I dati parlano chiaro, e si tratta tra l’altro di un’informazione che conosciamo da tempo. Il parco auto circolante in Italia ha un’età media piuttosto alta (al di sopra di quella europea, anche se non è la più elevata), parliamo di 12,2 anni (dati aggiornati al 2021).
Al momento purtroppo non ci sono segnali che possano far pensare a una repentina inversione di tendenza. Una situazione allarmante, senza dubbio, e questo non solo per il mercato automobilistico.
Parliamo del livello di emissioni di anidride carbonica delle vetture più vecchie e inquinanti, che chiaramente impattano in maniera piuttosto significativa sulla capacità del nostro Paese di raggiungere gli obiettivi di abbattimento delle emissioni fissati dalla Comunità Europea.
Senza dubbio, un parco auto circolante più giovane in Italia sarebbe la possibilità al nostro Paese di raggiungere più facilmente gli obiettivi green prefissati.
Ed è anche per questo motivo che il Governo ha deciso di prepararsi a rilanciare, anche per il 2024, gli incentivi per chi acquista un’auto nuova, rottamandone una più vecchia e inquinante.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, lo scorso mese di settembre, ha annunciato una manovra in questa direzione, senza però specificarne la portata e dove verranno reperite le risorse necessarie a finanziarla. Che cosa sappiamo oggi.
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Incentivi auto 2024: il piano del Governo
Intervenuto nel corso di un question time alla Camera dei Deputati il mese scorso, il ministro Urso ha descritto a grandi linee il piano che il Governo Meloni intende attuare per velocizzare lo svecchiamento del parco circolante del nostro Paese.
L’obiettivo, come ha spiegato Urso, quello di incentivare l’acquisto di un’auto a basse emissioni da parte dei possessori di un veicolo pre-Euro 4.
Come ha sottolineato, inoltre, in Italia ci sono ancora oltre 11 milioni di veicoli Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3. Insomma, vetture davvero troppo vecchie che andrebbero rottamate una volta per tutte.
L’obiettivo dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni è duplice. Da un lato, come detto in precedenza, si vuole svecchiare il parco circolante, garantendo incentivi alla rottamazione di auto pre-Euro 4. Dall’altro, invece, si punta anche a incentivare la produzione di nuove vetture in Italia.
Come sottolineato dal Ministro Urso nel corso della sua risposta al question time, l’80% degli ecoincentivi auto del passato sono stati utilizzati per acquistare auto prodotte all’estero. Il nuovo intervento, invece, vorrebbe sostenere anche il settore automotive italiano, che (indotto compreso) dà lavoro a diverse centinaia di migliaia di persone.
Da dove arrivano i soldi per gli incentivi
Il piano che il Governo Meloni vorrebbe mettere in pratica, dunque, è piuttosto ambizioso. Si vuole non solo incentivare l’acquisto di auto nuove da parte di milioni di italiani, ma anche “favorire” quei marchi che hanno impianti produttivi nel nostro Paese.
Resta da capire, però, quale potrebbe essere l’attuazione pratica di questo piano. Il Ministro Urso ha solamente declinato i caratteri generali di un intervento di ampio respiro, che potenzialmente interessa milioni di italiani e oltre 11 milioni di veicoli.
Alcune ipotesi circolate nei giorni passati prevedono una sostanziale revisione del precedente schema di incentivazione, pensato principalmente per agevolare l’acquisto di auto ibride o elettriche.
Il Governo, che più volte ha mostrato la propria contrarietà alla completa transizione verso l’elettrico (quanto meno nel breve e brevissimo termine), vorrebbe dirottare i fondi rimasti inutilizzati verso il capitolo di spesa dedicato all’acquisto di veicoli Euro 6, andato invece esaurito da diversi mesi.
Gli Ecoincentivi in Italia oggi
L’Osservatorio Smart Mobility della School of Management del Politecnico di Milano ha recentemente pubblicato un report sulla diffusione delle auto elettriche, secondo il quale si nota immediatamente che l’Italia sta andando in controtendenza rispetto al resto del mondo: nel corso del 2022, mentre in altri Paesi le vendite di auto elettriche sono aumentate a gran velocità, quelle italiane hanno fatto segnare un –15% rispetto al 2021.
La transizione sembra quindi non aver ancora convinto gli italiani, e a complicare la situazione c’è senza dubbio anche la distribuzione degli incentivi statali per l’acquisto di veicoli elettrici: quelli destinati all’acquisto di quadricicli come Citroen AMI e Fiat Topolino sono già finiti, mentre quelli per BEV e Hybrid Plug-in sembrano rimasti intoccati.
I primi fondi a terminare praticamente subito stati quelli destinati all’acquisto di veicoli con emissioni comprese tra 61 e 135 grammi di CO2 per chilometro, con alimentazione ibrida o endotermica. L’Ecobonus di maggior successo quindi è stato quello meno ecologico: i fondi destinati all’acquisto di veicoli con emissioni di CO2 più basse, comprese tra 0 e 20 gr/km e tra 21 e 60 gr/km, sono rimasti praticamente intatti.
E questo la dice lunga, confermando quanto detto nell’ultimo report del Politecnico di Milano sulla diffusione di auto elettriche: la rivoluzione che sta investendo il mercato globale dell’auto sembra non voler toccare l’Italia, che rischia di perdere una delle sfide più importanti del decennio.