Garlasco, il suicidio dell'amico di Sempio e la traduzione in ebraico dell'ultimo post: "Una ragazza sapeva"
Prima di togliersi la vita Michele Bertani, amico di Andrea Sempio, pubblicò su Facebook un presunto messaggio in codice: "Una ragazza sapeva"
Prima di morire Michele Bertani avrebbe lanciato suoi social un post che oggi viene messo in relazione con il delitto di Garlasco. Bertani era un amico di Andrea Sempio, oggi indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, e si tolse la vita nel 2016, pochi mesi dopo la condanna inflitta ad Alberto Stasi. In un post pubblicato su Facebook il 19 gennaio 2016 scrisse: "La VeriTa Sta Nelle CoSe Che NeSSuno sa!! la Verità nessuno mai te la racconterà…". La frase era una citazione dei Club Dogo, ma se si eliminano le maiuscole dal segmento prima dei punti esclamativi si troverebbe un messaggio in codice in lingua ebraica: "C’era una ragazza lì che sapeva". Perché scomodare l’ebraico? Bertani era registrato su Meta come Mem He Shin, il Quinto Nome di Dio secondo la Cabala ebraica.
- Il post dell'amico di Sempio su Facebook
- La Cabala ebraica
- Il collegamento con il delitto di Garlasco
Il post dell’amico di Sempio su Facebook
In questi giorni di notizie a pioggia sul delitto di Garlasco un dettaglio fino ad oggi trascurato è stato riportato da un articolo pubblicato su Il Tempo dopo un servizio di Chi l’ha Visto? andato in onda mercoledì 4 giugno.
Si parla di Michele Bertani, un amico di Andrea Sempio che si tolse la vita nel 2016. La giornalista Rita Cavallaro riporta che il 19 gennaio 2016 Bertani scrisse su Facebook: "La VeriTa Sta Nelle CoSe Che NeSSuno sa!! la Verità nessuno mai te la racconterà…". Abbiamo riportato la stessa soluzione grafica dell’autore, senza alterarla.
La frase riportata è una citazione del brano La Verità presente nel disco Vile Denaro pubblicato nel 2007 dai Club Dogo. Il 19 gennaio 2016 era passato poco più di un mese dalla condanna di Alberto Stasi in Cassazione, la cui sentenza fu emessa il 15 dicembre 2015.
Secondo Rita Cavallaro, se eliminiamo le lettere maiuscole otteniamo questo messaggio: "A eria’ ta elle oe he euno sa" che, secondo la giornalista, si tradurrebbe dalla lingua ebraica in: "C’era una ragazza lì che sapeva". Ascoltata da Mattino Cinque News Cavallaro riferisce di aver ricevuto questa traduzione da due rabbini che non si conoscevano tra loro, ed entrambi avrebbero fornito la stessa traduzione. È indubbiamente suggestivo leggere questa frase dal profilo di un amico di Sempio poco più di un mese dopo la condanna di Alberto Stasi. Soprattutto, risulta inquietante leggerla dal profilo di un ragazzo che si sarebbe tolto la vita nello stesso anno di quel post.
La Cabala ebraica
Nel suo articolo su Il Tempo la giornalista fa notare che Michele Bertani era registrato su Facebook come Mem He Shin. Il suo profilo è ancora visitabile. Se digitiamo su Google le parole "mem he shin" ci imbattiamo in una pagina del sito web di Udemy – una piattaforma dedicata ai corsi online – di un Corso di Mem Hey Shin: Il Quinto Nome di Dio.
Alla stessa conclusione giunge Rita Cavallaro nel suo articolo pubblicato il 10 giugno, in cui riporta che il nickname scelto da Bertani per il suo profilo rimanderebbe proprio alla Cabala ebraica in qui il "quinto nome di Dio" sarebbe proprio Mem He Shin. Aspetti, questi, che lambiscono il mondo esoterico. Ecco, quindi, perché quella citazione dei Club Dogo viene tradotta dall’ebraico: se il nickname di Bertani era legato alla Cabala, inevitabilmente – secondo l’ipotesi di questi giorni – quel post potrebbe contenere un codice cifrato con una non meglio precisata verità sul delitto di Garlasco.
Il collegamento con il delitto di Garlasco
In sostanza, qual è il collegamento tra quel post di Bertani, il suo suicidio e il delitto di Garlasco? Il Tempo ricorda che Andrea Sempio, intercettato nel febbraio 2017, avrebbe detto che "da 0 a 18 anni tutte le ca**ate le abbiamo fatte assieme, tutte le cose le abbiamo fatte assieme", riferendosi proprio all’amico scomparso.
C’è di più: Il Tempo ricorda che da tempo Massimo Lovati porta in televisione la sua teoria su un sicario quale unico esecutore materiale dell’omicidio di Chiara Poggi, commissionato da una presunta organizzazione criminale che aveva scelto di uccidere la 26enne perché a conoscenza di segreti inconfessabili. Un gruppo criminale che, secondo Lovati, sarebbe stato dedito alla pedofilia e che orbitava intorno al Santuario della Madonna della Bozzola il cui epicentro sarebbe stato don Gregorio Vitali, ricattato da due romeni per presunti incontri sessuali con minorenni.
Per concludere: Chiara Poggi era davvero a conoscenza di oscuri traffici che macchiavano la Lomellina? Fu uccisa per questo? Michele Bertani e Andrea Sempio sapevano? Il delitto di Garlasco si è consumato in ambienti esoterici che la 26enne voleva smascherare e denunciare?
