Tra i tanti misteri che avvolgono le Piramidi quello sulla loro costruzione è senza dubbio quello che continua ad affascinare studiosi e appassionati di archeologia. Un nuovo studio pubblicato su Plos One, che si è concentrato sulla piramide di Djoser o piramide di Saqqara, la più antica d’Egitto, fornisce oggi nuove risposte.
Come alzavano i blocchi delle piramidi gli egizi?
La piramide a gradoni di Djoser è situata nella necropoli di Saqqara. Fu costruita dall’omonimo faraone della Terza dinastia (2700-2620 a.C.) circa 4.600 anni fa, cento anni prima di quella di Giza.
È considerata la più antica tra le sette principali piramidi egizie e proprio questo è stato il motivo per cui gli studiosi francesi della Paleotechnic di Parigi, guidati da Xavier Landreau, l’hanno scelta come oggetto di ricerca.
Mentre tanti si sono concentrati sul perché gli egizi hanno costruito le piramidi, il loro obiettivo era capire in che modo le tecniche costruttive dell’epoca si sono evolute. “Il nostro studio – scrivono nel paper – è iniziato con il postulato che le piramidi più grandi di Cheope e Chefren dell’altopiano di Giza fossero il risultato del progresso tecnico delle piramidi precedenti, con la piramide a gradoni come precursore tecnologico”
Secondo il team di ricercatori francesi, questa piramide potrebbe essere stata costruita con l’ausilio di un innovativo sistema idraulico: un ascensore ad acqua progettato per trasportare e sollevare le pesanti pietre che la caratterizzano.
La loro ipotesi si basa su una nuova interpretazione data ad alcune strutture associate alla piramide di Djoser, in particolare al recinto di Gisr el-Mudir, un recinto rettangolare in pietra a ovest del complesso, la cui funzione era rimasta ignota fino a oggi, e al sistema di pozzi interni alla piramide.
Analizzando e incrociando i dati ricavati dalle immagini satellitari e dagli studi precedentemente realizzati, gli esperti hanno visto come il recinto si interseca perfettamente con l’alveo secco di quello che al tempo era un torrente stagionale, l’Abusir, che scorreva dalle montagne fino a Saqqara per poi immettersi nel Nilo.
Per i ricercatori francesi Gisr el-Mudir fungeva come una sorta di diga usata per controllare il flusso d’acqua e usarlo per attivare l’ascensore idraulico.
Il funzionamento del sistema idrico dei pozzi
La struttura di Gisr el-Mudir era progettata per raccogliere e trattenere l’acqua, che successivamente fluiva attraverso un sistema di trattamento composto da compartimenti scavati nel terreno che servivano a purificare l’acqua rimuovendo i sedimenti e preparandola così per l’uso nell’ascensore idraulico.
L’acqua trattata veniva convogliata in due pozzi situati all’interno del complesso, uno dei quali posizionato al centro della piramide, uniti da una complesso di tubature profondo 27 metri e lungo 200. La risalita dell’acqua nei pozzi permetteva di sollevare una piattaforma galleggiante, probabilmente in legno e quindi decomposta nel tempo, che poteva supportare enormi blocchi di pietra. Così facendo i masso venivano trasportati verticalmente al centro della piramide e poi posizionati uno a uno.
L’ipotesi avanzata suggerisce che, durante i periodi di piena della diga, l’ascensore avrebbe potuto operare a pieno regime, sostituendo o integrando le altre tecniche di costruzione tradizionali come le rampe di terra.
L’importanza del nuovo studio
Questo studio rappresenta un significativo passo avanti nella comprensione delle tecniche di costruzione dell’Antico Egitto. L’ipotesi dell’ascensore idraulico non solo fornisce una spiegazione plausibile per la movimentazione dei pesanti blocchi di pietra, ma suggerisce anche un alto livello di ingegneria e innovazione tecnologica da parte degli antichi egizi.
Il nuovo studio offre inoltre una prospettiva unica sulla gestione delle risorse idriche nell’Antico Egitto, evidenziando come potessero combinare le tecnologie idrauliche con le tradizionali tecniche di costruzione per affrontare le sfide della loro epoca. Questo lavoro, oltre a svelare uno dei tanti misteri delle piramidi, apre nuove linee di ricerca e solleva interrogativi sulla possibilità che tecniche simili siano state utilizzate anche per altre piramidi, inclusa quella di Cheope.