Città 30, il ministro Salvini ha deciso: firma la direttiva

Il ministro Salvini firma la direttiva, dai Comuni arriva la risposta tagliante sulla decisione sulle Città 30: ecco cosa è stato deciso dal Mit

Foto di Luca Bucceri

Luca Bucceri

Giornalista

Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano. Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e dei motori, scrive anche di attualità ed economia.

Le Città 30 continuano a fare discutere, tra alcuni sindaci favorevoli e altri che si sono detti contrari mentre i residenti alzano la voce su ulteriori limitazioni sulle strade urbane. E dopo aver sentito tutti gli interventi e le polemiche, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini ha preso la sua decisione, firmando la direttiva sui limiti di velocità nei Comuni italiani.

Sette pagine di documento i cui sono stati messi nero su bianco i criteri per la riduzione a 30 km/h della velocità all’interno dei centri urbani. Una direttiva che, a detta di molti, smonta il sogno delle Città 30 di molti primi cittadini. E non senza polemiche.

La direttiva di Salvini sulla Città 30

Più volte sono arrivati aggiornamenti e polemiche sulle Città 30, con il Codacons che ha anche annunciato il ricorso al Tar contro il Mit, ma ora è arrivata la decisione ufficiale direttamente dal dicastero. Il ministro dei Trasporti, nonché vicepremier, Matteo Salvini ha infatti firmato la direttiva che può mettere fine alle polemiche. Anche se, come sappiamo, lo scontro sulla materia è sempre aperto.

Una direttiva in cui, leggendo tra le righe, la vita di una Città 30 come a Bologna sembra essere agli sgoccioli, con la decisione del Comune emiliano che potrebbe avere le settimane contate. Perché? Per i criteri messi nero su bianco nel documento firmato dal ministro, una direttiva di sette pagine in cui è spiegato per filo e per segno in che situazioni la riduzione a 30 km/h del limite di velocità è possibile e dove, invece, no.

Ed ecco che leggendo la direttiva tra i punti principali balza all’occhio quella che può essere la deroga ai limiti di velocità secondo legge, ovvero “esclusivamente in determinate strade e tratti di strada”. Infatti il testo precisa che eventuali limiti derogatori al limite massimo di velocità di 50 km/h devono essere parametrati in relazione a strade o tratti di strada “tassativamente individuati“, “nonché giustificati solo laddove sussistano particolari condizioni“.

Quali? Continuando a leggere il documento si citano come condizioni l’assenza di marciapiedi, movimento pedonale intenso, attraversamenti non semaforizzati, restringimenti anomali delle sezioni stradali e pendenze elevate. Ma anche andamenti planimetrici tortuosi, frequenza di ingressi e uscite carrabili, pavimentazioni sdrucciolevoli o curve in vario modo pericolose.

E alla base delle modifiche dei limiti di velocità, viene sottolineato, deve esserci il “bilanciamento di interessi tra il diritto alla mobilità e alla libera circolazione e le esigenze di promozione della sicurezza della circolazione“. Qualora gli Enti locali dovessero decidere di andare contro la direttiva e le scelte fossero contrastanti con quest’ultima e con i criteri del Codice della Strada, il Ministero può modificarli incaricando “uffici territoriali a effettuare controlli di merito in relazione a tali provvedimenti”.

La risposta del sindaco di Bologna

Una direttiva che in primis ha trovato già l’opposizione del Comune di Bologna che da mesi si batte per la Città 30. Valentina Orioli, assessore alla Nuova Mobilità, commentando la direttiva l’ha definita contraddittoria e Bologna, secondo lei, resta comunque in linea col Codice della Strada.

Il confronto proseguirà, non c’è dubbio, ma il sindaco Matteo Lepore non ci sta: “Con la direttiva pubblicata dal ministero dei Trasporti purtroppo la risposta è burocratica, non politica“.

Il primo cittadino bolognese, infatti, ha sottolineato come al centro della proposta del Comune ci sia innanzitutto l’obiettivo di ridurre la velocità per salvare vite e rafforzare la sicurezza stradale. E Bologna, in questo senso, sarà un po’ come “il paesino degli imbattibili-irriducibili Galli che l’Impero Romano non riesce mai a conquistare”, con Lepore che sui social ha paragonato la città al villaggio di Asterix e Obelix.

Se si dovesse applicare alla lettera quella direttiva, con lo spirito dei politici del Governo che la stanno raccontando, in tutta Italia bisognerebbe ripartire daccapo, mentre oggi dobbiamo fare dei passi avanti per la sicurezza stradale e non dei passi indietro” l’attacco del sindaco.

E Bologna che farà? Lepore non ha dubbi ed è pronto allo scontro col governo e col ministro Matteo Salvini: “Siamo pronti a migliorare Città 30 modificandola, riportando alcune strade a 50 km/h. Ma solo sulla base dei dati scientifici, non sulla base di opinioni“.

I dati di Bologna a 30

Dalla parte di Lepore infatti ci sono i numeri. I dati sugli incidenti da quando è in vigore il nuovo limite di velocità a 30 km/h sorridono a Bologna, perché è stato registrato un calo drastico.

Dal 15 al 28 gennaio, ha fatto sapere il Comune, il numero dei sinistri è diminuito del 21% rispetto allo stesso periodo del 2023, con 25 incidenti in meno. In totale, infatti, si sono verificati 94 incidenti, 63 dei quali con feriti e 31 senza, ma un dato è importante: nessun incidente è stato mortale. Nel 2023 gli incidenti erano stati 119, tra i quali 77 con feriti, 41 senza e uno mortale.

Dati che confermano i recenti studi che sottolineano come a velocità più basse corrispondono strade più sicure. Quindi meno km/h è uguale a meno incidenti.

Sindaci esasperati

Ma non solo Bologna, perché ad andare contro Salvini ci sono anche i sindaci di centrodestra. La direttiva firmata dal ministro, infatti, non ha fatto piacere a tutti quei primi cittadini che avevano adeguato i loro Comuni alla riduzione del limite ai 30 orari.

Mettendo in direttiva l’impossibilità di deroga al limite dei 50 orari a “una pluralità di strade”, Salvini avrebbe messo il bastone tra le ruote a diverse città. È un esempio Treviso, con il sindaco Mario Conte, della Lega, che aveva ridotto il limite al centro storico, decisione oggi in contrasto con la direttiva. “Ci mancava solo questa da fare adesso – sbotta Conte – dover dettagliare strada per strada, quando abbiamo un milione di cose da fare”.

Settimo Nizzi, sindaco di Olbia di Forza Italia, ha invece sottolineato: “Questa è un’esasperazione, dobbiamo prendere il provvedimento e verificare ogni ricaduta, la prima cosa che farò appena arrivato in ufficio con i miei tecnici”.

Anche Roma verso zone a 30 km/h

E mentre tra Mit, Bologna, Salvini e Lepore continuano i botta e risposta, anche Roma viaggia verso la Città 30. Negli scorsi giorni, infatti, il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato 70 zone della cosiddetta “via romana”, le strada in cui il limite di velocità calerà a 30 km/h.

L’idea del primo cittadino della Capitale, infatti, è quella di delimitare le zone in cui gli automobilisti devono tenere il piede ben lontano dall’acceleratore, mentre in altre rimarrà tutto come sempre. Dal centro storico alle periferie e anche sul Grande Raccordo Anulare, Gualtieri ha voluto riqualificare punti critici della mobilità romana.

L’idea, spiegano da Roma, è quella di arrivare al 70% delle strade col limite a 30 all’ora e per far ciò sono stati stanziati 3,5 milioni di euro. Soldi che, va sottolineato, verranno utilizzati per realizzare “isole ambientali”, zone a traffico gentile dove la riduzione dei limiti di velocità non solo è importante per la sicurezza stradale, ma anche “recupero dello spazio”.