Paolo Schermi. Se il nome non vi dice nulla, preparatevi: entro la fine dell’articolo diverrà un idolo. Entrato tra le fila del Centro Stile Fiat nel 1986, il designer di origini torinesi ha desiderato rendere omaggio a un mito indissolubile come la Fiat Ritmo. La vettura occupa un posto speciale nel cuore degli appassionati del Lingotto, perché ha saputo interpretare, forse meglio di qualunque altro, l’epoca vissuta.
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Dal concept 138 al boom commerciale
Presentata al Salone di Torino nel 1978, si è saputa distinguere per il suo design all’avanguardia e funzionale. I tratti conferiti la resero la risposta italiane a modelli stranieri di notevole seguito, dalla tedesca Volkswagen Golf alla francese Renault 14.
Preludio alla nascita dell’esemplare di serie, il concept 138 mirava a creare un’erede contemporanea della 128. La carrozzeria, caratterizzata da linee squadrate e un ampio uso di plastiche, rispecchiava i canoni di allora, rivolta a un pubblico giovane e dinamico. Immessa in commercio, riscosse vasti proseliti, merito della versatilità e dei propulsori disponibili.
Oltre alla versione base, furono proposte numerose varianti, tra cui la Abarth, la Turbo e la Cabrio. Mentre quest’ultima, una scoperta, mirava a godersi la guida all’aria aperta, il veicolo dello Scorpione prevedeva potenti motori e sospensioni sportive. Si collocava nel bel mezzo la Turbo, spinta da un turbocompressore, che le conferiva un carattere deciso.
Con i software attuali, è possibile realizzare un rendering di qualità in poco tempo. Eppure, vi sfidiamo a non dirvi sorpresi dal fantastico lavoro di Schermi. Il repertorio tecnico, la competenza e l’immarcescibile passione fanno tornare a sognare. Il progetto Ritmò riprende le linee decise e la forma compatta dell’originale, reinterpretata in chiave moderna.
Le versioni di Schermi
Schermi ha immaginato diverse versioni, una migliore dell’altra, dalla classica cinque porte alla rombante Abarth, fino alla suggestiva cabriolet. L’eleganza e la rotondità tipiche del recente corso si fondono, quindi, con l’impronta squadrata caratteristica dell’icona anni Ottanta. Una nota suggestivo la sfoggia la livrea Alitalia, omaggio alle gloriose belve da rally del periodo, quali la Fiat 131 e la Lancia Stratos.
I più giovani forse lo ignoreranno, ma i brand italiani del gruppo Fiat Chrysler Automobiles, poi fusa assieme a PSA Groupe in Stellantis, davano da mangiare la polvere alle rivali. Sull’effetto nostalgia, la nuova Lancia Ypsilon 4 HF concorrerà nel gruppo 4 del Mondiale Rally. Sotto il cofano batte un tre cilindri 1.2 turbo sviluppato ad hoc per le competizioni, con quattro valvole per cilindro e una potenza massima di 212 cavalli.
Tali soglie erano, ça va sans dire, fuori portata nel caso della Fiat Ritmo degli Eighties. Poco male, in quanto riusciva a difendersi in maniera egregia, specie nelle declinazioni top di gamma. All’apice si stagliava il 2.0 a benzina, riservato ai gioielli Abarth, con potenze superiori ai 130 CV e performance da vera sportiva.
Completavano la famiglia unità a benzina meno “esuberanti” (da 1.1, 1.3, 1.5 e 1.6 litri), affiancate da due diesel, da 1.7 e 1.9 litri turbo. L’opera di Schermi è rimasta su tela (digitale), mostrata a nostalgici e curiosi sul profilo Facebook ufficiale, ma nella (remota) eventualità di un suo approdo nel mondo reale, quale “cuore pulsante” scegliereste?