Accanto al cadavere di Chiara Poggi sarebbe stata trovata l'impronta della mano di Andrea Sempio
Un'impronta di Andrea Sempio sarebbe stata rinvenuta accanto al cadavere di Chiara Poggi: la nuova bomba sul delitto di Garlasco
Dopo ore di attesa arriva una prima bomba: secondo quanto trapela dagli interrogatori di Alberto Stasi e Marco Poggi, accanto al cadavere di Chiara Poggi sarebbe stata rinvenuta un’impronta della mano di Andrea Sempio. È ciò che avrebbe stabilito una perizia richiesta dalla Procura di Pavia nel contesto delle nuove indagini sul delitto di Garlasco. Lo ha riportato il Tg1 in esclusiva.
- L'impronta di Andrea Sempio
- L'indagato non si presenta in Procura
- L'impronta numero 33 mai approfondita
L’impronta di Andrea Sempio
A far vibrare i taccuini dei giornalisti è il Tg1. Nell’edizione del pomeriggio di martedì 20 maggio, proprio mentre a Pavia e Venezia si stanno tenendo, rispettivamente, l’interrogatorio di Alberto Stasi e l’audizione di Marco Poggi, la tv di Stato ha rivelato che durante i colloqui sarebbe emerso che accanto al cadavere di Chiara Poggi sarebbe stata presente un’impronta di Andrea Sempio.
Sempre il Tg1, in un post pubblicato alle 17:05 sui social, ha riferito che questo nuovo elemento sarebbe stato rivelato da una perizia disposta dalla Procura di Pavia nel corso dei nuovi accertamenti sul delitto di Garlasco.
Fonte foto: IPA
Nello specifico si tratterebbe dell’impronta di una mano. Grande assente di una giornata piuttosto calda per la cronaca nera è proprio Andrea Sempio, che con sommo stupore per i cronisti non si è presentato presso la Procura di Pavia dove era atteso alle 14 di martedì 20 maggio.
Nello specifico tale impronta sarebbe stata rinvenuta sul muro delle scale che portano alla tavernetta. E proprio in quel disimpegno giaceva il corpo di Chiara il 13 agosto 2007, quando fu rinvenuta cadavere. Il nuovo elemento sarebbe venuto alla luce grazie a una nuova consulenza dattiloscopica.
L’indagato non si presenta in Procura
Tra le altre novità inaspettate di martedì 20 maggio c’è sicuramente il mancato arrivo di Andrea Sempio e dei suoi avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati.
Il team difensivo dell’indagato, infatti, ha fatto appello all’art. 375 del Codice di Procedura Penale, dove alla lettera D del comma 2 si dispone che nell’invito a presentarsi debba essere riportato un avvertimento che dispone un “accompagnamento coattivo in caso di mancata presentazione”. Tale avvertimento, secondo la difesa di Sempio, nella notifica non era presente. E proprio l’impronta sarebbe stata uno degli elementi cui i pm avrebbero potuto chiedere conto a Sempio.
L’impronta numero 33 mai approfondita
Repubblica riavvolge il nastro e ci riporta al 2020, quando i carabinieri sollecitarono una relazione al procuratore Mario Venditti, allora impegnato nella sede di Pavia. Proprio Venditti aveva ricevuto un’istanza di riapertura dell’indagine dagli avvocati di Alberto Stasi.
Tra i dubbi sollevati dai militari e che li portò a richiedere una relazione c’era quello relativo alla cosiddetta impronta 33 fino a quel momento mai approfondita. Si trattava, secondo i militari, di un potenziale nuovo indizio. La Procura di Pavia non diede seguito al suggerimento, e lo scartò. Nell’inchiesta-bis, quindi, gli specialisti della Omicidi hanno nuovamente ripreso quel dettaglio grazie alla delega ottenuta dai pm. Ma di cosa si trattava?
L’impronta numero 33 compariva sulla parete destra del muro delle scale che collegavano il piano terra alla tavernetta. L’impronta era stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un apposito bisturi. Lo riporta Ansa citando una relazione del Ris di Parma. Secondo gli esperti non si tratterebbe di una traccia insanguinata: lo si evince dal combur test – che rileva emoglobine o eventualmente tracce di urina – e dall’Obti test, più specifico per le tracce di sangue.
Il primo diede “esito dubbio”, il secondo “negativo”. Secondo i Ris, quindi, si tratterebbe di un’impronta palmare di “nessuna utilità”, continua Ansa. Oltre all’impronta di Sempio, inoltre, i Ris avevano individuato l’impronta di un pollice di Marco Poggi e altre quattro attribuibili al capitano dei carabinieri di Vigevano Gennaro Cassese che il 13 agosto 2007 intervenne nella villetta dopo la segnalazione.
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