Gli ecoterroristi attaccano la gigafactory Tesla in Germania

Un atto di eco-terrorismo ha colpito la gigafactory Tesla di Grunheide in Germania, mettendo a rischio diverse migliaia di posti di lavoro: Musk è infuriato

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Un incendio doloso ha colpito la gigafactory tedesca di Tesla a Grunheide, in Branderburgo, provocando un black-out e la sospensione della produzione per almeno una settimana. L’attacco, rivendicato da un gruppo di estrema sinistra, ha determinato perdite milionarie per la Casa e acceso un feroce dibattito sull’ecoterrorismo e il futuro dell’industria automobilistica in Europa. Solo nella giornata di ieri circa 1.000 veicoli non sono stati ultimati, con un danno stimato in centinaia di milioni di euro. Inoltre, i 12.500 dipendenti sono stati mandati a casa e in Borsa si è consumato un calo del 5%.

Bersaglio affondato

La mossa attuata ai danni di Tesla ha, ovviamente, contrariato parecchio Elon Musk, che ha definito i responsabili “gli ecoterroristi più stupidi della Terra”. Il fondatore della compagnia ha evidenziato come il loro gesto abbia danneggiato l’ambiente, ostacolando la produzione di vetture elettriche. Nel mentre, il ministro dell’Economia del Brandeburgo, Jorg Steinbach, ha contestato le azioni, ree di ledere gravemente i lavoratori.

Inaugurata nel 2022, la gigafactory rappresenta la prima e unica di Tesla nell’Europa continentale. A oggi dispone di una capacità produttiva di 500.000 unità all’anno, tuttavia l’intenzione è di raddoppiarla, come da indicazioni di Musk. Un pilastro sarà l’ingresso nella gamma Tesla dell’economica Model 2, attesa per il 2025, il cui prezzo di listino sembra partirà da 25.000 euro. Intanto, il titolo di modello più venduto nel 2023 ottenuto dalla Model Y costituisce un importante punto di svolta, emblematico circa il cambio di opinioni dei conducenti circa la mobilità green.

Le Forze dell’Ordine cercheranno di risalire agli autori del sabotaggio, indagando sull’autenticità della lettera di rivendicazione e sull’eventuale coinvolgimento del gruppo Vulkan, noto per attacchi incendiari contro infrastrutture energetiche nel Paese da quasi 15 anni. Anche gli ecologisti contrari alla fabbrica hanno preso le distanze dall’iniziativa, respingendola fermamente. Oltre ai pesanti effetti sulle manovre aziendali, chi ne paga le conseguenze è il personale, preoccupato per la sicurezza e il futuro del suo lavoro.

Fioccano le proteste

L’incidente costituisce un evento grave, destinato ad avere delle serie ripercussioni nel lungo termine. Ancora deve essere stabilita con esattezza la ragione dietro all’assalto, se costituisca un mero atto di sovversione o di una misura disperata per contrastare i piani di Tesla. L’entità dei danni rimane imprecisata, e solo nei prossimi giorni sarà possibile avere delle stime iniziali a riguardo.

La notizia induce a interrogarsi sulle manovre attuate dai player della filiera automotive. Benché fin dal primo giorno abbia puntato su veicoli full electric, Tesla è finita nel mirino di numerosi detrattori, i quali ne lamentano la scarsa importanza attribuita all’impatto ambientale e sociale del complesso. L’idea è, infatti, di abbattere una superficie verde adiacente di 100 ettari, da adibire a collegamento ferroviario e, tra le altre cose, alla realizzazione di un asilo nido per i dipendenti.

Sui modelli a batteria varie aziende hanno compiuto una parziale marcia indietro, posticipando la data dell’elettrificazione completa della propria gamma, date le difficoltà registrate in fase di vendita. Malgrado la classe politica mondiale promuova la transizione, gli elevati prezzi di listino impediscono alle BEV di prendere il volo.