ZX-4RR, la piccola superbike Kawasaki

La piccola Ninja che promette grandi prestazioni e un trofeo dedicato

Foto di Alex Ricci

Alex Ricci

Divulgatore di motociclismo

Romagnolo classe 1979, scrittore, reporter, divulgatore appassionato di moto, storia, geografia, letteratura, musica. Adora Junger, Kapuściński, Sting e i Depeche Mode.

In occasione del sesto e ultimo round del CIV 2023, a Imola è stato presentato il Ninja Trophy ZX-4RR, un monomarca Kawasaki dedicato alla nuova piccola sportiva giapponese disponibile nei concessionari da questo autunno. L’ultima arrivata tra le supersport di Akashi è infatti un tassello “raro” nel mosaico che compone i listini delle aziende di moto e con un motore quattro cilindri in linea di 399 cc da 77 Cv, si rivolge agli appassionati di moto dalle emozioni adrenaliniche.

Ritorno al passato

Trofeo a parte, chi crede di trovarsi davanti a qualcosa di rivoluzionario, potrebbe rimanere deluso scoprendo che in passato tale frazionamento era già stato applicato a motori 400 ad alte prestazioni e che proprio Kawasaki, con questo modello, rispolvera un concetto ampiamente utilizzato a tali scopi.

Dal 1989 al 1999 (dal 1991 per il mercato europeo), è stata prodotta la ZXR 400, una race-replica da 65 Cv per 162 kg, che nelle linee rispecchiava le sue più potenti sorelle da 750 cc e 600 cc, tanto da essere considerata una “minisuperbike”. Risultato di normative giapponesi che limitavano la licenza di guida a 400 cc, salvo conseguimento della super patente che prevedeva un esame molto complesso e ricco di prove, compreso il sollevamento da terra, non era la sola e concorreva con le connazionali Yamaha FZR400R, Honda VFR400, e Suzuki GSX-R400.

Di necessità virtù, le case nipponiche hanno sempre puntato alle prestazioni e con motori ad alto numero di giri, si sono mostrati capaci di costruire telai, sospensioni, impianti frenanti e componentistica all’altezza della loro idea di piccola sportiva. La ZXR 400 era di fatto un “missile in miniatura” con una velocità massima dichiarata di 224 Km/h, che non ha mai avuto un grosso successo alle nostre latitudini, proprio per la possibilità del motociclista medio di contare su cilindrate maggiori e sostanzialmente più in linea con gli usi occidentali.

Un po’ di Italia nella storia

Bimota, che dal 2019 è di proprietà di Kawasaki Heavy Industries per il 49.9%, in tempi non sospetti, tra il 1981 e il 1984 ha costruito la KB2, chiamata anche KB2 Laser. Montava un motore a quattro cilindri in linea quattro tempi da 497 cc, derivato direttamente dalla Kawasaki Z500 e sviluppava 48 Cv a 8.500 giri/min. In seguito, Bimota realizzò versioni più evolute come la KB2S con il propulsore della Z550 o la KB2TT con lo stesso motore, maggiorato a 593 cc. L’ulteriore versione destinata al mercato giapponese si chiamava invece KB2J e prendeva il motore dalla Z400.

La nuova Ninja è quindi dotata di un telaio ispirato al mondo Superbike, con pacchetto elettronico da categoria superiore, quick-shifter e schermo LCD a colori con funzione track mode per visualizzare tempi sul giro, posizione del cambio e giri del motore. Quattro sono i riding mode che gestiscono mappe motore e controllo di trazione. Occorre tenere presente che come tutti i piccoli quattro cilindri, il regime di rotazione ottimale è normalmente alto e la massima potenza è data a 14.500 giri/min.

Il Ninja Trophy ZX-4RR che partirà il prossimo anno conferisce maggior importanza a questa Ninja che si candida come la nuova media cilindrata di riferimento e tra i molti che l’hanno già acquistata per partecipare al campionato, 2R Racing team ha fatto sapere di aver sposato il progetto con grande entusiasmo e di essere già in possesso della moto per il trofeo.

Ma se la pista è lo spot per eccellenza, solo il tempo ci dirà se questo ritorno al passato da parte di Kawasaki può aprire un seguito e una breccia tra gli appassionati. Certamente, la ZX-4RR è più affascinante della sorella bicilindrica che, pur militando nel mondiale dal 2017, non ha conquistato i motociclisti di casa nostra.