Parcheggio in retromarcia, le tre mosse per eseguirlo nel modo giusto

È la manovra più complicata, ma anche la più abituale ed è fondamentale impararla bene sfruttando anche la tecnologia che abbiamo sull’auto

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Barbara Crimaudo

giornalista e automotive specialist

Laureata in editoria e giornalismo, ha trasformato la sua passione per le due e quattro ruote in lavoro, diventando tester editor e collaborando con importanti realtà editoriali italiane

Pubblicato: 26 Luglio 2024 19:05

Il parcheggio in retromarcia è una di quelle lezioni più difficili quando si frequenta la scuola guida e molti istruttori preferiscono affrontare la manovra alla fine del corso, mentre altri scelgono di partire dalla parte pratica più complessa per affrontare tutto il resto in serenità. In ogni caso saper effettuare la manovra del parcheggio in retromarcia è assolutamente indispensabile per poter superare l’esame pratico di guida, visto che termina proprio con quest’ultimo.

Le regole per eseguire un parcheggio perfetto

Come viene suggerito anche dagli istruttori di guida la prima regola è restare tranquilli e quella di base prevede che nei limiti del possibile occorre sfruttare la visione diretta, ruotando il busto e girando la testa. È vero che abbiamo gli specchietti retrovisori e dobbiamo usarli, però con lo specchio abbiamo una visione riflessa che non è reale come quella che abbiamo guardando direttamente. Quindi dopo aver individuato il punto dove poter parcheggiare in retromarcia è necessario attivare l’indicatore di direzione, al fine di consentire agli altri automobilisti e alle persone che sono a bordo di altri mezzi come moto, scooter o bici, che è in corso la manovra.

La tecnica migliore è quella di affiancarsi all’auto parcheggiata davanti al posto libero, ponendosi a una distanza che varia dai 30 ai 40 centimetri in parallelo. Subito dopo aver inserito la retromarcia, ruotare lo sterzo completamente nella direzione del lato da occupare e lasciare lentamente la frizione. A questo punto la vettura si muove all’indietro entrando nel posto libero e si prosegue fino a quando la parte posteriore dell’auto non raggiunge la metà dello spazio destinato al parcheggio. La prima parte della manovra è ormai completata, ora, si passa all’altro step, ci si ferma e s’inizia a girare il volante verso il lato esterno, avendo cura di proseguire la manovra fino a quando l’autovettura non sarà entrata nello spazio destinato al parcheggio.

L’ultimo passo prevede una migliore sistemazione all’interno del parcheggio, portando l’auto in avanti o in indietro per pareggiare lo spazio. Il parcheggio in retromarcia non è poi così difficile: è importante però essere sereni nel momento in cui ci si imbatte in un parcheggio di questo tipo, avendo cura di guardare in ogni direzione onde evitare spiacevoli conseguenze, come danni alle altre auto o a persone. Inoltre, la regola del porre il braccio dietro il sedile del passeggero e ruotare la testa indietro per una riuscita migliore non è poi così valida: è sufficiente anche fare affidamento sugli specchietti laterali e su quello retrovisore.

Gli altri tipi di parcheggio

Oltre al parcheggio in retromarcia c’è quello rettilineo, che non richiede grandi spazi. Ad esempio in alcuni supermercati o spazi attrezzati possiamo trovare i parcheggi a spina di pesce, in obliquo. Questi sono semplici da eseguire, si fanno in rettilineo, svoltando a destra o a sinistra. La regola suggerisce che sulla strada a doppio senso di marcia il parcheggio va sempre effettuato sulla destra, mai a sinistra, perché è pericoloso e siamo passibili di sanzione. Mentre sul lato sinistro è possibile solo se espressamente indicato, oppure sulle strade a senso unico.

La tecnologia facilita il parcheggio

Telecamere, sensori di parcheggio ci devono aiutare, ma non ci possono sostituire. Dobbiamo sempre guardare e fare attenzione. Le telecamere sono molto utili quando abbiamo un veicolo ingombrante, un veicolo con poca visibilità, o anche per persone anziane che hanno problemi di rigidità nel collo e movimento. I sensori sono utili perché rilevano quando ci stiamo avvicinando all’ostacolo: anch’essi vanno usati come aiuto. Il consiglio principale è sempre quello di essere presenti e avere sotto controllo la situazione.

Molto spesso si banalizza dicendo che tutti gli ADAS sono importanti e facilitano la guida. Non è vero: la facilitano se si acquisisce bene lo strumento, perché altrimenti è molto più spontaneo fare le cose a cui siamo stati abituati. Guidare è qualcosa di artificiale, che abbiamo acquisito con una serie di automatismi, se immetto sistemi nuovi creo dei problemi. Quindi, bisognerebbe fare molta esercitazione sugli adas prima di averne la padronanza.