Tensione in Tibet per il successore del Dalai Lama, la mossa di Tenzin Gyatso e lo scontro con la Cina
La mossa di Tenzin Gyatso sul successore del Dalai Lama ha creato tensioni in Tibet riaccendendo lo scontro con il governo della Cina
C’è tensione in Tibet sul successore del Dalai Lama, con Tenzin Gyatso (il 14° Dalai Lama) che ha annunciato che non sarà l’ultimo leader del buddismo tibetano e che l’autorità esclusiva sulla scelta del nome spetta ai capi della tradizione buddista tibetana. La Cina, però, rivendica il diritto di nomina.
- L'annuncio di Tenzin Gyatso sul successore del Dalai Lama
- Chi è il Dalai Lama in Tibet
- Chi sceglie il successore del Dalai Lama
- Lo scontro tra Tibet e la Cina sul Dalai Lama
L’annuncio di Tenzin Gyatso sul successore del Dalai Lama
Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama, la massima autorità buddista, ha annunciato in un video-messaggio che l’istituzione “continuerà”.
La catena della reincarnazione è iniziata nel 1587 e, stando alle parole di Tenzin Gyatso, che il prossimo 6 luglio compirà 90 anni, non si arresterà con la sua morte. La nomina del suo successore, però, si inserisce in un discorso più ampio, che vede protagonista anche la Cina.
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Il Dalai Lama in video-messaggio.
Chi è il Dalai Lama in Tibet
Il Dalai Lama è la guida spirituale del Tibet, nonché la massima autorità del buddismo tibetano. Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama, preferisce però definirsi un semplice monaco buddista. I Dalai Lama sono ritenuti le manifestazioni di Avalokiteśvara, o Chenrezig, il bodhisattva della Compassione e patrono del Tibet. I bodhisattva sono considerati esseri realizzati che, per il desiderio di raggiungere l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, hanno fatto voto di rinascere nel mondo per aiutare l’umanità.
Nel 1950, dopo l’invasione cinese in Tibet, il Dalai Lama è stato chiamato ad assumere i pieni poteri politici. Nel 1059 è stato costretto all’esilio e, da allora, ha sempre vissuto in India, a Dharamsala.
Chi sceglie il successore del Dalai Lama
Nel suo video-messaggio Tenzin Gyatso, usando il nome formale dell’ufficio del Dalai Lama, ha aggiunto che “il Gaden Phodrang Trust ha l’autorità esclusiva di riconoscere la futura reincarnazione” e che “nessun altro ha la stessa autorità per interferire in questa questione“.
Si tratta di un chiaro messaggio alla Cina, che ormai 66 anni fa ha annesso con la forza il Tibet.
Lo scontro tra Tibet e la Cina sul Dalai Lama
Il governo cinese, da quando ha annesso con la forza il Tibet, ritiene il Dalai Lama in esilio in India una sorta di separatista e rivendica il diritto di nomina.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, non a caso ha subito ribadito che la Cina deve approvare l’identità del successore del Dalai Lama.
Lo scontro, oltre che religioso, è politico: il Dalai Lama, nel suo video-messaggio, ha lasciato intendere che il successore potrebbe arrivare anche da fuori dalla Cina, anche in India, tra i 140 mila tibetani della diaspora.
