Mostro di Firenze, Natalino Mele era il figlio di Giovanni Vinci: quali sono tutti i misteri ancora irrisolti
Natalino Mele era figlio di Giovanni Vinci e non di Stefano Mele: la svolta nelle indagini sul Mostro di Firenze potrebbe riscrivere tutto?
Natalino Mele era il figlio di Giovanni Vinci: è la novità che risveglia ancora una volta il fantasma del mostro di Firenze, il serial killer che terrorizzò la Toscana e l’Italia intera tra gli anni ’70 e gli ’80 e al quale è attribuito anche il duplice omicidio di Castelletti di Signa del 1968, quando Barbara Locci e il suo amante Antonio Lo Bianco morirono sotto i colpi di una calibro 22 mentre il piccolo Natalino dormiva sul sedile posteriore. Un recente esame genetico ha stabilito che Natalino non fosse in realtà il figlio di Stefano Mele condannato per il delitto, bensì il figlio di Giovanni Vinci, fratello di Salvatore e Francesco entrambi indagati nel contesto della pista sarda ma mai entrato nell’inchiesta.
La novità su Natalino Mele
Un accertamento genetico condotto dal genetista Ugo Ricci, lo stesso che ha isolato il Dna di Andrea Sempio dalle unghie di Chiara Poggi nel caso Garlasco, ha stabilito che Natalino Mele sarebbe il figlio di Giovanni Vinci.
Riavvolgiamo il nastro. Il 21 agosto 1968 Barbara Locci, moglie di Stefano Mele, si trovava in compagnia dell’amante Antonio Lo Bianco in un campo a Castelletti di Signa. Sul sedile posteriore, dormiente, c’era Natalino Mele, il figlio della donna. Il bambino aveva appena 6 anni e mezzo. I due amanti furono freddati dai proiettili di una pistola calibro 22. Per il duplice omicidio fu arrestato Stefano Mele.
IPA
Fino al 2025 è sopravvissuta la convinzione che Natalino Mele fosse il figlio di Stefano Mele. Ora, secondo l’analisi del genetista Ugo Ricci, risulterebbe che Natalino fosse in realtà figlio di Giovanni Vinci. Probabilmente anche quest’ultimo sarebbe stato un amante di Barbara Locci. Lo riporta La Nazione.
Come scrive il Corriere della Sera Natalino Mele, raggiunto dalla notifica della Procura della Repubblica, ha commentato: “Quest’uomo non l’ho mai neanche conosciuto“. Questo risultato è arrivato a seguito di un’intuizione investigativa del 2018, quando i carabinieri del Ros hanno prelevato il Dna di un figlio di Salvatore Vinci e di Natalino nell’ambito di un’altra indagine sempre relativa al Mostro.
Chi è Giovanni Vinci
Come anticipato, Giovanni Vinci è il fratello maggiore di Salvatore Vinci e Francesco Vinci. Questi ultimi due – sospettato il primo, arrestato il secondo – occuparono le carte giudiziarie sul filone della cosiddetta pista sarda dal 1982.
Giovanni non fu mai indagato, e la domanda che si pone il Corriere della Sera è se il killer sapesse chi fosse il padre biologico di Natalino Mele. Ricordiamo, infatti, che il bambino non solo scampò al duplice omicidio ma fu proprio risparmiato dal killer. Dopo il suo arresto fu proprio Stefano Mele a suggerire il nome dei fratelli Vinci come amanti della moglie e ciò gli costò una condanna in via definitiva per calunnia.
Gli altri misteri del Mostro di Firenze
La denominazione “Mostro di Firenze” abbraccia le sedici vittime – compresa la coppia Locci-Lo Bianco – cadute nella campagna toscana dal 1968 al 1985, bensì tutti i nomi dei presunti responsabili degli 8 duplici omicidi. Il nome più altisonante è quello di Pietro Pacciani che inevitabilmente porta ai cosiddetti compagni di merende ovvero Mario Vanni e Giancarlo Lotti.
Ad oggi non è ancora noto il nome del serial killer di Firenze e dintorni, nonostante indagini, condanne, assoluzioni, e le tante piste che gli inquirenti continuano a inseguire. Tra le ultime, c’è quella che riguarda l’ex legionario Giampiero Vigilanti su un collegamento tra i delitti e la destra extraparlamentare. L’inchiesta a suo carico è stata archiviata nel 2020 ed era iniziata nel 1987, quando nella sua abitazione furono rinvenuti 176 proiettili Winchester, gli stessi usati dal Mostro.
Un altro mistero, del resto, è la pistola mai ritrovata. Inoltre, una recente indagine delle pm Beatrice Giunti e Ornella Galeotti intende fare chiarezza sulla possibile manomissione del proiettile rinvenuto nell’orto di Pacciani nel 1992, un indizio che incastrò il contadino di Mercatale.
