Cosa prevede la legge sul fine vita di Regione Toscana impugnata dal Governo Meloni in Cdm, cosa succede ora
Scontro sul fine vita: il Cdm impugna la legge della Regione Toscana. Le polemiche e le accuse dalle opposizioni a Meloni
Il Cdm ha impugnato la legge sul fine vita approvata dalla Toscana, prima in Italia a regolamentare il suicidio medicalmente assistito in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale. La Regione difende la norma, mentre l’esecutivo ne contesta la legittimità, sullo sfondo di uno scontro acceso tra centrodestra e opposizioni.
- Il Cdm impugna la legge sul fine vita della Toscana
- Come funziona la legge sul fine vita
- Le reazioni politiche
- La nota dell'Associazione Coscioni
Il Cdm impugna la legge sul fine vita della Toscana
La decisione del Governo di impugnare la legge sul fine vita approvata dalla Regione Toscana è stata formalizzata durante il Cdm di giovedì 8 maggio, dopo la proposta partita dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli (Lega).
Secondo quanto riportato da Palazzo Chigi, la normativa toscana oltrepasserebbe nettamente i confini delle competenze regionali, invadendo sfere riservate esclusivamente allo Stato.
Fonte foto: ANSA
Il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani
Si parla, nello specifico, dell’ambito della “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, nonché il riparto di competenze in materia di tutela della salute e della ricerca scientifica e tecnologica”, in violazione di quanto disposto dalla Costituzione con l’articolo 117.
Come funziona la legge sul fine vita
La legge sul fine vita della Toscana, approvata a metà marzo dal consiglio regionale, prevede in estrema sintesi che il suicidio medicalmente assistito venga considerato un servizio sanitario come gli altri.
Dopo l’approvazione, il Governo aveva 60 giorni di tempo per contestarla davanti alla Corte costituzionale, cosa che molti si aspettavano fin da subito, anche perché in Parlamento esistono da tempo proposte di legge sullo stesso argomento.
Chi contestava la norma – già prima dell’approvazione – era il centrodestra con Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, secondo cui in mancanza di una legge nazionale che garantisca regole uguali per tutti, la Regione non può legiferare su un tema delicato come il fine vita.
Le reazioni politiche
Profondamente deluso il Governatore della Toscana, Eugenio Giani. “Questa legge rappresenta un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili” ha osservato.
“In assenza di una legge nazionale, la Toscana ha scelto di dare risposte concrete ai cittadini, nel pieno rispetto dei principi costituzionali. È paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il Governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte” ha aggiunto il Presidente della Toscana.
“Una scelta ipocrita, cinica e codarda” ha tuonato la segretaria del Pd Elly Schlein. “Qui non si tratta di fare propaganda ma di dimostrare la serietà e la responsabilità di non voltare le spalle a chi sta soffrendo, regolando in maniera dignitosa il fine vita. Si tratta di dare seguito a una pronuncia della Corte Costituzionale su cui il Parlamento è in grave ritardo”.
La nota dell’Associazione Coscioni
“Ricorrendo contro la nostra legge di iniziativa popolare ‘Liberi Subito’, approvata dal Consiglio regionale della Toscana, il Governo prosegue nel disperato tentativo di impedire qualsiasi normativa, nazionale o regionale, che dia garanzie e diritti sulle scelte di fine vita” hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato per l’Associazione Luca Coscioni in una nota ufficiale.
“Ricordiamo però che il diritto all’aiuto al suicidio è stato affermato dalle sentenze 242 del 2019 e 135 del 2024, che hanno valore di legge” hanno sottolineato. “La nostra legge regionale serve solo a garantire modalità e tempi certi alle persone che chiedono la verifica al Servizio sanitario nazionale dei requisiti stabiliti dalla Corte e per evitare attese di mesi o anni, come quelle imposte a Federico Carboni, Laura Santi, Martina Oppelli, Fabio Ridolfi, ‘Gloria'”.
