Cosa c’è fuori dalla nostra atmosfera è uno dei temi più affascinanti di sempre. Da secoli osserviamo il cielo in cerca di risposte, ma solo nel XIX secolo abbiamo iniziato a esplorare lo spazio “da vicino”. Gli astronomi e gli scienziati, oltre a studiare i grandi dilemmi, sono anche in cerca di forme di vita intelligenti. Ma cosa succederebbe se ci fosse realmente un contatto con gli alieni?
E se gli alieni si mettessero in contatto con noi?
Un contatto con una civiltà aliena sarebbe una scoperta incredibile, che senza dubbio rivoluzionerebbe tutta la nostra società. Allo stesso tempo però questa possibilità richiede una grande organizzazione, per non farci trovare impreparati. A tal proposito, John Elliott, linguista computazionale dell’Università di St. Andrews, ha annunciato che creerà un nucleo di ricerca che mira a analizzare segnali misteriosi. Non solo, il team elaborerà anche ogni aspetto di una ipotetica risposta terrestre.
In America, invece, gli scienziati di Seti, Search for Extra-Terrestrial Intelligence, hanno già creato delle linee guida nel caso in cui ci fosse un contatto con una civiltà aliena.
Sono tante le teorie sugli extraterrestri, una delle più interessanti però è che gli alieni avrebbero costruito molti monumenti famosi. Non solo, in molti poi sono convinti che gli extra terresti siano già tra noi e ci starebbero studiando.
Il protocollo (che protegge l’uomo) in caso di contatto alieno
Secondo il protocollo del gruppo americano, una volta essersi accertati della veridicità del segnale, i ricercatori dovrebbero informare il segretario generale delle Nazioni Unite. Dopodiché si passa a esaminare l’impatto di questa informazione sulla società a livello mondiale. Nel mentre, un team di scienziati esaminano ed elaborano ogni possibile scenario (qui il limite è il pensiero umano). Una volta messi appunto questi aspetti le Nazioni Unite dovranno decidere di un possibile messaggio di risposta.
Vista la lontananza è possibile che questo messaggio viaggi nell’universo per generazioni. E questo presupponendo che la civiltà non si sia estinta nel tempo impiegato dal messaggio per raggiungerci. Un altro dilemma è la lingua. Infatti non c’è la certezza di comprendere il messaggio che ci viene inviato. Per Stephen Hawking, il cosmologo di Cambridge, il primo contatto dell’umanità con una civiltà avanzata potrebbe rispecchiare ciò che accadde quando i nativi americani incontrarono Cristoforo Colombo.
Lewis Dartnell, astrobiologo e professore di comunicazione scientifica presso l’Università di Westminster, poi, ha affermato che sarebbe necessario stilare un accordo per impedire a singoli o a società private di rispondere in modo indipendente, prima che si sia formato un consenso sul fatto che sia sicuro rispondere e cosa vorremmo dire come pianeta Terra.