Chi è Gianfranco Gramendola e che ruolo ha avuto dopo la sparizione di Emanuela Orlandi

I commissari dell'inchiesta bicamerale Orlandi-Gregori ascoltano l'ex 007 Gianfranco Gramendola: il suo ruolo dopo la sparizione di Emanuela

Pubblicato:

Un agente segreto al servizio della famiglia di Emanuela Orlandi. Parliamo di Gianfranco Gramendola, ex 007 oggi in pensione, che tre giorni dopo la sparizione della 15enne si presentò nell’abitazione della famiglia della ragazza. Gramendola chiese ai congiunti della giovane di essere chiamato con il nome in codice Leone. Secondo la testimonianza di monsignor Francesco Saverio Salerno Leone ipotizzò, insieme al padre di Emanuela Ercole Orlandi, che la ragazza fosse stata rapita per uno scambio di persona: i rapitori l’avrebbero scambiata per la somigliante Raffaella Gugel, padre di Angelo Gugel maggiordomo di Woijtyla, nel mirino per un possibile ricatto alla Santa Sede.

Il ruolo di Gianfranco Gramendola

Gianfranco Gramendola è un ex ufficiale dei carabinieri in pensione. In passato è stato funzionario dei servizi segreti e sin dal 1983 è entrato nella vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana svanita nel nulla dopo aver seguito una lezione di musica.

Come ricostruisce il giornalista Fabrizio Peronaci sul Corriere della Sera, Gramendola si presentò in casa Orlandi il 25 giugno 1983, esattamente un giorno dopo l’entrata in scena del collega Giulio Gangi.

emanuela orlandi gianfranco gramendola sparizioneANSA
Secondo Gianfranco Gramendola, agente segreto nell’anno della scomparsa, Emanuela Orlandi sarebbe stata rapita per uno scambio di persona con la figlia del maggiordomo di Giovanni Paolo II

L’ingresso in casa Orlandi di Gangi e Gramendola era arrivato al punto che “ce li trovavamo davanti all’improvviso, in casa”, ha raccontato Pietro Orlandi a Peronaci. Lo 007 chiese alla famiglia di Emanuela di essere chiamato con il suo nome in codice, Leone.

Sarebbe stato proprio Gramendola a consigliare agli Orlandi di affiggere i primi manifesti con l’appello per la scomparsa di Emanuela, e sempre lui – continua Peronaci – avrebbe indirizzato la famiglia verso l’avvocato Gennaro Egidio.

Le attenzioni su Raffaella Gugel

Qual era, però, l’idea di “Leone” sulla scomparsa di Emanuela Orlandi? Ancora, Peronaci intreccia l’ingresso di Gramendola nel caso in due tempi: il primo nel 1983, come già riportato, quando l’allora 007 entrò in casa Orlandi dopo il collega Gangi.

Il secondo tempo arrivò nel 1998, ovvero nel contesto della terza inchiesta del giudice istruttore Rosario Priore sull’attentato contro Karol Wojtyla del 13 maggio 1981. Nel 1998, infatti, Priore firmò la sentenza che prosciolse dieci turchi raggiunti dalle indagini. Nel documento c’era un passaggio relativo a una testimonianza di monsignor Francesco Saverio Salerno del 1995 il quale riferì di una protesta mossa da parte di Angelo Gugel, maggiordomo di Giovanni Paolo II, per la “scarsa protezione accordata ai dipendenti vaticani e ai familiari degli stessi” dal momento che “la figlia Raffaella era stata seguita da sconosciuti“.

L’ipotesi di “Leone” sulla sparizione di Emanuela Orlandi

Nella stessa testimonianza di monsignor Salerno si leggeva, nelle conclusioni, che “Ercole Orlandi aveva ipotizzato con Gramendola (…) la possibilità di uno scambio di persona”, questo in vista della “notevole somiglianza fisica fra Emanuela Orlandi e Raffaella Gugel”.

Per quale motivo, dunque, i rapitori avrebbero voluto rapire Raffaella Gugel scambiata poi (secondo Salerno) con Emanuela Orlandi? Il Corriere della Sera parla di un duplice ricatto al Vaticano: quello internazionale per la politica anticomunista di Giovanni Paolo II, e quello finanziario che includeva la gestione dello Ior e il disastro del Banco Ambrosiano con la morte, l’anno precedente, di Roberto Calvi.

Il 15 maggio 2025 Gianfranco Gramendola verrà ascoltato dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sui casi Orlandi e Gregori.

gianfranco-gramendola-sparizione-emanuela-orlandi ANSA