Udite udite, è arrivata l’anti-dieta. Il sogno di tutti è finalmente realtà: mangiare quello che più si vuole e riuscire a dimagrire.
Questo particolare regime alimentare è stato studiato nel 1995 da due dietologhe statunitensi per focalizzarsi sulla soddisfazione di chi mangia invece che sulle calorie. Secondo le due dottoresse, Evelyn Tribole ed Elyse Resch, andare contro la moda “dello stare sempre a dieta” porterebbe molti vantaggi. La Resch ha spiegato che questo schema alimentare è nato dall’intenzione di abbandonare un sistema che nel 95% dei casi porta a un fallimento oppure a una ripresa di chili appena terminato lo sforzo del diminuire calorie.
Invece che fustigarsi sarebbe opportuno godere del piacere del cibo che si vuole mangiare, ascoltarsi e, di questo passo, la sazietà arriverà prima. Acquisire quella che tecnicamente viene definita una consapevolezza enterocettiva è quindi fondamentale, cioè focalizzarsi sulle sensazioni fisiche che vengono a galla nel momento in cui si comincia a consumare cibo.
La privazione è dannosa
Sempre la Resch spiega come se non si è soddisfatti di quello che si ha nel piatto si va a cercare altro e quindi non si riesce a rimanere in forma. La privazione porta solo a conseguenze peggiori, più ci si proibisce un cibo più lo si vuole; la mente gioca brutti scherzi e spesso si rischia di cadere nelle classiche abbuffate.
Bisogna onorare la fame senza evitare i carboidrati sani che porterebbero solo ad un eccesso di fame in seguito. Evitare di leggere riviste o libri che promettono dimagrimenti rapidi e imparare ad ascoltare il proprio fisico e la sazietà. E soprattutto svincolare il cibo dai troppi significati che spesso assume, come “cibo da rabbia” o “cibo da noia”, e così via.
Come per tutte le nuove diete prima di iniziarle è bene consultare un medico.