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BUONO A SAPERSI 11 GIUGNO 2025

Lo Spid diventa a pagamento: ecco le alternative gratuite

Lo Spid sarà a pagamento, o almeno è così per gli utenti che si appoggiano a determinati provider. Alcuni, infatti, hanno deciso di introdurre un prezzo annuale per usufruire del servizio di identità digitale.

Succede a causa di un ritardo nell’erogazione dei fondi pubblici, che costringe le aziende a correre ai ripari. Tuttavia, è giusto che a pagarne le conseguenze siano i cittadini, che hanno il diritto di accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione? E, soprattutto, a quanto ammontano i costi?

Chi ha introdotto lo Spid a pagamento

Da maggio 2025 Aruba ha introdotto lo Spid a pagamento, una decisione che è stata presa a ruota da Infocert che, però, ha spostato la propria deadline a luglio. Chi dovrà autenticare la propria identità digitale per usufruire dei servizi della Pubblica Amministrazione, quindi, dovrà pagare 4,90 all’anno se si avvale del primo provider, 5,98 euro se si appoggia al secondo.

Intanto il Codacons fa sentire la propria voce e parla di lesione dei diritti dei consumatori e si riserva la possibilità di agire per chiedere un risarcimento a nome dei cittadini italiani. Ci sono delle attività, infatti, che sono indispensabili e che necessitano di avere una propria identità digitale attiva.

  • Controllare i cedolini degli stipendi.
  • Consultare lo stato delle pensioni Inps.
  • Presentare domanda per ottenere i bonus.
  • Richiedere i certificati anagrafici.
  • Usufruire della dichiarazione dei redditi precompilata.
  • Chiedere il cambio del medico di base.

Difficilmente si potrà evitare di utilizzare lo Spid ma, per evitare di pagare e utilizzare metodi alternativi, è possibile presentare una disdetta ad Aruba o Infocert attraverso una pec o una raccomandata con ricevuta di ritorno.

Perché lo Spid diventa a pagamento

Lo Spid diventa a pagamento per un problema di sostenibilità economica. Infatti, il ritardo dell’erogazione del contributo complessivo di 40 milioni di euro, promesso nel 2023 dal Governo per far fronte i costi di gestione, è diventato un ostacolo difficile da superare senza gravare sulle tasche degli italiani.

Tuttavia, Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica Amministrazione, ha fatto sapere che “i 40 milioni destinati ai provider ci sono” e dovrebbero essere disponibili da fine luglio 2025, quando scadrà la convenzione tra lo Stato e i fornitori di Spid, che dovranno stabilire se rinnovarla oppure chiudere il servizio.

Identità digitale: quali sono le alternative gratuite

Il 90% degli accessi ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione, attualmente, avviene tramite lo Spid. Secondo i dati, nel 2024, sono stati circa 1,2 miliardi i cittadini che ne hanno fatto uso. Ma c’è una buona notizia: il 70% delle utenze Spid sono a carico di Poste Italiane e non sono arrivate notizie circa la possibilità che il servizio diventi a pagamento. Di conseguenza, il problema, al momento, riguarda il 30% degli italiani che usufruiscono di questo sistema. Chi non è disposto a farsi carico dei costi annuali di Aruba e Infocert, può disdire il servizio e richiederne uno nuovo tramite l’azienda controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze.

Inoltre, chi ha la Cie non avrà problemi. La carta di identità elettronica è gestita dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e non viene utilizzata spesso, questo andamento però potrebbe presto cambiare. Se fino all’anno scorso si sono registrati soltanto 52 milioni di accessi, a fronte di 48,2 carte distribuite, adesso molti cittadini potrebbero rivalutare le potenzialità di questo documento.

Esattamente come succede per lo Spid, tramite un QR Code si può accedere ai vari portali per effettuare dei pagamenti, consultare dei documenti e non solo. La Cie può essere utilizzata con il computer e lo smartphone, ma per farlo si deve essere in possesso del PIN di otto cifre: la prima parte viene consegnata quando si richiede la carta, la seconda quando si ritira il documento vero e proprio.

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