Garlasco, le unghie di Chiara Poggi consumate come l'impronta 33: cosa significa per le nuove indagini

Le unghie di Chiara Poggi e l'intonaco con l'impronta 33 sono spariti? In realtà i reperti si sono consumati durante le analisi. Le novità su Garlasco

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Nei giorni scorsi diversi quotidiani online hanno riportato la notizia della presunta sparizione di alcuni reperti relativi al delitto di Garlasco: nello specifico, è stato scritto che sarebbero scomparse le unghie di Chiara Poggi e il frammento di intonaco prelevato sul quale era rimasta impressa l’impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio. Notizie, queste, che meritano chiarezza. In verità questi reperti non sono mai spariti, bensì sono stati consumati nel momento della loro analisi di cui, ovviamente, restano i tracciati sui quali gli inquirenti possono ancora lavorare.

La verità sulla “sparizione” delle unghie e dell’impronta 33

Come anticipato, nei giorni scorsi diverse testate hanno riportato la notizia sulla presunta sparizione di reperti importanti relativi al delitto di Garlasco. Stiamo parlando, nello specifico, delle unghie di Chiara Poggi e del frammento di intonaco sul quale è rimasta impressa l’impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio.

Parliamo di “presunta sparizione” perché, nei fatti, tale non è. A fare chiarezza su questo dettaglio è un articolo pubblicato da Fanpage il giorno 7 giugno.

delitto garlasco unghie chiara poggi impronta 33Fonte foto: ANSA
Le unghie di Chiara Poggi e l’intonaco con l’impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio non sono spariti, piuttosto sono stati consumati durante le analisi di cui sono rimasti i tracciati

Quando un reperto interessato da materiale genetico diventa oggetto di analisi, si consuma. Nel caso delle unghie di Chiara Poggi, esaminate dal professor Francesco De Stefano nel 2014 su incarico della Corte d’Appello Bis nel 2014 – l’anno in cui arrivò la prima condanna per Alberto Stasi – furono sciolte per consentire al perito di estrarre il Dna presente sotto, sopra e di lato. Ciò avvenne in accordo con la consulenza della difesa di Alberto Stasi.

Lo stesso discorso vale per l’impronta 33, che fu prelevata dai carabinieri durante un sopralluogo nella villetta di via Pascoli 8. Il pezzo di intonaco fu analizzato e si consumò. Ribadiamo che nonostante la degradazione dei reperti appena menzionati, di queste analisi resta traccia nei risultati.

Gli effetti sulle nuove indagini

Come intuibile da quanto appena riportato, dato il consumo dei reperti in fase di analisi le nuove indagini potranno proseguire sulla base dei risultati riportati nelle perizie. Ciò vale, quindi, sia per le unghie di Chiara Poggi che per l’intonaco con l’impronta 33.

Nello specifico, i reperti ungueali di Chiara Poggi furono analizzati dal già citato professor Francesco De Stefano – che individuò due profili attribuibili a soggetti maschili ma senza identificarne l’appartenenza – mentre l’impronta 33 (attribuita ad Andrea Sempio solo successivamente) fu analizzata dai carabinieri del Ris di Parma.

Brevemente: gli investigatori della nuova inchiesta non avranno accesso diretto ai reperti ormai consumati dalle prime analisi, bensì potranno lavorare sulla base dei risultati delle stesse.

Il nuovo sopralluogo a Garlasco

Lunedì 9 giugno gli inquirenti sono tornati in via Pascoli 8 per un nuovo sopralluogo nella villetta in cui si consumò l’omicidio di Chiara Poggi il 13 agosto 2007.

I carabinieri impiegheranno laserdroniscanner per rilevare la traiettoria delle tracce di sangue e ricostruire, così, le dinamiche del delitto di Garlasco. L’intento è determinare la posizione esatta delle tracce ematiche e delle impronte.

garlasco-unghie-chiara-poggi-impronta-33 Fonte foto: ANSA