Sì al GPL, piano con le auto elettriche: è il mantra di Dacia, il celebre marchio del Gruppo Renault che in Italia ha trovato una seconda casa. Senza lanciarsi in voli pindarici, a Mioveni hanno tracciato il sentiero, redditizio sotto ogni punto di vista. Di modelli a batteria ne ha giusto uno, la Spring, la meno costosa della categoria commercializzata in Europa. Rivista da pochi mesi, la piccola rumena è un’eccezione, mica la regola. Il cuore della gamma è semmai a Gas di Petrolio Liquefatto, che ha il merito di essere accessibile. Rispetto al metano, la diffusione delle infrastrutture è maggiore.
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GPL, un’alternativa per ridurre le emissioni
Da qui ai prossimi anni la transizione ecologica prenderà sempre più piede. In Europa hanno già gettato delle importanti fondamenta, con il bando dei veicoli a combustione interna nel 2035. La conferma di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Ue significa anche questo.
Di passi indietro netti non dovrebbero accaderne, anche se in futuro terranno luogo degli incontri intermedi, per stabilire se vadano apportate delle contromisure. La diffusione delle full electric è avvenuta a velocità ridotta, specie in alcuni Paesi, tipo l’Italia, dove lo scoglio economico da fronteggiare rimane importante. Non a caso, quando il Governo italiano ha sbloccato gli ecoincentivi 2024, essi sono stati esauriti nel giro di meno di dieci ore.
Xavier Martinet, amministratore delegato di Dacia, mostra idee cristalline: “Il GPL è una soluzione molto efficiente ed efficace per ridurre le emissioni. La manterremo fino a quando sarà possibile”. Il destino dei diesel pare segnato: “In Europa ci sono troppi vincoli, non vale la pena continuare a offrire motori a gasolio”, si legge su Quattroruote.it.
L’elettrificazione della Sandero esula dai programmi: “Riteniamo non sia il momento giusto. Abbiamo la tecnologia disponibile sulla piattaforma, ma dobbiamo chiederci sempre cosa vogliono veramente i nostri clienti e quali siano le loro esigenze”. Il passaggio alla nuova generazione della Spring non ha riscosso finora particolari fortune in termini commerciali: “Siamo in una fase di transizione, ma vogliamo che rimanga un attore di primo piano”.
Business model confermato
È poi naturale toccare la questione dei dazi doganali: “L’impatto sarà notevole, ma faremo le nostre valutazioni a novembre – prosegue Martinet -. Non sappiamo ancora quale sarà la decisione finale e quindi vedremo tra pochi mesi come gestire la situazione”. Stravolgimenti nel modello produttivo sembrano improbabili perché “è complesso rilocalizzare la produzione di un modello nel pieno del suo ciclo di vita”.
Una lotta ‘intestina’ con Renault è altresì da escludere: “La complementarità dei marchi ci consente di soddisfare al meglio le richieste dei clienti, anche sull’elettrico, e quindi di massimizzare i risultati”. In apertura del prossimo anno verrà il turno della Bigster, una proposta di segmento C: “Non vogliamo cambiare il nostro business model anche se entriamo in nuovi segmenti”, puntualizza Martinet. Che si dice soddisfatto del piano: “Crediamo di essere sulla strada giusta. Dobbiamo continuare a crescere nel 2025, nel 2026 e negli anni successivi, ma ancor più dell’obiettivo di raddoppiare il fatturato è importante soddisfare le attese dei clienti”.