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CURIOSITÀ 27 LUGLIO 2024

Batteri mangiacarne sempre più comuni: allarme degli scienziati

Valentina Ruggiu

Valentina Ruggiu

Giornalista e videomaker

Amo raccontare storie e odio le etichette. Sono una giornalista generalista nel senso buono del termine: se c’è una notizia la condivido, al di là del settore o del mezzo. Così mi occupo di cronaca, esteri, tecnologia e ambiente. Il fine d’altronde è sempre lo stesso: denunciare, ispirare o spiegare.

Con le temperature di anno in anno più elevate, gli scienziati lanciano un nuovo allarme per la salute pubblica: il caldo sta facendo proliferare la Naegleria fowleri, comunemente nota come “ameba mangia-cervello”.

Cosa è la Naegleria Fowleri?

La Naegleria fowleri è un organismo unicellulare che prolifera nel terreno ma soprattutto negli ambienti di acqua dolce calda come laghi, fiumi, sorgenti termali e piscine non adeguatamente trattate.

Si tratta di un parassita che può entrare nel corpo attraverso il naso, dove viaggia verso il cervello e inizia a distruggerne i tessuti. Ecco il perché del nome ‘mangia-cervello’. Il batterio causa una malattia chiamata meningoencefalite amebica primaria e, sebbene ammalarsi sia raro, è altamente letale. Secondo l’agenzia sanitaria Usa, infatti, solo 4 persone su 151 sono sopravvissute all’infezione tra il 1962 e il 2020.

Dove si trova l’ameba mangia-cervello?


L’ameba mangia-cervello è presente in tutto il mondo e in particolare negli stati Stati Uniti, dove il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature estive stanno favorendo la sua diffusione in aree del Paese dove in precedenza non era presente come la parte a Nord e a Ovest.

A evidenziarlo è il lavoro condotto da Leigha Stahl, dell’Università dell’Alabama, che si è concentrata su come i cambiamenti nell’ambiente possono influenzare la crescita delle popolazioni di N. fowleri.

Stahl ha scoperto che questo batterio, rispetto ad altri ugualmente trasportati dall’acqua, può resistere a cambiamenti di temperatura elevati e a differenti livelli di acidità. Secondo lo studio può proliferare in acque che vanno da un minimo di 26 °C a un massimo di 46.

L’acqua più calda però non è l’unico fattore che stimola la diffusione dell’ameba mangia-cervello. Un’altra causa è da rintracciare nelle tempeste sempre più forti e frequenti connesse al cambiamento climatico. Questo perché le tempeste trasportano materia organica nei bacini di acqua dolce in cui vivono le amebe e così facendo contribuiscono a nutrirle.

Negli anni non sono mancate le vittime. Nell’estate del 2023 in Colombia è morta una bambina di 10 anni che era entrata in contatto con l’ameba dopo un bagno in piscina. A luglio del 2020 è toccato a un 13 che era in vacanza con la famiglia in Florida. Nel 2019 era stata una bambina di 10 anni a morire, dopo un bagno in un fiume, in Texas. Invece nel 2018 la stessa sorte era tragicamente toccata a Fabrizio Stabile, 29enne del New Jersey, morto dopo essere stato infettato dal raro parassita durante un bagno in una piscina di Waco, in Texas.

Come evitare l’ameba mangia cervello?

Evitare l’infezione da Naegleria fowleri richiede alcune precauzioni semplici ma efficaci. Prima di tutto, informarsi se la zona in cui si va in villeggiatura è interessata dalla presenza del batterio. In secondo luogo evitare di nuotare o immergersi in acque dolci troppo calde, specialmente nei periodi di temperature elevate. Se si decide di nuotare, è consigliabile evitare di immergere la testa sott’acqua o utilizzare clip nasali per impedire all’acqua di entrare nel naso, dato che l’ameba infetta attraverso le cavità nasali. Inoltre, è importante evitare le acque stagnanti o fangose, dove l’ameba tende a proliferare maggiormente.

Per chi utilizza pozzi o acqua di rubinetto non trattata, è fondamentale assicurarsi che l’acqua sia adeguatamente filtrata e disinfettata. Infine, mantenere piscine e vasche idromassaggio ben trattate con cloro e altri disinfettanti può prevenire la proliferazione dell’ameba e ridurre i rischi di infezione.

La crescente minaccia rappresentata dalla Naegleria fowleri evidenzia l’importanza di un maggiore controllo e consapevolezza riguardo ai cambiamenti ambientali e alle loro implicazioni sulla salute pubblica. Con le giuste precauzioni e una maggiore informazione, è possibile ridurre il rischio di infezioni letali e proteggere meglio le comunità. Senza contare che in passato era stata già segnalata la presenza di un altro batterio mangiacarne sulle spiagge degli Stati Uniti: il Vibrio Vulniculus.

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