo moderno e le tradizioni arcaiche della religione, ancora molto forti in tutta l’area dell’Europa orientale.
Il geniale rapporto con l’ambiguità
Questa condizione, abbastanza comune darà spunto ad un racconto del 1917, dal titolo “Un incrocio”. In questo brano, Kafka inventa un animale che è per metà agnello e per l’altra metà gatto. Osservando bene il mezzo usato dal ceco, possiamo paragonarlo ad una grossa bicicletta con installato sopra un motore a scoppio e una primordiale trasmissione a cinghia, ampiamente in voga in quegli anni.
Odradek è una moto, un mezzo che una volta avviato si muove. Per un animale come per un bambino o per l’uomo primitivo, ciò che si muove è “vivo”. Nello scrittore erano presenti due realtà che non gli appartenevano, ma con la quali doveva fare i conti. Quindi la moto Odradek è l’animale che prima è agnello, ma col passare del tempo è sempre più gatto.
C’è una forte ambiguità nell’oggetto moto che Kafka usa come esempio della sua condizione esistenziale. Un oggetto simbolo del Novecento che ha appassionato milioni di persone in tutto il mondo. Se per i motociclisti, la moto e andare in moto diventa la proiezione di se stessi, è evidente quanto la vena geniale del nostro scrittore abbia colto tale aspetto con grande intuizione. Grazie Kafka!