Sigfrido Ranucci fa infuriare il direttore della TGR Rai: "Inchieste bloccate dal politico o mafioso di turno"

Sigfrido Ranucci attacca Tgr e l'assenza di giornalismo di inchiesta per pressioni esterne. Scoppia la bufera: replica dura di Roberto Pacchetti

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È bufera tra Sigfrido Ranucci e la Rai, dopo le dichiarazioni del giornalista sulle presunte pressioni politiche e mafiose subite dalle sedi regionali, parole dure che hanno indignato il direttore di Tgr Roberto Pacchetti e i sindacati interni alla Rai. Sullo sfondo, la protesta dei precari contro l’accordo del 5 giugno e i timori di un ridimensionamento delle redazioni centrali.

Le parole di Sigfrido Ranucci

Una Rai che minaccia i suoi programmi d’inchiesta, cardine di un’offerta che negli anni ha costituito un pilastro irrinunciabile per il servizio pubblico. È quanto Sigfrido Ranucci desume – con evidente malcontento – dall’accordo del 5 giugno, che potrebbe depauperare le redazioni centrali a beneficio di quelle territoriali.

“In trent’anni di Rai non ricordo un accordo del genere” ha osservato Ranucci. “Con una firma viene cancellato di botto un investimento prezioso, in barba a quanto scritto nel contratto di servizio sulla valorizzazione del giornalismo d’inchiesta”.

Sigfrido Ranucci Roberto Pacchetti raiIPA

Sigfrido Ranucci

Poi il giornalista è passato all’attacco: “Senza contare che sono sommerso di telefonate di colleghi dalle sedi regionali che vogliono venire a Report perché lì non riescono a fare inchieste, bloccati dal politico o dal mafioso di turno”.

La replica di Roberto Pacchetti

Roberto Pacchetti, direttore del TGR, ha replicato con fermezza alle dichiarazioni di Sigfrido Ranucci, reputando le sue parole “gravissime”.

“Pesanti macigni scagliati ad altezza uomo contro centinaia di colleghe e colleghi” ha dichiarato Pacchetti. “Una simile affermazione, priva di riscontri e generalizzata, danneggia il giornalismo tutto, non solo quello regionale”.

Alla critica, il direttore ha risposto elencando una serie di inchieste realizzate proprio da TGR in diverse regioni d’Italia, che hanno denunciato diverse situazioni delicate. Si va dalle infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione in Calabria, allo smaltimento illecito di rifiuti in Campania, passando per le inchieste sui rapporti tra politica e criminalità (TGR Puglia), la mala gestione dei fondi europei (TGR Trento e Bolzano) e le irregolarità nei fondi sanitari regionali (TGR Piemonte).

“Questi sono solo alcuni esempi di un’attività costante, capillare e autonoma, spesso svolta in territori difficili e senza la visibilità dei grandi contenitori televisivi, ma non per questo meno incisiva o rilevante. Se esistono pressioni indebite o tentativi di condizionamento vanno denunciati nelle sedi opportune, non affidati a dichiarazioni generalizzanti che alimentano sfiducia e confusione” ha aggiunto Pacchetti.

“Io continuerò a guardare Report. Invito Ranucci a seguire meglio i nostri Tg regionali e le nostre rubriche” ha concluso.

La risposta dei sindacati

I sindacati interni Rai hanno a loro volta replicato duramente alle affermazioni di Sigfrido Ranucci. Usigrai ha ricordato con amarezza che già in passato TGR fu definita “il tg delle sagre” e ha difeso la professionalità delle redazioni, sottolineando che oggi vi si accede solo tramite selezioni pubbliche.

“Se nella Tgr non si riescono a fare tutte le inchieste che vorremmo è per i carichi di lavoro che ci vedono lavorare da mesi sotto organico” ha evidenziato il sindacato, che ha ricordato l’esempio dell’inchiesta sulla tragedia di Rigopiano, usata in sede processuale.

Anche Unirai ha respinto “al mittente” le accuse di Ranucci, affermando che i giornalisti TGR lavorano con impegno e indipendenza. “La trasparenza e la completezza del nostro operato sono testimoniate dai ripetuti servizi e approfondimenti dedicati proprio alla politica, alla criminalità e ai casi di intrecci tra esse” ha evidenziato.

La protesta dei precari Rai

Il 12 giugno i giornalisti precari di trasmissioni Rai come “Report”, “Presa Diretta” e “Mi Manda Raitre” hanno protestato a Viale Mazzini contro l’accordo del 5 giugno tra l’azienda e i sindacati, che a loro avviso svuoterebbe le redazioni d’inchiesta e non garantirebbe contratti giusti.

La denuncia riguarda il trasferimento di 127 precari dalle redazioni storiche ai Tg regionali, temendo la perdita d’identità professionale, chiedendo invece stabilizzazioni nei programmi dove tali professionisti lavorano da anni.

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