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CURIOSITÀ 06 SETTEMBRE 2025

Alieni, siamo sempre più vicini alla loro scoperta

Matteo Polimeni

Matteo Polimeni

Editor e videomaker

Editor e videomaker con l’anima da storyteller. Mi muovo tra design, arte e architettura, giocando con la comunicazione.

Dall’inizio dei tempi guardiamo il cielo e ci facciamo sempre la stessa domanda… siamo davvero soli nell’universo? Con l’avvento dei telescopi spaziali la risposta sembra essere un po’ meno lontana, e oggi è il James Webb Space Telescope a portare l’indagine su un nuovo livello. Questo gigante tecnologico, lanciato nel 2021, non solo osserva le stelle e le galassie più remote, ma si spinge fino ad analizzare l’atmosfera di pianeti lontani, a caccia di possibili segni di vita.

Il ruolo del telescopio spaziale nella scoperta degli alieni

Per scoperta degli alieni non bisogna subito immaginare a navicelle spaziali o civiltà tecnologicamente maggiori delle nostre: la ricerca di vita fuori dalla Terra si concentra soprattutto sull’individuazione di indizi chimici nelle atmosfere planetarie. Ed è qui che il James Webb sta rivoluzionando il settore.

Grazie alla sua potentissima visione nell’infrarosso, il telescopio è in grado di leggere la composizione dei gas che avvolgono pianeti lontanissimi. Quando un esopianeta passa davanti alla sua stella, una parte della luce viene filtrata attraverso l’atmosfera del pianeta stesso. Analizzando questo segnale, gli scienziati possono capire se ci sono molecole legate alla presenza di acqua, metano, anidride carbonica o composti più rari, come il dimetil solfuro.

Per la prima volta, abbiamo dunque la tecnologia per cercare veri e propri “bio-segnali” nello spazio. Victoria Meadows, astrobiologa dell’Università di Washington ha spiegato: “siamo in un momento cruciale della ricerca della vita, perché ora possediamo gli strumenti per farlo”.

Tra le storie che hanno catturato l’attenzione negli ultimi anni c’è quella di K2-18b, un pianeta distante circa 120 anni luce dalla Terra. Qui, secondo alcune ricerche, il James Webb avrebbe individuato tracce di dimetil solfuro, una sostanza che sulla Terra viene prodotta principalmente da minuscoli organismi marini come il fitoplancton. La scoperta ha acceso il dibattito nella comunità scientifica, tra chi intravede una prova indiretta di vita extraterrestre e chi, invece, invita alla prudenza, sottolineando la necessità di ulteriori osservazioni.

Cos’è il James Webb

Il James Webb Space Telescope, meglio noto come JWST, è il successore del celebre Hubble. È stato lanciato il 25 dicembre 2021 dalla Guyana francese, frutto di una collaborazione internazionale tra NASA, ESA e CSA. La sua struttura è imponente: lo specchio principale, composto da 18 segmenti, ha un diametro di 6,5 metri, rendendolo il più grande telescopio spaziale mai costruito.

La sua particolarità è la capacità di osservare l’universo in luce infrarossa. Questo significa che può “vedere” attraverso nubi di polveri cosmiche che normalmente oscurano la visuale ai telescopi ottici, permettendo di studiare la nascita di stelle, pianeti e galassie primordiali. Ma il suo impatto non si limita all’astrofisica pura: una delle missioni principali è analizzare le atmosfere di esopianeti, proprio per cercare segni di abitabilità e, chissà, di vita.

Il James Webb è considerato un salto epocale nella nostra capacità di osservazione del cosmo. Se Hubble ci ha regalato immagini spettacolari dell’universo visibile, Webb ci permette di andare oltre, di leggere tra le righe invisibili dello spettro luminoso e raccogliere indizi su mondi che, fino a pochi anni fa, potevamo solo immaginare.

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