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VIRALI 18 OTTOBRE 2024

Cane in cima a una Piramide di Giza: la triste realtà dietro il video

Mirko Ledda

Mirko Ledda

Editor e videomaker

Attualità, alimentazione, pop economy, tecnologia e scienza: le mie passioni sono accomunate dai numeri e dalla ricerca della verità. Quando non scrivo articoli per nerd, monto video e faccio sproloqui in radio.

Probabilmente avete già letto della strana storia di un cane che ha scalato la Piramide di Cheope a Giza. In realtà si tratta, in parte, di una fake news: l’animale è stato infatti avvistato sulla Piramide di Chefren. Nonostante sia leggermente più bassa della sua più celebre sorella, però, il novello Indiana Jones peloso deve aver faticato parecchio per raggiungerne la punta.

Il video dell’impresa è stato immortalato dal parapendista Marshall Mosher, che stava planando sopra i monumenti più famosi d’Egitto. Ma cosa è successo davvero? Cosa ci faceva un cane su una piramide? È riuscito a scendere?

Che fine ha fatto il cane della Piramide di Chefren

La Piramide di Chefren è seconda solo alla Piramide di Cheope: è alta infatti 136,4 metri. Il cane sarebbe arrivato in cima, percorrendo gli alti gradoni che la compongono, nell’intento di acchiappare un uccellino.

Il video di Marshall Mosher ha raggiunto in breve tempo ben 25 milioni di utenti su Instagram. La visione dell’animale saltellante sulla piramide non può che divertire a primo impatto, ma in tanti si sono preoccupati per la sua salute, temendolo bloccato sulla punta del colossale monumento.

Nei giorni successivi il parapendista è tornato a sorvolare le piramidi per cercare il cane e rassicurare il popolo del web. Insieme ai colleghi di RetreaTours, ha confermato che l’animale è stato visto scendere dalla piramide ed è in perfetta salute.

Il problema dei cani randagi attorno alle piramidi

Non abbiamo però risposto alla domanda più importante: cosa ci faceva un cane in cima a una piramide? Non cercava purtroppo il padrone. Le piramidi di Giza e le zone limitrofe del Cairo infatti sono piene di randagi, che rappresentano un problema serio per l’Egitto: si stima che in tutto il Paese siano ben 15 milioni.

Le colonie più popolose si trovano proprio a ridosso dei siti archeologici più importanti, dove il fenomeno dell’overtourism rappresenta per gli animali un’importante opportunità di sopravvivenza, a causa dello spreco di cibo e della presenza di scarti alimentari a ridosso di hotel e attrazioni.

I numeri parlano di 200mila aggressioni all’uomo ogni anno. Si tratta di un grosso problema di salute pubblica, dato che i cani sono vettori di malattie come la rabbia. Le autorità sanitarie e veterinarie hanno adottato nel tempo misure drastiche, compresa la distribuzione di bocconi avvelenati per ridurre la popolazione di randagi.

Le organizzazioni animaliste sono tuttavia insorte. Si tratta di una pratica crudele e dannosa anche per l’ambiente e per le altre specie, che causa sofferenza agli animali, contamina il suolo e può diventare fonte di pericolo per chi entra in contatto con i resti degli animali uccisi.

Associazioni e gruppi di volontari, come l’Egyptian Vets for Animal Care, portano avanti invece campagne di sterilizzazione e vaccinazione dei cani. Si tratta tuttavia di interventi su piccola scala e che soffrono dalla penuria di fondi statali e un quadro legislativo che non protegge esplicitamente i diritti del migliore amico dell’uomo.

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