Sugar tax sospesa fino a gennaio 2026, perché è arrivato il rinvio della tassa voluta da Conte nel 2020
Da luglio al prossimo gennaio, la Sugar tax è stata rinviata ancora: era stata ostracizzata dalla maggioranza e dalle aziende del settore
Nuovo rinvio per la Sugar tax che è stata sospesa ancora e stavolta fino a gennaio 2026. La tassa che era stata predisposta nel 2020 dal governo di Giuseppe Conte era già stata rinviata per sette volte in precedenza e continua quindi a far discutere. Essa prevede in sostanza un rincaro di circa il 25% del prezzo delle bevande zuccherate.
Sugar Tax sospesa: cos’è
L’entrata in vigore della Sugar tax è stata rinviata di 6 mesi, fino al prossimo gennaio. Grazie a questa scelta del Governo, dunque i consumatori per il momento scongiurano il rincaro di circa il 25% del prezzo delle bevande zuccherate.
Questa misura era stata introdotta con la legge di Bilancio 2020 del governo di Giuseppe Conte e punta a scoraggiare il consumo di zuccheri, promuovendo abitudini alimentari più sane.
IPA
Perché è stata rinviata e cosa prevede
Sarebbe dovuta entrare in vigore dal 1° luglio 2025 e avrebbe dovuto colpire produttori e importatori di bevande analcoliche zuccherate. Per loro era prevista un’imposta di consumo di 10 euro per ettolitro sulle bibite finite con edulcoranti e dello 0,25 centesimi di euro per Kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati solo dopo essere stati diluiti.
Uscita dal decreto fisco nei giorni scorsi, la norma per il rinvio della Sugar Tax ha trovato posto nel decreto Omnibus che è stato approvato nelle ultime ore dal Consiglio dei ministri. Come detto il punto focale della misura è quello di disincentivare, attraverso un balzello di 5 centesimi di euro al litro, il consumo di bevande zuccherate. Il governo ha individuato i 140 milioni di euro di coperture necessari a garantire la proroga, una decisione fortemente voluta dalla maggioranza.
Si tratta quindi dell’ottavo rinvio anche se la tassa anche questa volta non è stata eliminata del tutto: per farlo, bisognerebbe trovare delle coperture stabili per rinunciare al gettito stimato. Il rinvio da solo infatti significa dover rinunciare per tutto il 2025 a circa 60 milioni di euro.
I motivi del no e chi rema contro
La Sugar tax non è una prerogativa italiana, anzi. Già in altri Paesi europei e mondiali, come Francia, Spagna, Regno Unito e Ungheria, Messico, Colombia e alcune città degli Stati Uniti, sono state approvate misure simili.
La tassa ha però riscontrato forte avversità da parte del Centrodestra e dei produttori. Nella maggioranza questa imposta è stata definita “iniqua, ideologica e dannosa”. È stato sottolineato come non esista alcun nesso tra l’imposta e la riduzione del consumo di bevande zuccherate, mentre è palese “l’impatto negativo sulle aziende e sui posti di lavoro in un settore già alle prese con gli incrementi dei costi energetici”.
Dello stesso punto di vista sono le imprese del settore. Esse sostengono che “la misura potrebbe danneggiare l’agroalimentare italiano in un momento difficile a causa della complessa situazione internazionale”, evidenzia Coldiretti. Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia, aggiunge che l’entrata in vigore della Sugar tax metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro, in particolare nelle piccole e medie imprese del Sud Italia.
