È veramente complicato andare alla ricerca delle auto meno costose al mondo. Oggi il mercato è diventato globale, una stessa vettura è venduta in Paesi diversi con allestimenti, motorizzazioni, sconti, caratteristiche differenti, e in territori spesso in difficoltà (o non granché ricchi), bisogna applicare degli sconti, altrimenti diviene arduo attirare grosse attenzioni. Possiamo tentare, però, di dare uno sguardo ad alcune delle proposte super economiche in varie categorie.
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Tata Nano, un caso inimitabile
Per svariati motivi, il punto di partenza può essere l’India. Prima di tutto, perché in tantissimi rimangono in possesso dei “risciò” (o rickshaw, per dirla all’inglese), che quando è motorizzato assomiglia alle primissime versioni dei nostri motocarri. E, pur circondati da offerte allettanti e con un comparto in crescita, sembrano non voler abbandonare del tutto. La forza delle care, vecchie abitudini.
A prescindere dalle qualità degli attuali veicoli, permane una ritrosia di stampo culturale da debellare. A ogni modo, tra le auto meno costose al mondo, troviamo al primo posto sempre lei, la Tata Nano, piccola monovolume con carrozzeria in plastica disegnata in Italia, che nella versione “nuda” commercializzata sul suolo locale può partire da poco più di 1.700 euro al cambio attuale: meno di parecchie biciclette vendute in Italia, dove però un esemplare simile non potrebbe circolare in base alle normative nazionali, se non previo modifiche after-market, causa di un importante rincaro.
In quanto Stato membro (nonché fondatore) dell’Unione Europea, il Belpaese ha una sfilza di requisiti da osservare allo scopo di preservare l’incolumità degli utenti. Con l’ambizione di azzerare il numero delle vittime delle strade entro il 2050, l’organo comunitario ha sancito delle precise direttive, compreso l’obbligo del limitatore automatico di velocità, a partire da luglio 2024.
La Cina risponde presente
Più vicina, invece, al concetto del quadriciclo è la Bajaj RE60, realizzata dal produttore di motocicli indiano, noto anche da noi, al prezzo di 1.800 euro, con un motore da 200 cc in grado di raggiungere i 70 km/h. Guardando alla Cina, uno dei modelli di maggior interesse è, poco ma sicuro, la Jiangnan Alto, la cui soglia d’accesso, al cambio, supera di poco i 2.000 euro, però è una “vera” derivata dalla seconda serie della Suzuki Alto, e, benché minuta e spartana, ha carrozzeria in acciaio e può contare perfino sull’aria condizionata.
Intorno ai 3.500 euro sono reperibili ulteriori veicoli della Repubblica del Dragone, tipo la Chery QQ, copia non propriamente autorizzata della prima Matiz di Giugiaro, o la Chery A1. Salendo di categoria, si trovano proposte a diffusione internazionale, vedi la Hyundai i10, oppure altre più legate ai confini interni, come l’indiana Maruti Suzuki 800 che implica una spesa intorno 4.000 euro.
E ci sono aziende fiduciose nel low-cost sulla scena internazionale: da noi è noto il caso del marchio Dacia del Gruppo Renault, mentre, nell’ambito della stessa alleanza, Nissan ha rilanciato lo storico marchio Datsun per la Go, la quale, in India, è stata offerta a circa 4.800 euro. E Fiat? Una delle più economiche si trova (guarda un po’) in India: la Grande Punto destinata al mercato locale costa sui 6.000 euro.