La sigla SP è particolarmente cara al marchio dei tre diapason che a partire dagli Anni Novanta l’ha utilizzata diverse volte, anche sulla YZF –R1. Sul significato da attribuirvi capita di incorrere in fraintendimenti, infatti, a differenza di quanto si sarebbe portati a credere, non sottintende Sport, bensì Special; quindi, sarebbe errato aspettarsi delle versioni spiccatamente sportive, piuttosto, come nel caso di questa Yamaha MT-09 SP, rimandano a un esemplare parecchio curato nella componentistica, senza comunque renderla una due ruote “pronta gare”. Semmai bisogna ritenerlo ciclisticamente più performante rispetto alle già ottime caratteristiche della proposta base.
Il talento nella produzione di soluzioni racing tende a creare un po’ di confusione. Tra le fila del Costruttore nipponico hanno militato straordinari campioni nella MotoGP, la classe regina del motomondiale, polo di richiamo di fan provenienti da tutto il mondo. Nei paddock della compagnia sono passati immensi campioni, capaci di scrivere la storia della disciplina, compreso il “nostro” Valentino Rossi, autore di imprese pazzesche contro temibili rivali. Dati tali presupposti è naturale attribuire alla sigla SP un’interpretazione sbagliata, d’altro canto accompagna, comunque, delle meraviglie assolute, frutto di ore e ore di lavoro.
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Il peso della famiglia
MT-09 costituisce una famiglia di moto molto importante per la casa di Iwata che pesa il 48% del totale realizzato, sebbene la best seller in assoluto sia MT-07. In ogni caso, nel 2016 MT-09 ha trovato posto nel box di casa di 8.357 italiani: mica bruscolini. A persuaderli la bontà di un progetto di altissimo livello sotto il versante tecnico. Gli ingegneri hanno compiuto l’ennesima “magia”, supportati da una rigorosa campagna di test su pista, in maniera da correggere le eventuali sbavature iniziali.
Veniamo all’estetica, la quale cambia soprattutto nella parte frontale e prende dalla maxi MT10 l’aggressivo gruppo ottico con 4 proiettori a LED. Per il resto il nero regna sovrano, sia sui comandi sia sulla strumentazione, qui a caratteri bianchi su fondo nero, che la rendono però maggiormente visibile e elegante. Il serbatoio dispone di fianchi argento e la parte superiore blu e nera. Cupolino e codino sono anch’essi in argento, mentre il parafango anteriore ha una finitura blu/nera con grafiche SP. I cerchi sono verniciati in blu alla pari della sorella maggiore, invece – come detto – manubrio, leve e piastra di sterzo sono stati tinteggiati in nero. Infine, cuciture blu esaltano la sella.
La meccanica non si tocca
La meccanica rimane invariata: in confronto all’interpretazione “standard”, una delle migliori naked, ci sono sempre i 115 CV erogati dall’ottimo tre cilindri in linea, dal 2017 dotato peraltro di frizione antisaltellamento servoassistita e quickshifter QSS. Il comparto sospensioni è, a sua volta, alquanto raffinato: la forcella è una KYB completamente regolabile e tra le varie cose perfettamente riconoscibile rispetto alla standard per effetto dell’anodizzazione color oro.
Al retrotreno troviamo invece un monoammortizzatore Öhlins RSA monotubo da 46 mm, completamente regolabile nell’idraulica e provvisto di registro remoto adibito a precarico e compressione. La Yamaha MT-09SP è in arrivo nelle concessionarie al prezzo di listino di 10.190 euro (franco concessionario) nella sola colorazione Silver Blu Carbon, richiama chiaramente quella della MT-10SP.